Pierpaolo Curti nello spazio Arca con i paesaggi di “Lirica del vuoto”

All’Itis opere dell’artista lodigiano scorci di strade e di periferia che portano alla meditazione e suggeriscono la proiezione di un mondo interiore



Ponti sospesi su scenari astratti che assumono valenze simboliche, da avventura contemporanea. Autostrade elegantemente interrotte nel nulla, lontane da quell'idea di scempio e malgoverno che caratterizza ancora diverse regioni d'Italia. Scale che portano a discese surreali, quasi comiche e ridicole, come uscissero da un cartone animato in cui Will Coyote e Bee Beep sono appena passati di corsa.

Suggeriscono molte sensazioni differenti le belle opere di Pierpaolo Curti che sono esposte allo spazio Arca-Arte Contemporanea per una comunità attiva dell'Itis in questi giorni e fino all'8 settembre. Nel titolo della mostra c'è già una chiave di lettura di questa interessante serie di paesaggi: "Lirica del vuoto". Gli scorci di strade e di periferia dipinti e disegnati sono un riposante sentiero muto e immobile che porta alla meditazione e che suggerisce la proiezione di un mondo interiore. Qualcuno potrebbe vederci un'eco delle visioni urbane metafisiche di De Chirico, in cui la presenza umana è sospesa o momentaneamente nascosta, ma i riferimenti dell'artista sono dichiaratamente altri e spesso non sono riferimenti pittorici.

Quindi si tratta di paesaggi reali o di visioni personali? Risponde Curti: «Pratico la realtà come tutti, ma a differenza di molti ho la fortuna di spostarne i confini attraverso il gesto creativo. Il tutto nella speranza di generare una nuova possibilità di osservazione, più vicina agli aspetti radicali della nostra vita. Per fare questo serve silenzio e concentrazione». Per Riccardo Caldura che cura la mostra triestina l'approccio di Curti nel dipingere i suoi paesaggi è di tipo fotografico. «Chiarendo subito - scrive Caldura - che non è da intendersi come fotografico il soggetto specifico che viene di volta in volta dipinto, ed esclusivamente dipinto. È fotografico piuttosto l’atteggiamento del pittore che si accinge ad inquadrare con precisione quello che si apre dinnanzi ai suoi occhi».

E la precisione della ricerca di Pierpaolo Curti è completata dalle installazioni che accompagnano i dipinti e che permettono allo spettatore di essere maggiormente coinvolto e a immergersi nel mondo dell'artista. «Credo - riprende Curti - che un artista abbia il dovere di trovare il media migliore per comunicare un’idea: certo amo particolarmente la pittura, il disegno, ma spesso questi mezzi non permettono di raggiungere il fruitore in maniera adeguata. Ed ecco quindi il supporto dell'installazione».

Curti, nato a Lodi nel 1972, ha all'attivo molte esposizioni in Italia e all'estero, tra cui le personali alla Fondazione Mudima di Milano e alla galleria Michela Rizzo di Venezia con la cui collaborazione è stata realizzata la mostra triestina. Su Trieste dice: «Trieste è una città completa, bella, ma non ha una grandissima sensibilità per l’arte contemporanea. Spero che l’esempio positivo di Arca faccia da traino per altre situazioni. Per quanto riguarda la mostra, ciò che mi ha maggiormente colpito nel fare il sopralluogo è stata la netta divisione delle tre eleganti navate del palazzo dell'Itis, così ho deciso di dividere lo spazio in aree tematiche, una zona notturna centrale e due zone esterne, diurne. Resta comunque uno spazio classico, con il valore aggiunto di offrire ai degenti uno sguardo sull’arte contemporanea».



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