Un trio nuovo che nasce dalla Metamorphosi

Domani, al Ridotto del Verdi, pagine di Schumann che non si ascoltavano nelle sale da concerto da oltre 150 anni

Come un’araba fenice dalle mille nuances sonore si sono spogliati dei panni del Trio Modigliani, nato nel 2005 dall’incontro fra il violinista Mauro Loguercio e i fratelli-concertisti Pepicelli, per vestirsi due anni fa di un nuovo nome, Trio Metamorphosi, così adatto a «un Ensemble cameristico mai schiavo dell’abitudine, pronto a mettersi in gioco per offrire prospettive di unicità ad ogni performance». L’attuale identità bene esprime quella imprendibile necessità di «un processo continuo di cambiamento - spiegano - così vitale per la ricerca artistica» ed è in fondo un trait d’union del gruppo piuttosto originale: un incedere generoso e romantico, in un microcosmo in cui si tende piuttosto ad assestarsi e presidiare le posizioni acquisite.

Musicalmente, dunque, non poteva che rispecchiarsi in Robert Schumann questa “transizione” del Trio Metamorphosi che si è focalizzato sui Phantasiestücke op. 88 n. 4 e sul Trio n.3 in sol minore op.110 del grande compositore: note che non si ascoltavano nelle sale da concerto da oltre 150 anni e che risuoneranno domani, alle 20.30 al Ridotto Victor De Sabata del teatro Verdi, per la stagione cameristica 2018 dell’Associazione Chamber Music Trieste, in una dedica alla appassionata concezione moderna dell'arte musicale.

È questa la prima di due serate concerto promosse da Chamber Music e curate dalla musicologa Fedra Florit insieme al Trio Metamorphosi - Mauro Loguercio violino, Francesco Pepicelli violoncello e Angelo Pepicelli pianoforte - per proporre a Trieste l’esecuzione di tutta l'opera di Schumann in Trio: per la seconda parte l’appuntamento è già rinnovato alla Stagione 2019.

«Lo slancio creativo della prima versione del quarto Phantasiestücke rende l'intera opera un unicum nel panorama cameristico – spiega ancora il Trio – materializzando un ponte fra l’ispirato decennio giovanile di Schumann, e quello più equilibrato della maturità».

La musica del Trio Metamorphosi, la fluidità sonora e la sintonia dei musicisti induce al pubblico la sensazione di ascoltare un solo strumento: a conferma del grande affiatamento dell’ensemble e di una visione musicale aperta e innovativa. Lo ha spiegato un grande come Bruno Giuranna, il direttore d’orchestra che dei tre musicisti elogia «la rara coesione fra gli strumenti», così come del loro Schubert ha magnificato «la grande efficacia» un altro riferimento della musica del nostro tempo, il violinista del Trio di Trieste Renato Zanettovich.

I tre musicisti vantano anche altre precedenti esperienze cameristiche di primissimo piano: in duo (violoncello e pianoforte), in quartetto d'archi, nonché collaborazioni con artisti del calibro di Magaloff, Pires e Antonio Meneses. Si sono esibiti in numerose fra le sale più prestigiose del mondo, dalla Philharmonie di Berlino al Teatro alla Scala di Milano, dalla Salle Gaveau di Parigi alla Suntory Hall di Tokyo, dalla Carnegie Hall di New York al Coliseum di Buenos Aires.

«All’evoluzione in “Metamorphosi - raccontano - corrisponde anche un cambiamento di immagine. Se prima le nostre foto erano rigorosamente in nero, con il frac, ora sono in camicia e jeans ed anche in concerto spesso suoniamo così: perché in scena si resta se stessi, al di là degli abiti». I biglietti sono acquistabili al Ticket Point di Trieste, info www.acmtrioditrieste.it

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