Stelio Mattioni, l’inedito personaggio nato adulto e (ri)educato dal sistema

la recensioneQuando esce un libro inedito di Stelio Mattioni è un piccolo evento. A vent'anni dalla morte, i suoi romanzi continuano a intrigare e catturare molti lettori per l'originalità e la forza...

la recensione



Quando esce un libro inedito di Stelio Mattioni è un piccolo evento. A vent'anni dalla morte, i suoi romanzi continuano a intrigare e catturare molti lettori per l'originalità e la forza simbolica. L'autore triestino è stato capace di raccontare la seconda parte del Novecento attraverso storie visionarie, dalle atmosfere di fiaba per adulti, ma fortemente puntuali e ricche di osservazioni e sottili messe a fuoco della nostra società. Spesso è stata Trieste lo scenario dei suoi libri come in un altro inedito, "Dolodi", uscito nel 2010 per Zandonai, in cui una coppia di trasferisce sull'altipiano in una casa su cui aleggia una minaccia incombente, o come nel celeberrimo "Il richiamo di Alma" (Adelphi, 1980) che Vanna Vinci ha adattato a fumetti e illustrato nel 2013 per il nostro giornale.

Invece nel romanzo che arriva adesso in libreria, "Di sé con gli altri" (Vydia Editore, pagg. 150, euro 13), inedito del 1996, l'ambientazione è volutamente anonima e oscura. Il protagonista, l'io narrante, è un uomo che non conserva memoria del proprio passato e che viene al mondo, inspiegabilmente, già adulto fatto: si sveglia in una sorta di fattoria e attraverso gli scuri delle finestre si affaccia all'esterno. Non sa come si chiama e il suo primo contatto umano è con Annina, una donna soprannominata "la matta".



Quest'uomo che non ha un'identità, che ignora tutto, addirittura Dio, va identificato, istruito, educato. Nella città di A. in cui si trova gli viene dapprima imposto un nome, Giorgio Di Giorgio, e poi è una guardia a prendersi carico di lui. Affinché impari tutto ciò che afferma di non conoscere, gli vengono assegnati degli insegnanti d'ufficio: il maestro, il sindaco, il prete, ognuno dei quali ha i suoi modi più o meno determinati ed efficaci, ma tutti gli si rivolgono con frasi enigmatiche che lui spesso non comprende. Tra le altre cose, cominciano a parlargli del Capo, figura avvolta nel mistero, la cui segretaria gli illustra la piramide del potere.

Il protagonista è una spugna «che non sa in che modo servirsi di quello che ha assorbito» ma che, malgrado ciò, viene agevolato da Lui tanto da essere assoldato dal Partito per tenere una serie di comizi.



È così che viene portato in un altro posto, la città di B., più grande della precedente, e si trova, suo malgrado, a percorrere la strada che il Partito ha scelto per lui: gli altri lo servono e lui inizia, senza capirne il perché, a dare ordini. Si troverà al cospetto di tre saggi, il primo dei quali non vede, il secondo non sente, il terzo non parla. Dovrà indossare una uniforme per frequentare la Scuola anche se, come gli viene detto, «nella città di B. cultura e spazzatura sono considerate la stessa cosa». I misteri si annidano negli spazi in cui si trova a muoversi, case, saloni, gradini, nonché nelle parole per lui nuove come l'appellativo "signore" con cui gli si rivolgono. Il destino del protagonista è quello di far carriera velocemente, passando di città in città, fino ad arrivare alla capitale Z. in cui ulteriori emblematici incontri suggellano il suo viaggio. Come in altre storie di Mattioni, l'eroe del romanzo è succube degli eventi e si domanda di continuo perché gli succedano i fatti che gli capitano. Non può fare altro che girare il paese usando le parole degli altri, non le sue, obbedendo a un piano ordito sopra la sua testa e la sua volontà.



L'eroe è decisamente più un antieroe, una sorta di vittima che avrebbe voluto essere uguale agli altri e addirittura scomparire e che invece è costretto a mettersi sempre più in luce. Gli altri, poi, non li capisce e tanto meno capisce le donne e il sesso, «quel corpo a corpo che c'è fra uomini e donne».

Mattioni allestisce una trama che si avviluppa fin dall'inizio intorno al protagonista e tutt'intorno aleggia un'aria da congiura con le città di provincia che sembrano complottare contro la capitale anche se, alla fine, in provincia risulta regnare una maggiore libertà tra le persone. Si tratta probabilmente del romanzo più politico dell'autore triestino anche se i contorni della vicenda sono fortemente metaforici e la storia, fin dalle prime pagine, trasuda quel tono fantastico che è un punto di forza della narrativa di Mattioni. Forte l'approfondimento psicologico del personaggio e avvincente l'impasto generale fatto di realistico e di surreale. —





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