Sono 40 per Amy Adams, la diva cresciuta nella base di Aviano

L'abbiamo vista eroina naïve targata Disney in "Come d'incanto". Poi implacabile manipolatrice in "The master". Infine, femme fatale in succinti abiti anni '70 in "American hustle - L'apparenza inganna": in tutte e tre le versioni, e in molte altre, si tratta sempre di Amy Adams, l'attrice più camaleontica della Hollywood contemporanea, che domani compie 40 anni ed è ancora in piena evoluzione.
Amy è americana ma, per una coincidenza della vita, è nata nel 1974 a Vicenza: suo padre, un militare dell'esercito americano, era di stanza alla caserma Ederle. I suoi primissimi ricordi però sono legati ad Aviano, dove ha vissuto qualche tempo respirando l'aria del Friuli: è tornata con la famiglia negli Stati Uniti solo all'età di tre anni. E la terra friulana le è tanto rimasta nel cuore da aver chiamato sua figlia, nata nel 2010, Aviana Olea in omaggio alla cittadina pordenonese: «In Italia ci sono rimasta poco, non abbastanza per imparare a parlare italiano e questo mi è sempre dispiaciuto», ha detto l'attrice. «Però quando ci sono tornata, da adulta, ho capito che quei meravigliosi luoghi d'Italia fanno parte di me».
Come prova del suo trasformismo, negli ultimi mesi l'abbiamo vista in stile "ragazza della porta accanto" in "Lei" di Spike Jonze, nel ruolo iconico di Lois Lane nel primo fantasy della sua carriera "L'uomo d'acciaio", reboot di "Superman", e irresistibile truffatrice vamp in "American hustle - L'apparenza inganna", dove seduce sia Christian Bale che Bradley Cooper. Proprio "American hustle" le è valso sia un Golden Globe sia la rivelazione definitiva, come per ogni diva dai capelli rossi che si rispetti, del suo lato sexy. E proprio alla soglia dei quarant'anni. Traguardo che Amy pare prendere con filosofia: «Penso che ogni donna sia meravigliosa e possa giocare a sedurre a qualsiasi età. Dipende tutto da come ci si sente con sé stessi».
Nonostante sia ormai una star globale, Amy non si è montata la testa. Forse perché la fama è arrivata tardi, dopo i trent'anni, con il film "Come d'incanto" (2007), in cui la Disney prendeva in giro gli stereotipi classici delle sue stesse eroine da fiaba: Amy interpretava infatti una vera principessa delle favole catapultata nella New York reale e moderna.
Forse, invece, l'attrice ha saputo tenere i piedi per terra perché è cresciuta in mezzo a una famiglia numerosa, sette tra fratelli e sorelle, di stretta osservanza mormona, e in una cittadina di provincia, Castle Rock in Colorado, dove un futuro così brillante pareva lontano anni luce. Invece Amy non si è data per vinta: dopo il diploma ha cominciato come ballerina nei "dinner theatre", i tipici locali americani che combinano ristorazione e spettacolo.
Nel 1999 ha strappato una parte nel film "Bella da morire", black comedy sui retroscena di un concorso di bellezza (nel cast anche una giovanissima Kirsten Dunst). E ha capito che forse Hollywood per lei poteva aver socchiuso la porta. Dopo un paio di piccoli ruoli infatti è approdata sul set di Steven Spielberg in "Prova a prendermi": Amy era Brenda, l'infermiera naïve che fa innamorare l'arci-truffatore specialista in cambi d'identità Frank Abagnale, realmente esistito, interpretato da Leonardo Di Caprio.
Memorabile la sua entrata in scena, con camice da infermiera, capelli raccolti in due codine, e in lacrime. Amy prosegue la sua carriera su quell'immagine semplice e gli occhioni sgranati anche scegliendo oculatamente qualche film indipendente: nel 2005 tocca a "Junebug", mai uscito in Italia ma passato al Festival di Cannes e al Sundance Film Festival, nel ruolo (da prima nomination all'Oscar) di una ragazza di provincia che spera in un riscatto emotivo attraverso la maternità.
Dopo "Come d'incanto", ormai lanciata tra i nomi caldi del nuovo panorama americano, la ritroviamo nei castigati completi d'ufficio in "La guerra di Charlie Wilson" di Mike Nichols nel ruolo della seria assistente del politico protagonista, interpretato da Tom Hanks. Amy sa giocare bene col cinema brillante. Lo dimostra in "Julie&Julia", commedia sentimental-culinaria ispirata alle ricette della cuoca fai-da-te Julia Child e in "Una notte al museo 2" a fianco di Ben Stiller.
Come poche altre sue colleghe della Hollywood di oggi, e come forse negli ultimi anni solo Meryl Streep e Julia Roberts hanno saputo fare, Amy alterna senza sbagliare un colpo ruoli leggeri e personaggi intensamente drammatici.
Uno dei suoi personaggi più intensi è la giovane suora coinvolta in un caso di sospetta pedofilia da parte di un sacerdote nel film "Il dubbio", insieme a Philip Seymour Hoffman. L'attore, nei panni del guru di una setta pseudo-religiosa, la affianca anche in "The master" di Paul Thomas Anderson.
Amy dimostra spessore pure nel suo primo film con David O. Russell, il regista che poi la vorrà in "American Hustle": "The fighter" dove interpreta la volitiva compagna di un pugile (Mark Wahlberg) vessato da una famiglia onnipresente. L'attrice non ha ancora ricevuto la consacrazione del Premio Oscar, dopo le cinque nomination per "Junebug", "Il dubbio", "The fighter", "The master" e "American hustle".
La sua ascesa pare inarrestabile: prossimamente la vedremo nel nuovo film di Tim Burton "Big Eyes" e di nuovo come Lois Lane in "Batman vs. Superman - Dawn of justice".
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