Una giornalista sulle tracce di uno strano caso di partenogenesi

Marta Herzbruch



Tre hurrà per i 'mistery' che, se ben costruiti, riescono a catturare attenzione e curiosità, giocando sulla successione di sorprese e inaspettate rivelazioni che costringono il lettore a “divorare” tutto d'un fiato i prodotti di questo popolare genere letterario. Se poi la scrittura è curata, ironica e colta, allora l'entusiasmo sale alle stelle.

È il caso di “Piccoli piaceri” (Neri Pozza, tradotto da Massimo Ortelio, pp. 304, euro 18), l'ultimo romanzo della scrittrice inglese Clare Chambers, finalista al Women’s Prize for Fiction e da oggi in libreria. Nata a Londra nel 1966, dopo gli studi a Oxford, Clare Chambers s'è trasferita in Nuova Zelanda e oggi vive con la sua famiglia nel Kent. Tra i suoi successi figurano “Learning to Swim” vincitore dell'Award per il miglior 'Romantic Novel' del 1999 e “In a Good Light” finalista al premio Whitbread.

“Piccoli piaceri” s'apre con un accattivante ritaglio da un giornale locale, che riporta i macabri dettagli di un incidente ferroviario avvenuto alla periferia di Londra la sera del 4 dicembre 1957. È la prima tessera di un complesso puzzle che il lettore riuscirà a collocare solo alla fine del libro. Una distaccata e laconica terza persona narrante inizia poi a ricostruire una strana e avvincente vicenda, iniziata dodici mesi prima dell'incidente e innescata da un trafiletto apparso sul North Kent Echo sui “progressi negli studi sulla partenogenesi”. Era intitolato: «I maschi non servono più per la riproduzione!» e illustrava gli esperimenti che un gruppo di medici e biologi britannici stavano compiendo su ricci di mare, rane e conigli e che facevano ipotizzare l’applicabilità anche all’uomo. Infatti, se gli esseri del creato per riprodursi devono accoppiarsi, un piccolo sottoinsieme di animali può figliare senza bisogno dell’unione sessuale. Il processo, chiamato appunto partenogenesi, consente a creature come le api ed i serpenti a sonagli di mettere in atto la cosiddetta “riproduzione virginale”. L'Immacolata Concezione – si chiedevano nel '57 i ricercatori inglesi - era forse possibile anche tra gli umani?

Troviamo quindi la redazione del piccolo giornale locale – la cui atmosfera è ben ricostruita dall'autrice – a dover gestire la spropositata reazione dei suoi lettori alla provocazione. Tra le tante lettere indignate ve n'è però una alquanto singolare. L'ha spedita una tale Gretchen Tilbury, che dichiara di aver dato alla luce una bimba quand'era ancora vergine. Potrebbe essere uno scoop, e il direttore affida il reportage a Jean Swinney, responsabile delle rubriche di economia domestica e unica donna in redazione. Jean ha quasi quarant'anni e conduce un'esistenza grigia e disillusa, scandita notte e giorno dal suono del campanello della dispotica madre malata. La giornalista ha però l'anima del detective e, una volta messasi sulle tracce di Gretchen Tilbury, riuscirà a mettere assieme tutti i tasselli di una storia sensazionale, che finirà per portarla fuori dal suo piccolo mondo. Clare Chambers offre un'attenta ricostruzione dell'Inghilterra degli anni '50 e mostra un gusto particolare per l'evocazione di marchi di fabbrica dell'epoca e nella descrizione del cibo povero di cui si nutrono Jean e sua madre, fatto spesso di frattaglie e interiora, uno strascico delle privazioni del dopoguerra. Nelle case ancora senza telefono i messaggi arrivano per lettera sul tappetino dell'ingresso di casa, e nelle sere nebbiose ci si siede davanti al camino a carbone ad ascoltare la radio. Mentre indaga per scoprire se si tratta di un miracolo o di una frode, il rapporto che Jean stringe col signore e la signora Tilbury e la figlioletta di lei, Margaret, finirà per mette in questione la sua deontologia professionale e cambierà per sempre le loro esistenze. Ma a quale prezzo riuscirà a scoprire se l'ambigua Gretchen dice il vero? —

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