Tarm: «Ci fotografano? E noi smettiamo di suonare»

Il gruppo domani a Udine, unico concerto in regione prima del nuovo album. «Piacere a tutti i costi non ci interessa»
Di Elisa Russo
2014_08_08 Teatro Civico - Cagliari
2014_08_08 Teatro Civico - Cagliari

I Tre Allegri Ragazzi Morti presentano il loro concerto "Unplugged" e domani fanno tappa a Udine (unica data in regione), al Teatro San Giorgio. Voci, due chitarre e un basso acustico, spazzole sulle pelli e una scaletta ricca di classici del trio mascherato e di cover preziose. Così si presenteranno sul palco Davide Toffolo, Enrico Molteni e Luca Masseroni, coadiuvati dal quarto allegro ragazzo morto Andrea Maglia. Il concerto acustico al Teatro Civico di Cagliari (l'8 agosto 2014) era stato registrato e pubblicato sul cd allegato al volume "Vent'anni di comunicazione visiva nel laboratorio di Tre allegri ragazzi morti" uscito a novembre per Rizzoli-Lizard. Spiega il cantante, chitarrista e disegnatore Davide Toffolo: «Abbiamo fatto una data di prova a Cagliari… il risultato è stato particolare: in un concerto di questo tipo il pubblico ha un peso forte. Le canzoni prendono un'altra aria, più concentrata sui testi, sulla cantabilità e diventa una specie di festa. Cercheremo di capire chi è più intonato in giro per l'Italia: il pubblico di Cagliari era intonatissimo per esempio! Questo tour sarà il nostro saluto prima di sparire per un po' per realizzare il nuovo album».

Anticipazioni sul disco?

«Uscirà più o meno a tre anni dal precedente. Le canzoni ci sono. O meglio: quando si comincia un disco si dice "andiamo" perché la scrittura sembra quasi pronta ma poi certe cose si definiscono facendolo. I dischi sono dei viaggi, non puoi progettare tutto prima».

Molti artisti hanno un rapporto difficile con la propria città o regione. Voi?

«Con la nostra Pordenone è un po' conflittuale, suoniamo quando possiamo ma non è facilissimo… Con Trieste abbiamo un rapporto speciale, fin dall’inizio. Quest’inverno abbiamo fatto un concerto bellissimo a Monrupino, di mattina, in una giornata d'inverno pazzesca eppure c'era tantissima gente. A Udine è una bella occasione: avevo visto un concerto dei Cccp al San Giorgio ed è stato molto bello, ho chiesto esplicitamente di suonare lì».

Siete una delle poche band che negli anni non ha cambiato formazione (a parte l'innesto di un quarto elemento). Forse tre è il numero perfetto?

«Il fatto di essere in tre, provenienti da generazioni diverse (non siamo coetanei) ci ha dato la possibilità di essere sempre attivi anche quando uno si addormenta: c'è un anno in cui uno è più lucido, un anno in cui uno è più stanco perciò di solito quando si addormenta uno se ne sveglia un altro. I gruppi sono delle super identità, i Tarm non sono la semplice somma di me, Luca ed Enrico. Sono qualcosa di diverso, di più grande».

Ossessione dei numeri: conta dei like sui social network, delle visualizzazioni… Voi come la vivete?

«È ancor più ossessivamente esplicita quando è legata a un modo negativo di vivere la rete, la "crisi da like" è una cosa compulsiva. Però insomma, ho imparato a diventare sensibile anche al dramma dei like, perciò se volete andare sulla mia pagina e mettere dei like io sono contento! Per quanto riguarda invece la musica, il desiderio di piacere il più possibile è una concezione un po' lontana da quello che abbiamo sempre fatto noi. Abbiamo creduto in un'idea, che era anche di aggregazione ma non di massa. A noi interessava costruire la nostra cosa e se attorno - come poi è successo - si formava un'aggregazione tanto meglio, ma non era il nostro obiettivo».

Ai vostri esordi invitavate il pubblico a non fotografarvi. Oggi?

«Quest'estate abbiamo fatto il concerto antologico e ad un certo punto si arrivava al '94. Io mi toglievo la maschera e chiedevo di non fotografare. Nel momento in cui qualcuno ha fotografato io ho reagito come reagivo nel '94: ho fermato il concerto. È successo in un po' di piazze ed è stato divertentissimo perché molti ragazzi erano disperati perché quel repertorio vecchio non è che lo suoniamo sempre e loro avevano voglia di sentirlo però al tempo stesso ci hanno fatto i complimenti e hanno capito la nostra proposta di vivere la musica in un certo modo, con rispetto. L'idea iniziale era quella di dar un modo per pensare che la trasformazione di un uomo in una merce attraverso l'uso dell'immagine poteva essere messa in discussione. Questo discorso è ancora attivo nei Tarm».

Novità nella sua attività di fumettista?

«Da maggio usciranno mensilmente in edicola (12 uscite) le ristampe di tutto quello che ho scritto e disegnato negli anni '90: la Panini ha ricomprato i diritti dei miei fumetti "Piera degli Spiriti", "Fregoli" etc… e li ripubblicano colorati, quindi stiamo lavorando alla colorazione».

Un disco nuovo da sentire?

«Consiglio un disco che bisogna ascoltare da soli. È lungo, corposo. "La Fine dell'era della comunicazione" degli Uochi Toki. Disco doppio: uno rap più tradizionale e uno siderale, suonato da robot quali loro sono».

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