Un festival nel segno di Boris Podrecca che festeggia ottant’anni tra i suoi progetti

il personaggio
Un piccolo festival viennese dedicato a Boris Podrecca: così si configura la mostra "Architettura nel Ringturm", che s’inaugura nella capitale austriaca il 30 gennaio, proprio nel giorno del compleanno dell’architetto, nato nel ’40 a Belgrado da padre sloveno e madre dell’Erzegovina e vissuto a Trieste, dove ha studiato, fino al ’57.
Laureatosi alla Facoltà di architettura al Politecnico e Accademia delle Belle Arti di Vienna, Boris ha aperto lo studio nella capitale nel 1980. Ha vinto numerosi concorsi internazionali, realizzato molti lavori in otto paesi europei, tra cui Germania, Francia, Italia, Slovenia e Croazia, in Italia e a Shangai (dove ha vinto il Golden Award per i padiglioni medi usando materiali di riciclo per esprimere la cultura dell’Europa centrale attraverso il concetto del libro), che sono testimoniati in mostra. Ha insegnato nelle più prestigiose università internazionali e a Trieste ha firmato il restyling di piazza Vittorio Veneto.
La rassegna presenta uno spaccato di una trentina di progetti dell’ultimo decennio, visibili fino al 20 marzo nelle sale da lui stesso progettate per il centro espositivo, nel cuore della città. Qui, oltre ai suoi modelli architettonici e – per la prima volta – alle sue gouache, i visitatori potranno leggere le numerose recensioni internazionali dedicate alle sue opere.
La rassegna mette in luce un linguaggio progettuale poliedrico ma razionale, nato dalla formazione viennese ma contestualizzato in un milieu culturale mitteleuropeo multilinguistico e multiculturale che, attraverso Belgrado e Lubiana, Trieste e Venezia, Vienna e Stoccarda, guarda all’Occidente ma anche al Levante e al Mediterraneo.
Un lessico ordinato, capace però di guizzi fantastici e connotato da una ricerca accurata nell’uso dei rivestimenti esterni e dalla capacità di Podrecca di relazionarsi adeguatamente, previa un’accurata analisi, al contesto esistente, generando un’architettura luminosa, dai cui contrappunti scaturisce un rapporto deciso tra pieni e vuoti. Espresso essenzialmente attraverso forme geometriche, in cui tuttavia l’ordinato fantasticare porta a soluzioni anche inconsuete, spesso sottolineate da una sorta di marcato ma al contempo sobrio decorativismo contemporaneo, nel quale la capacità di osare ben si accorda con il raziocinio, senza lasciare nulla al caso.
Come accade per esempio nell’ampio e controllato ma “libero” progetto “Austria Campus” del 2019 ideato per Vienna, nell’essenziale e intensa Chiesa e centro comunitario della “Pentecoste” di Milano del 2016, la prima Chiesa Caritas in Europa, nel possente ma trasparente, azzurro Resort di Punta Skala con il Falkensteiner Hotel & Spa Iadera del 2011 a Zara, nel Dom Museum di Vienna del 2017, nella residenza urbana con piscina sul tetto per Merano del 2016, nelle 5 case per l’isola della Giudecca, di fronte a Venezia o a Ca’ Pesaro o ancora per il Palazzetto per il patriarca Scola nella piazzetta dei Leoni; e poi la Metropolitana di Napoli, il grande Centro urbano - un progetto “matto” - ideato per la Croazia…
Inoltre in mostra vengono presentate anche opere meno recenti realizzate in luoghi d’eccezione, tra cui Pirano, Belgrado e Graz.
«Si tratta - spiega Podrecca - di un vero piccolo festival dedicato alla mia persona e organizzato con il supporto, tra gli altri, del Comune di Vienna e del Vienna International Insurance Group, la più grande compagnia assicurativa europea, che ha sede nell’edificio che ospita la mostra, nel cui parterre sono riuscito a convincerli a realizzare un centro di architettura, forse il più importante in Austria a realizzare grandi mostre nel settore. Questi hanno anche sponsorizzato in parte il film di più di 50 minuti su di me, proiettato nei giorni scorsi a Vienna, mentre oggi alle 10.10 andrà in onda sul canale culturale 3 della ORF, la televisione austriaca, e c’è stata anche una mia lecture alla Sala giuseppina del Politecnico». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo