Per Angiolina fragile e invecchiata l’amore è una danza sull’abisso

Nuovo caso per il detective Ettore Schmitz nell’ultimo romanzo di Mezzena Lona La protagonista di “Senilità” va sottratta dalle rischiose sedute con lo psicanalista
Cristina Benussi
Bumbaca Gorizia 25.05.2013 èStoria 050 Fine infanzia felice Mezzena Lona e Villalta Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 25.05.2013 èStoria 050 Fine infanzia felice Mezzena Lona e Villalta Fotografia di Pierluigi Bumbaca



Nel nuovo romanzo di Alessandro Mezzena Lona, “L'amore danza sull'abisso” (Castelvecchi, pagg. 184, euro 17,50, che viene presentato oggi, nel cartellone di Pordenonelegge, alle 16, all’auditorium della Regione), fa il suo ritorno un detective piuttosto singolare, lo scrittore Ettore Schmitz. Lo stesso personaggio era stato infatti sulla scena investigativa nella “Morte danza in salita. Ettore Schmitz e il caso Bottecchia”: l'autore, evidentemente, ha voluto affrontare nei titoli anche il binomio famoso, amore e morte, radicato nei secoli e codificato in età moderna da Sigmund Freud.

Chi meglio di Ettore Schmitz avrebbe potuto infatti captare le motivazioni profonde di un assassino, lui che aveva incontrato, per motivi familiari, Wilhelm Stekel, citatissimo allievo eretico del padre della psicanalisi.

Con un gioco letterario raffinato, in cui l'autore vero, Ettore Schmitz, si confonde con quello da lui stesso creato, Italo Svevo, Mezzena Lona intreccia le vicende reali dell'uno con quelle narrate dall'altro, riprendendo vicende e trame note, e fino ad ora considerate concluse.

È il romanzo di “Senilità” a fornire la protagonista di questo giallo, Angiolina, anzi la donna che quel personaggio ha ispirato, Giuseppina Zergol. Il sequel del romano sveviano prende corpo molto tempo dopo la conclusione di quella storia che ha fatto comporre saggi accademici infiniti sul suo enigmatico finale.

Ormai anche il protagonista era divenuto quel "Vecchione" saggio e scettico che appariva nei frammenti del suo ipotetico quarto romanzo. In questa veste, su ordine della suocera, Schmitz torna sui luoghi in cui aveva lavorato per la ditta di famiglia, e che aveva descritto, anche nei suoi paesaggi umani, nelle cosiddette "novelle muranesi".

In una Murano nebbiosa, scena ideale del crimine, è arrivato dunque essenzialmente per risolvere un problema finanziario legato alla ditta di vernici Veneziani, accusata di aver sottratto ingenti somme al fisco italiano.

Nell'isola dove sorgeva una delle sue famose fabbriche di vernici antivegetative, ritrova così vecchi personaggi e i loro inediti più giovani consanguinei.

Alessandro Mezzena Lona riesce a saldare perfettamente i vari pezzi delle narrazioni sveviane e della vita di Ettore Schmitz, incastrandoli abilmente tra loro in modo da catturare l'attenzione anche di chi si accosta al racconto senza nulla sapere di quanto era successo prima.

L'intera enciclopedia dell'immaginario sveviano viene infatti squadernata per dar vita a un racconto brillante, in cui uno sguardo ironico mette in sequenza episodi che si susseguono a ritmo sostenuto, a partire dal ritrovamento del cadavere di un'elegante signora vestita di giallo, intravvista e notata già sul traghetto dall'anziano protagonista, tuttora interessato alla bellezza muliebre. Da questo momento una serie di delitti paiono braccare il protagonista che infine, grazie alle sue doti argomentative, scopre il colpevole, forse un po' ovvio per il lettore sveviano.

Mezzena Lona fa qui prevalere l'immagine reale di uno scrittore il cui nome de plume aveva invece indicato prospettive inquietanti sulla possibilità di rendere operativi valori umanistici in una società mercantile.

Italo Svevo aveva infatti chiuso i suoi tre romanzi rispettivamente con il suicidio di un sognatore sconfitto (“Una vita”), la rassegnazione apatica di chi può solo sognare ad occhi aperti (“Senilità”), la previsione catastrofica di un nevrotico che infine comprende di non voler guarire (“La coscienza di Zeno”).

Con un lessico colorito e uno sguardo diretto, ora Ettore Schmitz ha accettato la vita come è, con tutti i suoi inganni e i necessari compromessi.

Un tempo aveva cercato di "educare" ad altri valori la renitente Angiolina, bionda immagine del conformismo borghese. Aveva perso la sua battaglia ma ora può finalmente prendersi una rivincita: la sua fanciulla, ormai invecchiata e psichicamente fragile, è in pericolo e questa volta, per salvarla, non cerca di legarla a sé, ma di sottrarla alle rischiose sedute dello psicanalista.

L'amore, quale che sia, è più forte dell'ipnosi, e in questo senso riesce ad aver la meglio sulla morte. —

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