Sissi come Lady Chatterley con un cavaliere per amante

Delizioso ritratto dell’epoca vittoriana nel romanzo di Daisy Goodwin (Sonzogno) Il capitano Middleton esistette davvero, guidava Elisabetta nelle stagioni di caccia
Di Elisabetta D’erme
16/02/2013 Sanremo, 63 Festival della canzone italiana la finale. Nella foto Luciana Littizzetto
16/02/2013 Sanremo, 63 Festival della canzone italiana la finale. Nella foto Luciana Littizzetto

«Bay abbassò lo sguardo verso il suolo ricoperto di paglia. Le due cose che credeva conoscere al mondo erano le donne e i cavalli. Se qualsiasi altra donna gli avesse chiesto di incontrarla da sola nelle stalle a tarda sera, lui non avrebbe avuto dubbi su ciò che ci si aspettava da lui. A un certo punto lui l'avrebbe cinta alla vita e avrebbero proseguito su quella strada. In quella situazione, invece, non poteva prender alcuna iniziativa del genere. L'imperatrice non era una donna qualsiasi».

Dissipiamo subito ogni dubbio o sospetto.... Bay non è lo stalliere Oliver Mellors, la "sua" imperatrice non è Connie Chatterley, e la storia del loro colpo di fulmine nelle stalle della residenza degli Spencer a Easton Neston non arriverà mai a raggiungere le vette di erotismo toccate da D.H. Lawrence in "L'amante di Lady Chatterley".

Di cosa stiamo parlando allora? De "L'amante inglese di Sissi" di Daisy Goodwin (Sonzogno, pagg. 443 euro 19,50), il cui titolo originale, "The Fortune Hunter" ("Il cacciatore di dote"), era infatti scevro di ammiccamenti a D.H. Lawrence. Basato su eventi realmente accaduti, il romanzo di Daisy Goodwin narra la storia di una giovanissima ereditiera inglese, Charlotte Baird, e della sua vicenda amorosa col capitano William George "Bay" Middleton (1846-92), passato alla storia per l'eccezionali qualità di cavallerizzo. Nella realtà, i due finirono per convolare a giuste nozze nel 1882, ma la realizzazione dei loro sogni venne prima minacciata dalla comparsa di un personaggio fenomenale: Elisabetta d'Austria. Il fascino e le straordinarie doti di cavallerizza di Sissi avevano infatti stregato l'aitante capitano Middleton, il quale, prima di comprendere che solo la piccola Charlotte poteva dargli la felicità vera, si ritrovò ridotto alla condizione di schiavo d'amore e dei capricci della bellissima imperatrice.

Tutto inventato? Neanche per sogno. Tutto molto vicino alla realtà. Infatti "Bay" Middleton fece veramente da guida all'imperatrice Elisabetta d'Austria tra il 1875 e il 1880, durante le stagioni di caccia che Sissi trascorse in Inghilterra e in Irlanda in qualità di ospite nelle magioni del conte John Spencer. Il romanzo, che non ha pretese di fedeltà storica, è liberamente ispirato agli eventi che ebbero luogo durante i soggiorni di Sissi in Inghilterra, dove si recava spinta dalla passione per l'equitazione, dal bisogno di sfuggire la cupa atmosfera di corte a Vienna e, perché no, anche dal fascino di un notorio tombeur de femmes quale era "Bay" Middleton.

L'imperatrice Elisabetta d'Austria appare nella seconda parte del romanzo in una serie di ampi "cammei", in cui l'autrice non tenta però di penetrare gli oscuri meandri di un carattere così complesso, perché la vera protagonista dell'opera risulta essere Charlotte e il suo mondo. Infatti "The Fortune Hunter" è un gradevolissimo affresco dell'epoca Vittoriana, popolato da una serie di personaggi storici tratteggiati con acume e simpatia, dalla immensa regina Vittoria con le sue figlie e il bon vivant Edward, Principe del Galles, all'imperatrice Elisabetta col suo entourage di cavalier serventi, dame di compagnia, ambasciatori, cortigiani e non ultimo il figlio Rodolfo. Nel romanzo, lo sfortunato erede al trono dell'impero austro-ungarico, tenta inutilmente di convincere la madre a troncare quella relazione ormai oggetto di chiacchiere nelle corti d'Europa, ma Sissi rifiuta perché vuole essere "felice" almeno una volta.

L'idea più riuscita del libro è quella d'attribuire a Charlotte Baird uno spirito indipendente, anticonvenzionale, e la passione per un'arte che stava nascendo in quegli anni così pieni di scoperte che cambiarono il mondo: la fotografia.

Dell'epoca sono noti i ritratti fotografici che Lewis Carroll fece di Alice Liddell (quella del "paese delle meraviglie") mentre è forse meno conosciuta la produzione artistica di Julia Margaret Cameron (1815-79), pioniera della fotografia vittoriana, che creò originali ritratti di poeti e scrittori famosi come Tennyson, Darwin, Carlyle, ma soprattutto una serie di tableaux vivants ispirati a scene bibliche o mitologiche. Julia Margaret Cameron non solo appare nel romanzo come una delle autrici che espongono nella prima mostra di fotografia inaugurata dalla Regina Vittoria alla Royal Academy nel 1875, ma anche come modello per la figura di Lady Dunwoody, madrina e mentore di Charlotte nella sua carriera di fotografa.

Le opere di Charlotte sono però sperimentali, come i suoi montaggi di teste di animali sulle foto di gruppo della famiglia reale. Il suo sguardo è irriverente e indagatore e, non vista, riesce a fotografare anche l'imperatrice Sissi. È noto che superati i 30 anni Sissi non volle più farsi fotografare, temendo che l'impietosa precisione di quello strumento potesse rivelare al mondo i segni del suo invecchiamento. E saranno proprio le foto scattate da Charlotte ed esposte alla Royal Academy a far conflagrare la bomba "mediatica" rappresentata dalle immagini di Sissi e del suo "amante inglese".

Alla fine Charlotte crede d'aver ormai perduto l'amato capitano "Bay" Middleton e decide di imbarcarsi per l'America e proseguire lì sua carriera di fotografa, al seguito di uno stravagante artista californiano, ma un imprevisto di viaggio e una corsa di cavalli mozzafiato, cambieranno di nuovo le carte del suo destino.

L'altro aspetto molto affascinate del romanzo è l'ambientazione nelle Great Houses di campagna inglesi, contornate da vasti possedimenti di campi e di boschi dove si svolgevano le famose cacce alla volpe: quello che oggi chiameremmo uno "sport estremo", veloce, pericoloso ed eccitante. Un'esperienza inebriante per un’intenditrice di cavalli qual'era Sissi, che in patria era abituata ad altri tipi di caccia. Sono molte belle le descrizioni del fragore del gran numero di partecipanti alla caccia, col loro abbigliamento colorato, la tensione delle mute di cani, i pericoli mortali del percorso e le insospettate occasioni d'intimità che poteva offrire, e di cui Sissi e il suo "stalliere" approfitteranno senza vergogna.

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