Spike Lee porta a Berlino il musical sulla violenza Usa

BERLINO. Gli Stati Uniti d'America, un Paese in profonda trasformazione che per qualcuno rappresenta ancora un sogno, un modello da inseguire. Eppure in America si muore, per strada, nelle faide delle gang criminali che dominano i sobborghi delle metropoli o lontano da casa, al fronte, sotto il fuoco nemico. È un po' questo il fil rouge che ha messo insieme i migliori film del giorno. A cominciare dal ritorno sul grande schermo di Spike Lee, che ha portato (fuori concorso) alla 66. Berlinale un'affascinante versione della Lisistrata di Aristofane, ambientata nella Chicago dell'hip-hop e delle bande criminali, dove si lotta contro la violenza nelle strade al grido di "No peace, no pussy!". "Chi-Raq", primo film distribuito da Amazon, è il titolo del film, riferito a una malfamata zona del sul di Chicago, considerata la capitale della malavita negli Usa. Tra il 2001 e il 2015, sono morte 7356 persone in seguito a sparatorie. Un numero impressionante, quasi il doppio rispetto a quello dei soldati americani caduti nelle missioni di guerra nello stesso periodo. "Un'emergenza nazionale" denuncia il regista in lettere rosse a caratteri cubitali nell'incipit del film. Un musical visionario, a tratti molto duro, a tratti surreale, attraversato da un'estetica raffinatissima e patinata che attraversa il cinema musicale degli anni '70 fino alla più recente produzione di videoclip. Nel cast alcune vecchie glorie come Samuel L. Jackson, cantastorie di strada e insieme master of ceremonies, Wesley Snipes, Angela Bassett, il rapper Nick Cannon e la venere afro Teyonah Parris, lanciata dalla serie tv "Mad Men".
In concorso "Soy Nero", nuovo lavoro del regista iraniano trapiantato in Europa Rafi Pitts, che racconta l'emblematica storia di Nero, un ragazzo messicano con il sogno di diventare un vero cittadino americano. Passare il confine da clandestino è per lui quasi un'abitudine, cercando i raggiungere il fratello maggiore che vive a Los Angeles. Ma l'unico modo per riuscire a ottenere una green card è arruolarsi nell'esercito e partire per il Medio Oriente con un fucile in mano.
Nello stesso filone, verrà presentato (fuori concorso) il nuovo documentario del regista premio Oscar Michael Moore (assente per motivi di salute) "Where to invade next", un mezzo flop negli States dove il film è già uscito. Il regista di "Bowling for a Columbine" e "Farhenheit 9/11" si propone di dimostrare che in Europa si sono già trovate soluzioni ai problemi principali che affliggono gli Stati Uniti. Qualche esempio? Il sistema educativo finlandese, le mense scolastiche francesi, la parità dei diritti conquistata in Islanda. Un film sugli Stati Uniti, senza un solo frame girato in suolo americano.
Anche il film in concorso "Genius", del regista inglese Michael Grandage, arricchito da un cast stellare che si è riversato a Berlino quasi al completo (presenti Colin Firth, Jude Law, Laura Linney e Guy Pearce, non pervenuta Nicole Kidman), mostra sullo sfondo un'America in trasformazione. Ma è quella del 1929, dove si consumano i prodromi di quella rivoluzione sociale e culturale che sarà successivamente descritta nei capolavori letterari della Beat Generation. Ambientato a New York, il film racconta la vera storia di Max Perkins, un editore taciturno e sensibile che riconosce nei manoscritti dell'allora sconosciuto Thomas Wolfe, i connotati di un genio letterario.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo








