Pasolini giornalista, a Casarsa intellettuali a confronto su quindici anni di impegno

Un impegno vorace e onnivoro, orientato a prendere posizione critica sugli argomenti più disparati e attraverso i mezzi espressivi più diversi, a incarnare con il proprio esempio l’agonismo attivo dell’intellettuale, testimone di verità e analista fisicamente implicato nella lettura della realtà sociale del proprio tempo, gettando il proprio “corpo nella lotta”, senza risparmio: è per portare in luce la militanza giornalistica a tutto campo di Pier Paolo Pasolini che l’omonimo Centro studi di Casarsa ha organizzato il convegno “Pasolini e il giornalismo”, avviato ieri a palazzo Burovich, curato da Luciano De Giusti e Angela Felice. Due giornate – oggi i lavori prendono il via alle 9 e sono aperti a tutti - che vedono a confronto diversi intellettuali italiani, fra i quali Goffredo Fofi, uno dei più stimati critici teatrali e cinematografici e saggisti, lo scrittore Paolo di Paolo, il poeta, scrittore e documentarista Franco Arminio, il saggista e critico letterario Filippo La Porta. Tutti chiamati ad articolare e argomentare la straordinaria attività di Pasolini fra il ‘60 e il ‘70, in parallelo con i vorticosi mutamenti della società italiana.
Un febbrile impulso da cui derivò una miriade straordinaria di espressioni: da un lato, sul fronte della fronte della carta stampata e della pubblicistica, reportage di viaggio, dialoghi con i lettori di «Vie Nuove», interventi a caldo per la rubrica Caos di «Tempo» e, occasionalmente, per tante altre testate periodiche; dall’altro, nell’ambito del cinema, pionieristici reportage filmici in bilico tra poesia e denuncia fertilmente contaminate. La “corsara” stagione finale, che tra il 1973 e il 1975, sul «Corriere della Sera», conobbe l’acme della controversia politica di Pasolini, mise il sigillo a una militanza giornalistica a tutto campo, sulla quale questa seconda sessione del convegno (la prima nell’autunno 2017) intende fare il punto, dopo la precedente ricognizione sulla prima stagione giornalistica del giovane scrittore gramscianamente motivato.
Il convegno è anche occasione per visitare la mostra “Con parole di figlio”, opera di Federico Garolla, grande fotoreporter della società italiana del Dopoguerra. In esposizione, per la prima volta, l'insieme delle immagini realizzate a Roma a Pasolini nel 1959 e soprattutto nel 1960, in un biennio di transizione che vide il poeta febbrile sperimentatore di forme espressive, al punto di passaggio tra l'impegno letterario e l'imminente lavoro nel cinema.
Riproduzione riservata © Il Piccolo