Nikša Bareza: «Dirigo una grande e complessa cattedrale sinfonica»

Il maestro ha scelto di riproporre la versione originale del compositore  «perché è anche un modo di commemorarlo»

Il maestro Nikša Bareza è un habitué del Teatro Verdi, affidabile bacchetta di lungo corso tanto per il repertorio lirico che per quello sinfonico, e in quest’occasione si ritrova al timone di una nave che solca le acque complesse e insidiose dell’ultimo Puccini, autore da lui molto amato e frequentato, che con Turandot voleva creare qualcosa di nuovo e unico e che si concretizza in una partitura molto complessa nel senso della forma musicale.

«Puccini – spiega il direttore – è stato fin dagli esordi un grande talento, capace di ottenere una mirabile sintesi di sinfonico e lirico, in cui sinfonico è la base di tutto ciò che dà vita alla partitura e lirico è la linea melodica affidata al canto e tutto cio’è ben presente in Turandot». Interessato a compositori come Schoenberg e Stravinskij, Puccini usa la bitonalità in tutte le scene delle maschere e poi «per Liù usa la scala pentatonica – specifica il maestro – mentre l’afflato romantico e cantabile è affidato alla linea melodica di Turandot e Calaf».

«Inoltre - continua Bareza - il tema principale di Turandot nel primo atto è cantato dalle voci bianche, per sottolineare la purezza della principessa e poi c’è la curiosità del carillon con tre melodie, inserito quale rimando alle suggestioni della musica cinese». L’opera è una grande cattedrale sinfonica, dall’orchestrazione geniale e con un uso moderno delle percussioni, un capolavoro assoluto definito tale anche dallo stesso autore che definiva le altre sue opere una “burletta” in confronto a questa. In ossequio al grande feeling con il compositore lucchese il maestro Bareza ha scelto di riproporre la versione originale che finisce con la morte di Liù voluta da Puccini «perché io sono d’accordo – conclude Bareza– nel rispettare la sua volontà artistica e poi, in questo modo, abbiamo potuto commemorare il compositore, di cui proprio ieri ricorreva il novantacinquesimo anniversario della scomparsa». —

P.F.

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