Reagan, il presidente che sconfisse il comunismo senza sparare un colpo

la recensione
Quella di Ronald Reagan è stata una vita da film. E chissà che il libro di Gennaro Sangiuliano, “Reagan il presidente che cambiò la politica americana” (Mondadori, pagg. 252, euro 22), non diventi un film. Il libro verrà presentato oggi, alle 18, nella prima giornata della rassegna “Week end d’autore” in Sala Luttazzi al Magazzino 26, dal giornalista, direttore del Tg2. Ma prima, alle 16.30, Sangiuliano riceverà dall’Unione degli Istriani a Palazzo Tonello il Premio Histria Terra alla presenza delle autorità.
Sangiuliano ci sorprende, incuriosisce e commuove a ogni pagina raccontando la vita di questo presidente nato in una famiglia poverissima. Il padre era un rappresentante di calzature che cambiò tanti lavori, fallì, divenne un alcolizzato; la madre, religiosissima, dava da leggere ai figli vecchi giornali affinché si acculturassero. Una volta la settimana Ronald andava a comprare un osso da brodo e il macellaio gli regalava un pezzo di fegato, pensando fosse per gatto. Ronald era gracile, ma verso i 16 anni crebbe e divenne robusto, il che gli permise di giocare per una squadra di football. Grazie a ciò poté iscriversi all’Eureka college (Illinois), dove svolgeva pure il lavoro del lavapiatti per aiutare la famiglia. Venne scritturato dalla compagnia teatrale del college e poi premiato come attore.
La Grande Depressione mette in crisi le finanze del collage, il preside vuole operare dei tagli, ma Ronald sale su un tavolo e viene acclamato portavoce del comitato. Quella sera scopre la sua capacità di interagire con il pubblico. Diplomatosi in economia e sociologia, inizia a lavorare come radiocronista, diventando in breve il più noto del Middle West.
Poi i casi della vita lo portano a Hollywood. Dopo aver girato una cinquantina di film, senza però diventare una star, è eletto presidente del sindacato degli attori. Scritturato dalla General Electric per un programma televisivo, diviene popolarissimo e si appassiona ai problemi della società americana: inflazione, tasse, scuola, assistenza, impresa. È l’inizio della sua ascesa come star politica.
Affermando «Voi ed io abbiamo un appuntamento con il destino», a chiusura della campagna elettorale a favore del repubblicano Barry Goldwater nel 1964, Reagan forgia davvero il proprio destino che gli permetterà di modificare quello degli americani. Dal 1967 al 1975 è governatore della California. Nel 1980 è eletto presidente d’America.
Gennaro Sangiuliano ha spiegato a Il Piccolo: «Volevo fare un libro su Reagan da quando frequentavo la facoltà di giurisprudenza e seguivo la politica internazionale. Mentre i miei coetanei si entusiasmavano per Che Guevara e Fidel Castro, io ero affascinato dalla politica liberale della Thatcher e di Reagan, ispirata dal liberismo di Friedrich von Hayek. La grande rivoluzione liberale di Reagan sono state il fisco e le tasse. Abbassando le tasse e abbattendo l’inflazione, diede una grande carica di ottimismo all’economia americana. Riformò il welfare non attraverso elargizioni, ma aiutando le persone a uscire dalla povertà e a entrare nel ceto medio. Creò una destra liberale, affermando la superiorità dei diritti umani e il valore della libertà individuale. E in politica estera sconfisse il comunismo sovietico “senza sparare un colpo”, come sottolineò Margaret Thatcher».
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