Stanley Kubrick dietro l’obiettivo nelle sue fotografie lo sguardo del cinema

Al Magazzino delle Idee 130 immagini del celebre regista Uno sguardo particolare su New York e la sua gente
Federica Gregori



A scuola nel Bronx dov'era nato brillava poco ma se la cavava niente male con la macchina fotografica regalata dal padre, fotografo dilettante, rivelando uno sguardo fuori dal comune per i suoi 17 anni. E se il celebre scatto che lo farà notare, ancora 16enne, e poi assumere come fotoreporter alla rivista Look ritrae l'afflizione di un edicolante chino sui quotidiani che annunciano la morte del presidente Roosevelt, già lì emergeva, parimenti, la sua capacità manipolatoria: non si trattava, infatti, di uno scatto immediato bensì preparato, studiato, con l'invito all'uomo a mostrarsi il più affranto e triste possibile.

Spontanee o "mediate" che siano, difficile staccare gli occhi dalle immagini che compongono "Through a different lens. Stanley Kubrick photographs", la mostra organizzata dall'Ente regionale per il patrimonio culturale al Magazzino delle Idee di Trieste da oggi al 30 gennaio 2022, che svela le origini e i primi passi nel mondo dell'arte di Stanley Kubrick. Una mostra luminosa e ricca che arriva dritta dal Museo della Città di New York e dall’Archivio Kubrick, con le fotografie selezionate per la rivista ma anche scatti inediti e mai pubblicati dal 1946 al 1950. Immagini emerse nel 1998 quando uno studioso tedesco si mise alla ricerca dei negativi aiutato dallo stesso autore di "Arancia meccanica".

Di lui regista, come evidenziato nella presentazione alla stampa, tutto si è detto e tutto è già stato scritto: il Kubrick fotografo, invece, riserva non poche sorprese e stimola il visitatore a una sorta di gioco del riconoscimento, dello scoprire in nuce i germogli della sua futura poetica. Il fisico della Columbia University ritratto con occhialini e tubo fluorescente in mano è o non è un Dottor Stranamore ante litteram? Il fumettista Peter Arno che seduce sornione una giovanissima modella nuda nel suo studio non evoca forse il professor Humbert Humbert di "Lolita"? Suggestione o no, come evidenziano Anna Del Bianco e Guido Comis di Erpac, una cosa è sicura: sono già tutte perfette «storie per immagini».

Un prezioso lavoro di squadra esaltato dall'allestimento di Simona Cossu, con nuove pareti inserite a scomporre gli spazi del Magazzino, combina 130 stampe analogiche alle gustosissime pagine della rivista Look e a brevi ma illuminanti testi esplicativi. È un tuffo nella New York anni '50, dove sì, compaiono i grandi personaggi di quella Golden Age - Leonard Bernstein che a 25 anni si trova a dirigere la NY Philarmonic Symphony Orchestra per una sostituzione dell'ultimo minuto e gli si spalanca il mondo o un giovane ma già celebre Montgomery Clift "glamour boy in pantaloni larghi" ripreso a casa dove vive normalmente nonostante la prima nomination all'Oscar - ma, in linea con lo spirito di Look, «dal taglio più popolare dell'intellettuale Life», evidenzia Comis, Kubrick racconta scene di vita quotidiana che il suo obiettivo restituisce tutt'altro che ordinaria: la gente comune, la strada, la metropolitana, il giovanissimo lustrascarpe che raggranella qualche cent per aiutare la famiglia o, ancora più ruvido e ruspante, «il mondo della boxe, ritratto con occhio da entomologo e comunque con uno sguardo spietato sulla realtà, di cui si rendono subito conto anche gli stessi colleghi». Sulle pagine della rivista Kubrick testimonia anche le stravaganze dei proprietari dei 300mila cani censiti nella Grande Mela, ritrae i cellulari blindati della polizia con taglio che neanche un film noir, gli empori a buon prezzo e le lavanderie con la loro umanità variegata e vivida. Perfino le immagini riservate all'amore hanno un quid in più: i baci rubati di una coppia in metrò con un corpo maschile gettato di lato per terra sembra più una scena "crime" che sentimentale. Per non parlare della sperimentazione: il mondo del circo Barnum, ad esempio, con i primi esperimenti sul colore e immagini giudicate troppo grottesche per essere pubblicate, o lo speaker radiofonico Johnny Grant ritratto quasi a penzoloni fuori dalla finestra dello studio di registrazione, opportunità per saggiare prospettive inedite e spericolate. Il giovane reporter affinava così le sue capacità di osservatore, sviluppando il suo occhio cinematografico: stava nascendo il suo stile visivo unico che avrebbe cambiato la storia del cinema. —

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