Uto Ughi in casa ripassa Brahms e progetta l’album con le Sonate

Intanto Sony Classical ha pubblicato in quattro cd le dieci opere di Beethoven L’esecuzione è del ’78 e al fianco del violinista c’era il pianista Lamar Crowson

Alex Pessotto

Il suo prossimo concerto a Trieste, una delle città dove più si è esibito, avrebbe dovuto tenersi con tutta probabilità in luglio, al Verdi, stando a quanto fa sapere il suo entourage, che parla di “trattative in corso”, intervenute, ovvio, prima che la pandemia scoppiasse. Ma per la prossima esibizione di Uto Ughi in teatro sarà da attendere ancora un po’.

Bloccato nella propria casa romana, il violinista, oltre alla pratica quotidiana con lo strumento, non manca di dedicarsi alla lettura (o, meglio, alla rilettura dei Miserabili) nonché all’elaborazione di progetti futuri. «Adoro, certamente il contatto con il pubblico e, in questo periodo, indubbiamente mi manca - afferma il musicista -. Tuttavia, amo anche ritirarmi per studiare, per approfondire il repertorio. Ora, per esempio, mi sto dedicando molto alle tre Sonate di Brahms, capolavori assoluti del Romanticismo: vorrei farne un album, dopo essermi cimentato con altre integrali».

A proposito delle integrali registrate da Ughi, quella delle dieci Sonate di Beethoven per violino e piano è stata da Sony Classical pubblicata da pochi mesi per la prima volta in formato cd, nuovamente masterizzata. La registrazione risale però al 1978, una vita fa, quando nei negozi la si poteva trovare in vinile. Ma, in fondo, «anche a un giorno di distanza l’interpretazione cambia - racconta Uto Ughi -. In ogni esecuzione, infatti, c’è sempre un lato di improvvisazione, di fantasia: non si suona mai alla stessa maniera. Negli Adagi delle Sonate, per esempio, adottavo tempi estremamente lenti, di grande tensione emotiva, di notevole concentrazione di suono che possono collegarsi a quelli che piacevano a un direttore d’orchestra come Sergiu Celibidache. Peraltro, l’impianto musicale delle Sonate è quello che conservo tuttora: l’ho studiato con Enescu e con altri grandi maestri».

Uno dei punti di forza di queste incisioni, racchiuse in un box di 4 cd, è poi la presenza del pianista statunitense Lamar Crowson, scomparso a Johannesburg nel ’98. «Ho avuto modo di conoscerlo in America e in Sudafrica, dove andavo spesso a fare concerti - lo ricorda Ughi -. È stato uno dei maggiori cameristi classici e romantici, partner, tra gli altri, della grande violoncellista Jacqueline du Pré, ma suonava spesso anche con il quartetto Amadeus. Con lui ho fatto numerose tournée in Inghilterra e in America, ma pure in Italia».

C’è, poi, una non trascurabile particolarità: Ughi ha inciso questi cd con lo Stradivari “Kreutzer” (costruito nel 1701), che porta il nome del musicista francese a cui Beethoven dedicò una delle sue Sonate più celebri, oltre che la più lunga in termini di durata: la numero 9 opera 47 in la maggiore. Come ben sanno i suoi ammiratori, il popolare musicista sullo Stradivari “Kreutzer” continua a esibirsi regolarmente, alternandolo, a seconda del repertorio, a un altro eccelso strumento: un Guarneri del Gesù “ex Grumiaux” (del 1744), così denominato in quanto appartenuto al grande violinista belga. Tra le incisioni delle Sonate di Beethoven, la preferita di Ughi è, forse, proprio quella di Arthur Grumiaux con, al pianoforte, Clara Haskil. «Si tratta di una registrazione che mi aveva ispirato moltissimo e che per me costituisce un modello - continua il musicista italiano - senza poi dimenticare quella di Isaac Stern». —

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