Un Marussig nella casa museo
“Natura morta” di proprietà del triestino Clarich in mostra al Mart e a Helsinki

Lasorte Trieste 21/07/17 - Luciano Clarich, Quadri
Tra i quadri della mostra “Realismo magico: l'arte italiana tra metafisica e nuova oggettività 1920-1930” al Mart di Rovereto ci sarà anche l'arte triestina con alcune opere di Dyalma Stultus, Cesare Sofianopulo e Piero Marussig. «Il dipinto di Marussig “Natura morta con mandolino e autoritratto”– spiega il collezionista triestino Luciano Clarich – mi è stato richiesto dal Mart per l’esposizione curata da Alessandra Tiddia, studiosa dell'arte che ha lavorato anche a Trieste, e alla monografia di Marussig della CRTrieste».
L'esposizione verrà realizzata da Mart, Ateneum Art Museum, Museum Folkwang, in collaborazione con 24 Ore Cultura. A curare la mostra saranno Gabriella Belli, Valerio Terraroli e Alessandra Tiddia. La prima tappa toccherà il Mart, dal primo dicembre al 2 aprile 2018; successivamente sarà all’Ateneum Art Museum di Helsinki, per concludersi al Museum Folkwang di Essen.
Con questa mostra si vuole proporre un filone determinante della pittura italiana, con un nucleo di circa ottanta lavori, che rappresentano il clima finale delle avanguardie. A questo segmento dell'arte italiana sono legati termini specifici quali realismo, magia, metafisica, spettrale, obiettivo, vero, naturale, surreale. Un'interpretazione della realtà che sposa le particolari atmosfere della pittura metafisica, sottolineando il periodo instabile che caratterizza la società italiana tra le due guerre. E nel dipinto di Marussig la componente metafisica nel cromatismo e nell'impostazione strutturale, con un senso di isolamento, è ben presente. Il percorso espositivo si articolerà su temi come il ritratto, la natura morta, l'autoritratto, i bambini, il circo e il gioco, il paesaggio, l'eros, il nudo, l'allegoria. Temi che consentono di cogliere la freschezza e la novità interpretativa proposta dal Realismo Magico, che si distacca dai generi della tradizione pittorica.
In questo panorama, Pietro Marussig ricopre un ruolo importante: pittore di cambiamenti sociali e personali, la sua arte abbraccia più fasi, segnate da cambiamenti stilistici. In un contesto in continuo mutamento, Marussig, nato nel 1879, traccia il suo cammino artistico. La sua produzione tocca due stagioni: quella triestina e quella milanese, che si differenziano per le modalità espressive. Da un segno e un cromatismo vicino all'espressionismo, Marussig passa a una plasticità viva. L'influenza di Eugenio Scomparini, nel prediligere una tavolozza cromatica più brillante, e quella dell'Accademia di Monaco di Baviera, sono caratterizzanti per la pittura di Marussig.
Particolare attenzione va al ritratto, tanto che, in molti suoi lavori, sperimenta l'autoritratto, scavando nella fisionomia del viso fino ad arrivare alla psiche. Determinante e incisivo l'arrivo delle avanguardie, che spezza quel legame con la pittura del passato, basata su principi compositivi tradizionali. I suoi viaggi toccano città come Roma, Parigi, per arrivare, negli anni '20, a Milano; città in pieno fermento, frequentata da pittori come De Chirico. Ed è proprio il soggiorno milanese che porta Marussig ad ambientare sempre di meno i soggetti in ambienti esterni e ad avvicinarsi alla natura morta, con stretta connessione spaziale e compositiva. Ma anche i lavori di Cézanne segnano il percorso di Marussig, che si interroga sul rapporto tra la realtà e la rappresentazione, che unisce le nature morte con la componente metafisica dell'atemporalità.
«Il quadro “Natura morta con mandolino e autoritratto”, olio su tela del 1925 – racconta Clarich – riprende un po’ quell’epoca; poi c’è la base dell’autoritratto del pittore, che era solito ritrarsi nelle sue opere».
Pennellate delicate, forti o energiche: la collezione di Luciano Clarich racchiude uno spaccato della pittura triestina di fine ’800 e primi ’900. «Lavoravo all’Inail – spiega Clarich – lì avevo un gran maestro, il dottor Bruno Svaghel, che era appassionato della pittura triestina. Qualche volta mi chiese di accompagnarlo a vedere delle mostre o in qualche negozio di antiquariato».
Da allora l'amore per l'arte e il collezionismo è maturato, con particolare sensibilità e attenzione verso alcuni nomi della pittura locale. «Con il tempo mi sono concentrato su una pittura del passato».
Tra i quadri di Clarich ci sono quelli di pittori come Timmel, Fittke, Stultus, Orell, Croatto, Sbisà, Bergagna, Wostry. Da un'aurora di Lucano, alle vele di Flumiani e Rossini, c’è anche un giovanotto vestito da marinaretto «con molta probabilità il nipote di Levier, autore del dipinto – spiega Clarich –; l'opera è stata esposta alla prima mostra di Levier a Parigi. Nella collezione c’è anche un ritratto eseguito da Arturo Rietti, pittore che mi piace molto»: si tratta di Marta Abba, musa di Pirandello.
Una casa-museo sempre pronta ad accogliere nuovi tesori dell'arte triestina.
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