Su Piccololibri la storia di Sarah Davis, la filantropa diventata un fantasma che inondò Trieste di corone

TRIESTE Il Mercato coperto, il ricreatorio Brunner, un lascito da capogiro in corone, che oggi corrisponderebbe a oltre undici milioni di euro. Dietro queste edificazioni e questo tesoro c’è una donna inglese, Sarah Davis, indefessa benefattrice di Trieste, sepolta al cimitero evangelico. Ricordata nella toponomastica cittadina con l’intitolazione di una strada impervia, di lei restano le date di nascita e morte, 1825 e 1904, ma nessun ritratto o fotografia, nessuna immagine dei genitori e dei quattro fratelli, nessuna indicazione sulla casa di famiglia o sulle proprietà acquisite dal padre, John Davis, che accumulò una fortuna immensa con il commercio degli stracci per la produzione di carta. “Ardente filantropa illuminata” la definì il Piccolo nel necrologio. Sara, che perse l’h nell’italianizzazione del nome, fu l’ultima superstite dei Davis ed ereditò l’intero patrimonio, perchè nessuno dei fratelli, come lei, si sposò mai. Per tutta la vita aiutò i poveri, sostenne la chiesa anglicana e la casa del marinaio inglese di Trieste e quando non fu più in grado di provvedere direttamente, versò importi mensili alla Pubblica beneficenza, a patto di restare anonima. Di lei si sta occupando la giornalista Serenella Dorigo per una biografia che pubblicherà Mgs Press, ma gli appelli per trovare materiale e immagini, più volte apparsi sulle Segnalazioni del Piccolo, finora sono caduti nel vuoto. Chi era Sarah? E il suo corposo e puntiglioso testamento è stato rispettato?
Un primo ritratto della benefattrice sarà pubblicato sul Piccololibri, in edicola domani con il quotidiano all’interno del fascicolo di novità letterarie Tuttolibri. E quella sui Davis non è la sola ricerca che lancia l’inserto: i cinefili sono a caccia infatti del film “Tempesta d’anime”, anno 1946, unica opera di cui il triestino Giacomo Gentilomo è regista, sceneggiatore, finanziatore, produttore con la sua impresa Pax film, da cui uscì solo quel lavoro. Il film fu girato all’Osservatorio astronomico di Asiago, ma il suo ritrovamento sarebbe importante per riempire un tassello mancante nel rapporto tra Trieste e il cinema. Prolifico, eclettico, Gentilomo tra gli anni ’40 e ’60 girò una trentina di film, facendo esordire attori come Renato Rascel e Marcello Mastroianni e il mago degli effetti speciali Carlo Rambaldi. Si ritirò di punto in bianco nel 1964 e non accettò più di parlare di cinema. Alla figura di questo regista, tutto da riscoprire, è dedicato uno degli approfondimenti dello sfoglio.
La prima pagina del Piccololibri ricorda un altro racconto per immagini, quello che il milanese Federico Patellani, maestro del fotogiornalismo raffinato sull’esempio della rivista “Life”, scrisse con la sua Leica il 29 luglio 1945, a pochi mesi dalla conclusione della guerra in Europa. Era arrivato a Trieste per riprendere la città che ritornava alla vita sdraiandosi al sole di Barcola, ma anche quella infuocata che si fronteggiava nei cortei e nei comizi, con le scritte virulente e i manifesti a favore dell’italianità o dell’annessione alla Jugoslavia. Dai pontili del bagno Savoia alle donne in fila a San Giacomo per il pane, dai ragazzi in riva al mare ai muri ricoperti da slogan e dai primi manifesti della Dc, il reportage triestino di Patellani, morto nel ’77 a 66 anni, è oggi conservato al museo della Fotografia contemporanea di Cinisello Balsamo, dove la famiglia ha depositato una raccolta di 700mila immagini.
Nel paginone centrale l’intervista per la rubrica “la donna del sabato”, questa settimana è a Fabiana Noro, direttore, anzi, come lei preferisce, maestro del coro Polifonico di Ruda, con cui ha girato il mondo collezionando una serie di primi premi in concorsi internazionali. Un esemble di tutti uomini, una guida energica nella gestualità e negli outfit, un docufilm in cui ha recitato se stessa e un film ispirato al coro e alla sua figura, ma soprattutto la passione per un’esperienza che tra poco compirà vent’anni e che continua a reinventarsi.
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