Sebastian Di Bin: «Che emozione io bambino sul palco con Pavarotti»

TRIESTE Il ricordo più bello? «Ad Amsterdam, al Danny Kaye Award International Unicef: ho avuto l'onore di rappresentare l'Italia assieme al grandissimo tenore Luciano Pavarotti. L'imbarazzo era notevole: succedeva molti anni fa, ero solo un bambino e suonavo un primo tempo di una Sonata di Mozart, Pavarotti era la stella intramontabile. Un’esperienza davvero indimenticabile… ».
Da allora, però ,il pianista Sebastian Di Bin ne ha fatta, di strada. Vincitore di molti premi e riconoscimenti in importanti concorsi nazionali ed internazionali, come Premio Venezia (2003), il Concorso Pianistico internazionale di Ischia e il “San Jose” International Piano Competition in California (2014), nel 1991 è stato nominato Ambasciatore dell’Unicef per meriti artistici: «un ruolo che ho praticato attraverso i concerti che offrivo: suonavo non solo per il pubblico che mi ascoltava, ma soprattutto per quello che in quel momento non era lì, e viveva in condizioni disumane. Riuscire attraverso un pianoforte a dare un giorno di vita in più a un bambino che sta morendo, e che piange sulle ginocchia della madre impotente, è stata un’emozione incommensurabile».
Adesso Di Bin guarda a Trieste e al concerto che lo vedrà protagonista lunedì 7 ottobre alle 20.30, seconda tappa del 18° Festival pianistico “Giovani Interpreti e Grandi Maestri”, di scena al Ridotto del Verdi di Trieste, organizzato da Chamber Music.
In programma una carrellata di Studi da concerto, pagine musicali notissime di Chopin dai 12 Studi op.25 e op.10 e di Franz Liszt, da Études d’execution transcendante S.139: un programma complesso e avvicente, «scelto per creare un filo conduttore fra i brani, la forma dello studio pianistico – spiega l’artista - In questo caso non si tratta dello studio inteso come esercizio puramente tecnico o di agilità. Accostare i capolavori degli studi di Chopin a quelli trascendentali di Liszt è una sfida appassionante: affronto dure prove, emozionanti e formative nella concezione dei fraseggi, delle varietà timbriche, dei respiri e delle attese che trasformano queste forme musicali in quadri poetici, vere e proprio scene di un tempo e di un’epoca incancellabile, a parer mio».
Una proposta sulla scia del leitmotiv del festival, guardando a “grandi Maestri”: «da quando ero ragazzo – racconta Di Bin - ascolto con ammirazione e commozione le interpretazioni chopiniane del grandissimo Arturo Benedetti Michelangeli, pianista di enorme sensibilità. E amo ascoltare Artur Rubinstein, Lazar Berman, Grigory Sokolov, Gyorgy Cziffra … ho anche una profondissima stima per lo straordinario Daniil Trifonov, pianista di grande personalità».
Fra i progetti di Sebastian Di Bin il pianforte resta saldamente al centro: «Non solo come pianista classico: il mio sogno è comporre e improvvisare. Ho già realizzato un cd, il mio quarto disco, con l'etichetta americana Centaur Records della Louisiana. Contiene le mie musiche e le elaborazioni pianistiche di note canzoni del jazz e della musica pop. Voglio dedicarmi adesso allo studio approfondito della musica afroamericana: jazz, soul e swing. La più grande lezione che ci hanno consegnatoChopin e Liszt è di essere riusciti, nella loro epoca ,non solo a interpretare i grandi classici ma a creare brani pianistici di meravigliosa originalità. Voglio fare tesoro della loro esperienza…».
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