Udine “plurale” sale in palcoscenico

Lo spettacolo di Rita Maffei apre la nuova stagione di “Contatto”
Di Roberto Canziani

UDINE. Latitudine 46° Nord. Longitudine 13° Est. Due coordinate geografiche danno il titolo al nuovo progetto teatrale che, per una serata soltanto, domani 5 novembre e, chiama a raccolta un’intera città. Come se fossimo su Google Maps, “N46° - E13°” definisce Udine, i suoi abitanti. “Noi siamo qui” dice Rita Maffei, ideatrice del progetto CSS con cui si apre la 35sima stagione di Teatro Contatto (Teatro Palamostre, ore 21). «Lo abbiamo pensato come spettacolo collettivo di arte partecipata. Noi siamo qui – ripete Maffei, che ne cura la regia con la collaborazione di Nicoletta Oscuro, attrice, Laura Della Longa, coreografa, e Luigina Tusini, artista visiva - ma se da lontano, da un'altra terra o da un altro mare, arrivasse qualcuno che non ci conosce, come faremmo a spiegargli chi siamo, noi udinesi, cosa pensiamo, come viviamo? Dentro un teatro che cambia, la partecipazione dei cittadini è sempre più frequente. Non attori, non professionisti del palcoscenico, non personaggi. Ma persone, portatori di storie e di esperienze». Una narrazione collettiva, fatta di voci, suoni, immagini, gesti.

Olivia, Tupak, Emanuela, Ornella, Bruno, Hava, Enea (il più piccolo, 11 anni) e tanti altri. Nelle scorse settimane 48 cittadini, di tutte le età e delle più diverse professioni, hanno avuto il coraggio, la forza, la determinazione, e anche il tempo, di salire sul quel palcoscenico e provare a dare delle risposte: concrete, teatrali, esperienziali. «Abbiamo lanciato una ‘call’ - prosegue - e sono arrivati in tanti. Qualcuno ha portato storie, qualcuno testi e musiche, qualcuno dei momenti di danza. Il nostro compito è stato quello di raccogliere e armonizzare. E ci ha guidati un’idea: far incontrare le differenze. Perché una città non è un monolite, sono frammenti, centomila frammenti: tanti quanti gli abitanti di Udine. È la nostra riposta al tema della diversità e della sua ricchezza».

Oltre ai 48 cittadini, saliranno in palcoscenico anche il Coro Popolare della Resistenza e i danzatori delle scuole di tango udinesi. «Non ci interessava il tango-spettacolo – precisa Nicoletta Oscuro, che si è occupata di questo aspetto – ma il tango come pratica sociale, la trasversalità che è caratteristica di questo ballo. Niente Astor Piazzola dunque, ma quella musica che si suona nelle milongas, i grandi saloni che favoriscono momenti d’incontro e di conoscenza tra le persone».

«Nei ricordi di mia madre, che dal meridione d’Italia era giunta a Udine negli anni ‘50, c’è una città in cui le donne camminano spesso per strada a braccia conserte - aggiunge ancora Maffei - quasi volessero proteggersi. A noi oggi piace immaginare che quelle braccia possano finalmente aprirsi».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo