Quando a Monfalcone si costruivano per l’Italia le “Macchine volanti”

la mostra
Ci sono tre date che hanno cambiato la storia industriale di Monfalcone: il 19 marzo, il 4 e il 20 aprile 1944. In queste tre giornate la Raf, l’aviazione militare britannica, bombardò l’area di Panzano, radendola al suolo. Le Officine aeronautiche, che erano state create nel 1923 quando erano ancora i Cosulich proprietari dell’azienda cantieristica, vennero distrutte e con esse i velivoli in costruzione.
Nel dopoguerra il grande cantiere riprese le realizzazioni navali ma non quelle aeronautiche: Monfalcone, che per un ventennio era stato centro di eccellenza nella produzione di velivoli civili e militari, abbandonò i cieli e si concentrò sul mare.
Ventennio comunque glorioso: i primi dieci anni ebbero Raffaele Conflenti protagonista progettuale, mentre leader del decennio successivo fu Filippo Zappata. La forza lavoro passò da 340 a 5500 addetti, la zona operativa si ampliò perchè gli aerei venivano collaudati nel campo di volo di Ronchi, mentre un tratto di costa, coincidente con l’attuale Marina Julia, fu adibita a base per la verifica tecnica degli idrovolanti. Ecco le sigle che ancora oggi leggiamo negli studi e nelle mostre: Cant 6, Cant 18, Cant 10, Cant 22, Cant. Z 501, Cant Z.506, Cant Z. 511 A ... Spesso velivoli da record, in alcuni casi anticipatori di quelli che sarebbero diventati aerei da trasporto.
La vicenda monfalconese, prezioso cammeo di storia economica del territorio, è uno dei capitoli di “Macchine Volanti. Da Leonardo alle Frecce Tricolori”, l’esposizione che Susanna Ognibene e Mauro Martinenzi hanno curato nella Galleria comunale d’arte contemporanea di Monfalcone, in piazza Cavour. La mostra, inaugurata lo scorso 31 ottobre, resterà aperta, ingresso gratuito, fino a domanica: oggi dalle 16 alle 19, venerdì-sabato-domenica con orari 10-13 e 16-19. Nei primi giorni di novembre davanti al Comune era stato parcheggiato l’MB-339 della pattuglia acrobatica.
Ognibene & Martinenzi sono conosciuti dalla platea giuliana, perchè nel luglio scorso hanno allestito la mostra dedicata a Camillo Castiglioni, autentico funambolo dell’industria e della finanza tra le due guerre, nel triestino palazzo Gopcevich.
In realtà i due divulgatori di storia economica hanno lavorato su un fronte ben più ampio di quello bisiaco, come si evince dall’ambizioso titolo della mostra che è stata pensata con l’importante contributo dell’Aeronautica militare: l’Ufficio storico, il Museo di Vigna di Valle, la base di Rivolto dove sono nate le “Frecce Tricolori”.
Il lavoro espositivo è accompagnato dal catalogo, pubblicato dal Consorzio culturale del Monfalconese (pagg.215, euro 22), organizzato su quattro sezioni dedicate a “macchine volanti”, “linea del tempo”, “territorio”, “frecce tricolori”. Autori dei saggi, oltre ai due curatori, sono Basilio Di Martino, Marco Di Cocco, Maria Dorsi.
Susanna Ognibene è un’archivista libero professionista, che ha studiato il contesto militare-industriale spezzino (Muggiano, Arsenale). Mauro Martinenzi, oggi responsabile della Fondazione Bardelli, è stato dirigente di Alenia Difesa e di Fincantieri.
L’excursus storico, dopo il riconoscimento dell’intuizione leonardesca in coincidenza con il centenario della morte delgenio toscano, passati in rapida rassegna aerostati e dirigibili, entra nel vivo con le primissime esperienze di volo a opera dei fratelli Wright nel North Carolina e di Alberto Santos-Dumont nella Parigi della Belle Epoque. Siamo nei primi anni del Novecento e da lì a pochissimo quelle prove antesignane si trasformeranno in attività operative militari: fu l’Italia la battistrada con una flottiglia composta da nove velivoli spedita in Libia, dove il nostro esercito attaccò l’Impero Ottomano. Il capitano Carlo Maria Piazza fu il primo aviatore al mondo a compiere una missione bellica vicino all’oasi di Zanzur, mentre fu il sottotenente Giulio Gavotti a eseguire un primitivo bombardamento con una bomba a mano lanciata sugli accampamenti turchi di Ain Zara.
Non sarebbero trascorsi che quattro anni e l’Italia avrebbe affrontato la prova della Grande Guerra, nel corso della quale restarono mitiche memorie come quella di Francesco Baracca o del volo dannunziano su Vienna. Ma restarono anche solide testimonianze industriali, si veda la crescita di marchi, con gli esempi della Caproni e della Macchi, che segnarono la storia dell’aeronautica nel secolo scorso.
Nel 1923 nacque la Regia Aeronautica e, di conserva all’autonomo profilarsi della terza arma, matura la riflessione sull’utilizzo dell’aereo, che ha in Giulio Douhet un importante caposaldo. Notevole impulso, anche politico-propagandistico, è fornito durante i sette anni di Italo Balbo, prima sottosegretario poi ministro: è l’epoca delle crociere atlantiche, prima in Brasile poi a Chicago. Mostra-catalogo proseguono con la Seconda guerra mondiale e con l’eredità aviatoria post-bellica.
Con riferimento al territorio regionale, sono due gli aeroporti dallo storico curriculum, accomunati dall’identica vocazione “acrobatica”: negli anni Venti-Trenta fu Campoformido, dal 1961 fu la base di Rivolto il palcoscenico delle Frecce tricolori. —
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