Tonino Carotone in concerto al Miela di Trieste con il nuovo album “Etiliko Romantiko”

Sabato sera ritorna in concerto a Trieste il cantautore spagnolo e basco d’adozione
Elisa Russo

TRIESTE «Trieste è bellissima e non vedevo proprio l’ora di tornarci. Una città di confine, a Est, sul mare, con tanta storia alle spalle: ne sono molto attratto, sono tutti temi a me cari. Spero di venirci più spesso»: Tonino Carotone torna al Teatro Miela sabato alle 21.30 per presentare il suo nuovo album “Etiliko Romantiko” (Maninalto!), un cd in omaggio sarà riservato ai primi cinquanta spettatori che si presenteranno in cassa con il biglietto già acquistato in prevendita.

Al secolo Antonio De La Cuesta, il cantautore spagnolo (basco d’adozione) ha tratto il suo nome d’arte dai suoi idoli Renato Carosone e Fred Buscaglione. Un amore per l’Italia contraccambiato dal nostro paese che lo ha accolto con entusiasmo sin dal 2000 con quel “Mondo difficile/ vita intensa/ felicità a momenti/ futuro incerto” che è diventato un tormentone oltre che disco d’oro.

«In formazione completa, con tutti i fiati, siamo in sette. Una scaletta ricca, con i brani da “Etiliko Romantiko”, qualcosa dal recente tributo a Buscaglione “Whisky Facile” e tutti i miei classici».

Nel nuovo album, tra i tanti ospiti (Gino Paoli, Piotta, Asso Stefana…) c’è anche la friulana Laura Furci (che ha vissuto a Trieste).

«Una pianista meravigliosa che ho avuto occasione di conoscere in Spagna, dove si è trasferita da poco, era venuta ad uno spettacolo della mia compagna Piluca, a Madrid, poi è stata anche a casa mia, è nata una bella amicizia e ha voluto partecipare al mio disco. Compare nel brano “Il re del bar”. Avrei voluto averla anche al Miela come ospite, ma purtroppo credo non riuscirà ad esserci».

Altra artista della regione, Elisa, l’aveva voluta nel brano “L’estate è già fuori”.

«Lei è bravissima, vorrei proprio rivederla, è da troppo tempo che non ci incontriamo, siamo stati troppo impegnati col lavoro. Per me le collaborazioni sono molto importanti, cerco di farne il più possibile».

Ha dichiarato di aver sofferto molto durante la pandemia. Sta meglio?

«È stato un periodo terribile, sembrava di non vedere una luce all’orizzonte, come se non ci fosse un futuro. Sono stato male ma ora va molto meglio, sono felice di essere tornato alla vita. Sono un animale da palco, il contatto con il pubblico è fondamentale, senza sono perso».

Oltre che da palco, è un animale da bar. Chi è “El ultimo cliente” che dà il titolo a un nuovo brano?

«Sono io, ovviamente. In Italia mi risulta un po’ più facile esserlo, perché l’orario di chiusura mediamente è prima di quello della Spagna. Il bar mi piace tantissimo perché è un centro di relazioni umane, un posto dove incontrarsi con la gente, parlare».

Come ha conquistato gli italiani?

«Credo con la mia naturalezza, sul palco lascio il cuore, sono un appassionato, penso arrivi che adoro quello che sto facendo. È per me una festa, do tutto, come se fosse l’ultima cosa che faccio».

Sarà anche merito del suo linguaggio, che definisce “itagnolo”?

«Utilizzo un linguaggio universale, che viene comunque capito. Provo a parlare sempre meglio, ma evidentemente si sente che non sono italiano. È divertente. Mi piacciono i diversi accenti, dialetti, in Italia c’è tanta varietà, ricchezza, un’umanità variopinta».

Certe sue frasi sono diventate quasi un modo di dire. Che effetto le fa?

«Mi sento fortunato. Quando mi dicono “è un mondo difficile” citandomi, oggi rispondo: “Lo è sempre di più”. Ma si va comunque avanti, con la musica contribuisco ad alleviare un po’ le esistenze di tutti».

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