Scurati e il “no” di Leone Ginzburg modello morale impossibile

Torna in libreria 'Il tempo migliore della nostra vita’ di Antonio Scurati. Grande romanzo sulla resistenza, dedicato alla memoria di Leone Ginzburg, è il primo libro in cui il Premio Strega 2019 racconta una storia vera. Strettamente connesso a 'M. Il figlio del secolo’ per l'operazione di recupero della memoria che Scurati sta portando avanti da tempo, 'Il tempo migliore della nostra vita’, la cui prima edizione è del 2015, viene ripubblicato con una nuova copertina da Bompiani (pagg. 272, euro 18). Il titolo del romanzo nasce da una frase di Natalia Ginzburg che, riferendosi al durissimo periodo del confino in Abruzzo, racconta come in quei giorni lei e Leone pensassero che quello fosse il peggio che poteva capitare loro in sorte. Solo più tardi avrebbero capito che quello era «il tempo migliore».

L'idea del libro nasce nel novembre 2011 quando Scurati legge la notizia del ritrovamento della lettera autografa con cui nel 1934 Leone Ginzburg, giovanissimo docente appena insediato e pronto per una brillante carriera accademica, consegna al preside di facoltà Ferdinando Neri le proprie dimissioni per non dover giurare fedeltà al governo fascista. Su dodicimila professori universitari attivi in Italia, solo dodici non sottoscrissero quel giuramento. «Spezzando con questo rifiuto la propria promettente carriera e, in qualche modo, la vita, Leone Ginzburg, a nemmeno venticinque anni, entra nella ristretta comunità di quegli uomini dai quali dipende la sopravvivenza di tutti gli altri» scrive Scurati, che vede in Leone Ginzburg «un modello impossibile» per la sua statura morale e intellettuale.

Un uomo vissuto in un'epoca epica e tragica, in qualche modo l'antitesi dei nostri tempi «agiati, pacifici e meschini»: eppure un uomo che ha lottato perché questi nostri tempi fossero possibili, che è morto in un carcere romano, picchiato a morte dai nazisti, per la nostra libertà.

«Si dice che resistere procuri gioia» afferma Scurati e si chiede: «Chissà se Ginzburg, scrivendo quella lettera di resistenza, avrà gioito? Rinunciando a una brillante carriera, infrangendo la giovane promessa, avrà gioito, Leone?». E senza concedersi speculazioni e introspezioni sottolinea: «Noi che abbiamo avuto la sorte di nascere in un cantuccio di mondo agiato e protetto, noi non lo sappiamo cosa si prova in quei momenti, probabilmente non lo sapremo mai».

Lo scrittore nel romanzo alterna capitoli dedicati agli Scurati e ai Ferrieri facendo così i conti anche con il propio passato riferendosi al ramo paterno e a quello materno della sua famiglia.

«Per quel che concerne Leone Ginzburg ho scelto di tenere la distanza che richiede un grande personaggio storico, distanza di rispetto. Ho narrato, dunque, la sua vita straordinaria basandomi esclusivamente sulle fonti scritte e documentarie che sono stato in grado di procurarmi». Mentre «per ricostruire la storia delle vite ordinarie degli Scurati e dei Ferrieri, miei ascendenti, mi sono basato invece esclusivamente su ciò che di quelle storie è sopravvissuto nei ricordi. Solo fonti orali, dunque, e rapporti personali. Niente altro» spiega Scurati. —

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