Tiepolo, Giorgione e Tiziano arrivano da Washington e accendono la luce di Venezia

Da oggi sono in esposizione al Museo Correr 140 disegni della National Gallery opera di maestri come Bellini, Veronese, Piazzetta, ma anche di Callow e Sargent
Di Giovanna Pastega

di Giovanna Pastega

«A vederla/ nella mattina di sole bianco/ splende d'un riso «pallido e stanco,/ d'un chiuso lume, come la perla:/ ma nei tramonti rossi affocati/ è un'arca d'oro, ardente, raggiante,/ nave immensa, veleggiante a lontani lidi incantati». È una luce che muta, mai eguale, tenue o intensa, quella descritta da Diego Valeri in questi versi.

È la luce di Venezia, una luce rivelatrice che non lascia scampo alla sua fragilità, come aveva intuito Josif Brodsky, il poeta innamorato di questa città unica al mondo: «La riva aveva un'aria deserta e infinta/ la luce invernale, non di questo mondo,/ trasformava i palazzi in stoviglie di porcellana».

Il suo essere quasi liquida, emanazione di un pensiero che l'ha resa solida attraverso i secoli, fa di Venezia una strana imprevedibile creatura a cui la luce dona mille volti diversi. Alla "Poesia della luce" veneziana è dedicata la straordinaria mostra che si apre oggi al Mueso Correr. 140 disegni provenienti da una delle più importanti collezioni al mondo, quella della National Gallery di Washington, offriranno un viaggio attraverso la luce dal Rinascimento ai primi del '900. Artisti come Mantegna, Bellini, Giorgione, Tiziano, Veronese, Tiepolo, Piazzetta, ma anche come Callow e Sargent, "foresti" innamorati di Venezia, racconteranno in questa mostra il sentimento della luce, generatore dell'arte e del mito di questa grande città.

«Si tratta di opere uniche - spiega Alberto Craievich, direttore del gabinetto dei disegni del Muve - disegni bellissimi realizzati dai più importanti maestri dell'arte veneziana raccolti dal 1941 (data della sua fondazione) ad oggi dalla National Gallery di Washington grazie a donazioni e acquisizioni. In questa mostra l'aggettivo "veneziano" è inteso nel senso più ampio del termine. Vedremo disegni non solo di artisti veneziani in senso stretto, cioè nati e vissuti a Venezia, ma anche artisti stranieri che a Venezia hanno avuto il loro momento più alto dal punto di vista figurativo. Comune denominatore: la luce di questa città».

Disegni preparatori, schizzi rapidi tratteggiati sulla carta a fermare l'idea, modelli, studi di bottega , come anche composizioni finite, opere autonome che fondano la propria poetica, fatta di linee, ombre, chiaroscuri, lumeggiature, forme, movimenti, sentimenti e visioni, proprio sulle infinite possibilità della luce.

«Rispetto al contesto italiano - spiega Andrew Robison curatore della mostra - la passione per il disegno come opera d'arte finita è una dominante veneziana caratterizzata da una particolare attenzione verso la luce. L'assenza di un'oscurità totale in questa città, la tenue luce diffusa dall'umidità nell'atmosfera, il riverbero brillante dei raggi del sole sull'acqua creano infinite onde luminose in continuo movimento che sembrano vive. I colori così si moltiplicano e le singole tonalità si fanno più ricche, come i caldi bruni e i morbidi rossi, che su carta veneziana bianco-crema, azzurra o rosa creano effetti di luce straordinari e definiscono figure, ombre, movimenti».

La mostra si apre con i disegni dei più importanti maestri del Rinascimento: Andrea Mantegna, Giovanni Bellini e Vittore Carpaccio di cui si potrà ammirare una Sacra conversazione di grande intensità lirica. Accanto un immaginario imperatore orientale eseguito da Albrecht Dürer durante il suo soggiorno veneziano e poi i disegni della cerchia del Giorgione, il maestro del paesaggio che introdusse in laguna il cosiddetto genere delle Poesie. Non potevano mancare poi nel percorso i disegni di Lorenzo Lotto e Sebastiano del Piombo, così come di Tiziano, di cui si potrà ammirare una piccola straordinaria aquila disegnata a penna con inchiostro bruno. Opera chiave è anche il rarissimo disegno a gessi colorati di Jacopo Bassano che introduce la selezione di lavori del '500 maturo. Seguono poi studi di figura e composizioni realizzate da Jacopo Tintoretto, Paolo Veronese e Palma il Giovane.

La felice stagione del '700 veneziano è documentata in tutti i suoi aspetti da opere mai esposte prima in Italia. Maestri del rococò come Sebastiano Ricci, Antonio Guardi e Antonio Pellegrini (del quale viene proposta un'opera di nuova attribuzione) sono tutti presenti in mostra con disegni di grande libertà espressiva. Fanno da contraltare le "teste di carattere" di Giambattista Piazzetta eseguite a gessetto, immagini di malinconica intimità, fra i primi disegni a essere intesi come opere d'arte compiute e come tali esposte già dai contemporanei protette da un cristallo. In mostra anche dodici opere di Giambattista Tiepolo dal tratto fortemente dinamico, che documentano ogni aspetto della sua produzione grafica: dagli studi compositivi a penna al disegno di nudo alle caricature, ai paesaggi. Particolarmente delicate poi le pitture a guazzo colorate di Marco Ricci e Francesco Zuccarelli, accanto a vedute e scorci realizzati dai grandi protagonisti del vedutismo veneziano, Francesco Guardi, Bernardo Bellotto e Canaletto, oltre a un nucleo davvero notevole di fantasie architettoniche e di capricci di Giovanni Battista Piranesi, di cui la National Gallery di Washington possiede una delle collezioni più importanti al mondo.

«Se la grande storia dell'arte veneziana si fa generalmente terminare con la caduta della Repubblica nel 1797 - sottolinea Gabriella Belli direttrice del MUVE - nel corso dell'800 la città con i suoi canali e le sue atmosfere evocative diventa invece fonte di nuova ispirazione per i pittori stranieri dal Romanticismo all'Impressionismo. La parte finale della mostra ci porta infatti a scoprire il mito di Venezia, quel sogno costruito e diffuso nel mondo dall'immaginario romantico. Un'occasione unica per vedere riunite insieme opere mai viste prima, che nei prossimi anni dovranno per necessità conservative riposare al buio».

La mostra si chiude con alcuni suggestivi disegni di James McNeill Whistler e di John Singer Sargent, entrambi amici del celebre scrittore e viaggiatore americano Henry James, che della luce di Venezia sentì appieno tutta la poesia: «Guarda come la città si ammanta di luci coll'avanzare dell'estate; come il cielo e il mare e l'aria rosata e il marmo dei palazzi mandano bagliori fondendosi insieme».

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