Per i futuristi ogni libro diventava opera d’arte e libero volo di fantasia

di SIMONE VOLPATO
Un colpo al cuore, un dolore che non si rimargina: sono gli stati d'animo che agitano il cuore di Giampiero Mughini, popolare giornalista, ospite in molti salotti televisivi (calcistici e non) e scrittore che a Trieste ha dedicato il libro “In una città atta gli eroi e ai suicidi. Trieste e il caso Svevo” pubblicato da Bompiani nel 2011.
Il fatto è questo: a Natale la Libreria antiquaria Pontremoli di Milano ha pubblicato il catalogo di vendita Futurismo Collezione Mughini (300 pagine, 500 copie, 50 numerate ad personam, ideazione grafica del geniale Santo Alligo, euro 35).
Eh sì, Mughini ha deciso di lasciar partire dalla sua dimora romana di via Ségneri, un corpus di 775 libri che hanno fatto la storia della grafica e della letteratura futurista, sancita anche da una mostra davvero notevole Italian Futurism, 1909-1944: Reconstructing the Universe tenutasi al Guggenheim; ma l'ha fatto imponendo una clausola, ossia che venisse fatto un catalogo che non può mancare nelle librerie dei bibliofili e degli accademici.
E se ci fosse ancora bisogno di prove, questo catalogo-bibliografia di vendita dimostra che per i futuristi ogni libro era un'opera aperta, da contaminare.
Il famoso Programma Almanacco dell'Italia veloce (n. 45) Mughini lo definisce un incredibile e raro «incastro di linguaggi d'arte» e di materiali: la copertina in alpax, carta alluminizzata, carte di diverse colore e grammatura e poi un contorno di pietanze fatte da un opuscolo in sedicesimo, un pieghevole, una lettera, un dattiloscritto e ancora le tavole di Diulgheroff, Munari, Balla, Dottori e poi foto-ritratti con firma autografa di Marinetti, Buzzi: prezzo euro 10.
Voi direte ma che prezzi hanno questi oggetti di grande artigianato. Ma, cari lettori, vi esorto a leggere la scheda de Il Ballo di S. Vito, stampato nella Città di vita che era Fiume nel 1920, primo quaderno dello Yoga: aspetto misero con auto-copertina e doppio punto metallico, stampato su fogli da volantino … carte leggere, volanti, vaganti direbbe Umberto Saba, e per questo facilmente dispersive; prezzo 6500.
E che dire del gruppetto prettamente triestino-goriziano: l'opuscolo promozionale de La veglia dei lestofanti del 1930 che vedeva come costumista d'eccezione Anita Pittoni (1800 euro), il Pocarini di Carnevale, Un buon parolibero e Lollina (3500, 3000, 3700 euro) e il capolavoro che a Mughini è dispiaciuto vendere, il “Maaa gaa la” di Carolus Luigi Cergoly (3500 euro).
Accanto a testi di indubbia rarità troviamo i capisaldi dell'arte tipografica del Novecento: il libro imbullonato di Depero, la litolatta L'Anguria lirica di Tullio D'Albisola, il BIF&ZF di Soffici, tre opere che possono benissimo rappresentare degnamente il Made in Italy (senza contraffazioni).
Ogni catalogo, da quello antiquario a quello editoriale, nasconde sempre le biografie di chi l'ha prodotto, lascia delle tracce, un filo d'Arianna. Ebbene questo ci parla di tre biografie: quella del collezionista, Mughini, quella della libreria, la Pontremoli, quella del catalogatore, Giacomo Coronelli.
Parto da Coronelli che ha in dono il cognome impegnativo di un grandissimo geografo e che ha stilato per le 775 isole librarie piccoli saggi: ha approntato una sorta di isolario dove per ogni isola ha in modo puntuale-puntito-puntiglioso descritto il libro, il manifesto, il volantino dal punto di vista archeologico ed è riuscito a dare un'anima a questi libri; li ha inseriti in una storia del futurismo italiano nazionale e molto locale (apre le danze la città di Milano ma troviamo anche Fiume, Messina, Trieste, Gorizia, Foligno, Pisa, Catania, Portici, Albisola, Piacenza); ha steso una sorta di storia della grafica di quegli anni, imperdibile e di cui oggi si soffre la mancanza (quante brutte pubblicità, quanti miseri slogan); nel caso dei libri di Osvaldo Bot il Terribile ha redatto anche un saggio fine fine. Bravo Coronelli perché fa capire che quello del catalogatore è un lavoro serio, dove la passione deve essere continuamente aggiornata.
E veniamo alla Pontremoli che oramai da più di 25 anni ha un posto stabile nel collezionismo librario soprattutto novecentesco. E scorrendo i molteplici cataloghi scoprirà anche uno stile-Pontremoli che molto fa bene in tempi in cui, dopo la scandalo della saccheggiata biblioteca Gerolamini, l'attività del libraio è stata fortemente danneggiata; il libraio non deve essere solo un mercante di libri, ma il mediatore tra il valore letterario e il valore economico di un desiderio (eh sì, è il desiderio che spesso determina i prezzi).
Mughini tutti pensano di conoscerlo ma è sfuggente nella sua malinconia. Se leggiamo l'introduzione al catalogo capiamo come la sua collezione si formò a strati, a strappi prendendo qua e là brandelli di isole futuriste; rivendica la centralità maieutica del libraio che distribuiva conoscenze ed emozioni; lo troviamo in una piccola libreria romana a prendersi l'inarrivabile “Zang Tumb Tuum” di Marinetti, lo rivediamo nel 1985 a Venezia nella famosa e riscattatoria mostra sul futurismo, lo si scorge acquistare proprio dai Pontremoli quell'eccezionale lotto di opere di Osvaldo Bot della collezione Cereda che ora ha rivenduto (non è casuale che nel primo catalogo Cereda, ricca di opere di Carmelich, la presentazione era proprio di Mughini).
Appare interessante anche osservare, e Mughini lo afferma, che solo grazie a questo catalogo ha finalmente capito l'identità e l'entità della collezione, lui che non aveva mai schedato e classificato nulla. Scorrono quindi trent'anni della sua particolare biografia spirituale, capace anche di rotture insanabili con gli adorati compagni comunisti; un catalogo che diventa un'opera letteraria, nata, come osserva, «dalla conoscenza e dalla compulsione … un assieme palpitante e ossesso di libri scovati uno a uno, scelti, tastati».
Ma tale catalogo svolge anche un'attività morale; ai giovani intelligenti d'Italia, ai giovani lettori e piccoli collezionisti sembra dire, sull'onda di Sergio Solmi, mantenete sempre il compasso alla sua massima apertura, anche a costo di slogarvi le gambe della mente. E i libri slogano la mente, a volte svuotano anche il portafoglio.
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