Rocky horror: un’epifania di trasgressione e 50 anni di show rivoluzionario
Dalla versione teatrale a quella cinematografica, non ebbe all’inizio successo. La svolta quando fu rilanciato nelle proiezioni notturne: accese la comunità gay

Cinquant’anni fa sorgeva un’alba di trasgressione, vessillo di una pioneristica sessualità binaria e gioiosa. Un’epifania sovversiva e pagana che avrebbe rivoluzionato il mondo del cinema e, attraverso le immagini, la cultura stessa.
Mezzo secolo fa usciva nella sale di tutto il mondo “The Rocky Horror Pictures Show” che aveva già debuttato, nella sua originaria versione teatrale, al Royal Court Theatre di Londra nel 1973.
Un musical, forgiato dalla fantasia anarchica e irriverente di Richard O’Brien, concepito mentre il mondo stava ancora metabolizzando i profondi cambiamenti sociali e culturali degli anni ’60 e ’70, con la caduta di tabù secolari e le prime grandi crepe nel moralismo di allora. E dire che quando uscì nel 1975, il film, diretto da Jim Sharman e scritto dallo stesso O’Brien, fu un fiasco clamoroso.

Oggetto difficilmente classificabile (come d’altronde il suo protagonista, il Dr. Frank-N-Furter), ignorato da tutti, “The Rocky Horror Pictures Show” sarebbe stato dimenticato se non fosse stato per un dirigente della 20th Century-Fox che ebbe l’intuizione di rilanciarlo nei cinema americani alle proiezioni di mezzanotte.
Che si trasformarono in veri e propri spettacoli dal vivo, a metà strada tra performance teatrale, festa e rituale collettivo, durante i quali gli spettatori si travestivano come i personaggi sullo schermo, interagivano con loro, declamando le battute di risposta, cantando e ballando.
Nacquero gli “shadow casts”: in alcune sale, gruppi di fan organizzati recitavano dal vivo, interpretando ogni scena in sincrono con il film. Era come assistere a un doppio spettacolo, cinematografico e teatrale. Stava nascendo un fenomeno che non si sarebbe più arrestato. Uno spazio sicuro, per la nascente comunità Lgbtq+, nel quale potersi esprimere senza esporsi ai giudizi di una società non ancora pronta, una dimensione in cui il travestitismo non era solo una gag ma, appunto, una bandiera.
In una parola, “The Rocky Horror Pictures Show”, in quell’enorme e dissacrante frullatore che metteva insieme cultura “camp” – giocando con il kitsch e sfidando le regole del “buon gusto” in modo teatrale, ironico e queer – fantascienza anni ’50, horror gotico, glam rock e teatro musicale, divenne semplicemente “liberatorio”.
Con quella frase-simbolo («Don’t dream it, be it»: «non limitarti a sognare chi vuoi essere, sii quella persona») – pronunciata dal Dr. Frank-N-Furter, “sweet transvestite from Transsexual, Transylvania” – che è un potentissimo invito al piacere e ad aprirsi a nuove forme di erotismo.
Come farà la giovanissima Susan Sarandon, da ragazza perbene a donna risvegliata sessualmente, nel ruolo che le spianerà la carriera. Come accadrà anche a Tim Curry/Frank-N-Furter che passerà da una icona all’altra: da totem di sensualità intramontabile in guepière e calze a rete, un po’ Dracula, un po’ Ziggy Stardust a “Pennywise”, terrificante pagliaccio assassino nella miniserie tv “It”.
Cinquant’anni dopo, il fenomeno “Rocky Horror”, con le sue canzoni, il citazionismo bulimico e l’iconica bocca dalle labbra rosse, è rimasto vivo. A cominciare proprio dal musical, uno dei più longevi della storia, con continue rappresentazioni e riedizioni.
In Italia, per esempio, andrà ancora in scena a novembre a Bologna, a Trieste (al Politeama Rossetti dall’11 al 16), a Milano e a Roma. Nel mondo, lo spettacolo, ha girato 30 paesi e, nel 2026, sarà rilanciato a Broadway dalla Roundabout Theatre Company. I cinema non hanno mai smesso di proiettare il film. A Milano, la sala Mexico, in zona Tortona, è passata alla storia perché lo programma, ininterrottamente, dal 1981.
E, adesso, in occasione del 50esimo anniversario dall’uscita al cinema, in tutta Italia sono previsti eventi celebrativi di ogni tipo. Verrà rilasciata una riedizione in 4k, restaurata dai “The Walt Disney Studios”, tra il 27 e il 29 ottobre, con proiezioni speciali interattive alle quali il pubblico è invitato a vestirsi come i personaggi.
E ancora, mostre dedicate, performance dal vivo e vinili. Visioni catartiche che seguono una liturgia, ormai, consolidata che, ancora oggi, dopo 50 anni, sovvertono codici narrativi e invitano, attraverso un viaggio ironico e carnale, alla più gioiosa e sovversiva libertà di amare. “The Rocky Horror Pictures Show” è, ancora, una rivoluzione travestita da musical.
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