Vocabolario a misura junior
Uno Zanichelli “tarato” sui più giovani: spiegazioni più ridotte ma concrete e immediate

Psicologi e pedagogisti hanno denunciato i danni prodotti da un uso precoce delle tecnologie digitali, a scapito di attività legate alla manualità (scrittura a mano, particolarmente in corsivo) e alla memoria (soprattutto il classico apprendimento a memoria delle poesie). Ma anche l’abitudine all’uso del vocabolario cartaceo può sviluppare abilità e competenze più solide di quelle che si possono ampliare attraverso l’uso della rete. Esistono, è vero, eccellenti repertori on line, almeno per quel che riguarda la lingua italiana, anche perché riproducono, almeno parzialmente, i migliori prodotti della nostra lessicografia (notoriamente molto buona) e sono strumenti utilissimi per rispondere con rapidità a singoli quesiti; hanno, però, un fondamentale punto debole: ci ripropongono il lessico di una lingua frammentato in singole parole, consultabili una alla volta.
Il dizionario cartaceo, da sfogliare e magari anche da leggere (non proprio come un romanzo, ma comunque come uno strumento al quale avvicinarsi con curiosità), resta una risorsa importante per ogni parlante. Lo è ancora di più per gli studenti della scuola secondaria che sono ancora in una fase di progressivo arricchimento del proprio bagaglio lessicale, e in definitiva della propria lingua. In sé e per sé, il vocabolario aiuta poco a sviluppare una competenza generale del lessico. È, infatti, una specie di ciambella di salvataggio, alla quale si ricorre quando si annaspa o, più esattamente, quando ci si accorge di annaspare: perché non si è sicuri della grafia o del significato di una parola, perché non si è sicuri della sua reggenza, perché ci si vuole assicurare di usarla nel contesto giusto.
Però, le ciambelle di salvataggio devono essere della misura giusta: un bambino non resta a galla se gli do un salvagente da adulto che non riesce a maneggiare, chi è corpulento non entra nella ciambella di un bambino. È così anche per i vocabolari. I classici vocabolari monovolume, quelli che hanno intorno alle 150.000 parole, sono sovradimensionati per le necessità degli studenti delle scuole medie: hanno un lemmario troppo vasto, hanno molte informazioni di scarsa utilità per uno studente, sono scritti in un «vocabolariese» frutto di consuetudini consolidatesi nel tempo, ma che sono piuttosto lontane dalla lingua dominata da un lettore inesperto. In poche parole, sono difficilmente gestibili per chi si avvicina per la prima volta a un vocabolario.
In questi giorni tre insigni linguisti, Claudio Marazzini, Francesco Sabatini, Luca Serianni, sono intervenuti sulla stampa nazionale a proposito della lingua italiana. Hanno trattato temi diversi, ma un punto li ha uniti: l’osservazione che a essere in crisi non è la lingua italiana, bensì i suoi parlanti, e che di fronte a questa crisi un ruolo fondamentale, da rivitalizzare, ce l’ha la scuola. Per questo compito, aggiungo io, il vocabolario può svolgere un ruolo importante.
L’editore italiano leader nella lessicografia ha pubblicato, quest’anno, un vocabolario particolarmente adatto a questo fine: lo Zanichelli Junior, un’opera di dimensioni ampie, ma più ridotte dello Zingarelli, pensata e costruita appositamente per gli studenti della scuola media e dei primi due anni di quella superiore. Rispetto ai vocabolari più grandi si è certamente agito per sottrazione: ci sono meno parole (36.000 nella versione cartacea, 51.000 nella collegata versione digitale), ci sono meno informazioni collaterali (con il risultato, però, che il vocabolario è meno pesante e ingombrante e ha un prezzo contenuto); ma si è cercato anche di creare uno strumento adatto al suo pubblico, a cominciare dalle spiegazioni, scritte in un italiano semplice, per quanto preciso e articolato, perché, come dichiara l’editore, compito di un buon vocabolario è di «esprimere concetti, anche complessi, in modo piano e comprensibile». Ma c’è anche un obiettivo più profondo: quello di offrire uno strumento che, pur essendo relativamente semplice, insegni allo studente a muoversi con sicurezza, a scuola ma anche nella vita futura, nel ricco sistema lessicale della nostra lingua.
Per raggiungere questo obiettivo gli autori hanno posto particolare cura nella redazione delle spiegazioni delle parole. È sempre difficile dare una valutazione di un vocabolario prima di averlo usato; ma può essere utile confrontare una voce nello Zingarelli con la corrispondente dello Zanichelli junior. Ho scelto una parola a caso, «avido», spiegata così nel primo: «che sente o manifesta intenso o ardente desiderio di qualcosa; che desidera qualcosa in modo eccessivo, smodato e sim.; che rivela avidità». La glossa dello Zanichelli junior, più ridotta, ma anche più concreta, è questa: «si dice di una persona che desidera qualcosa con troppa intensità o di ciò che esprime tale stato d’animo». Come si vede la glossa tende a usare parole più comuni, per evitare che la definizione sia comprensibile solo a prezzo di andare a cercare, a catena, nello stesso vocabolario il significato delle parole usate nella spiegazione. Una certa aria di «vocabolariese» rimane, ed è inevitabile, ma per il lettore dello Zanichelli junior è più facile appropriarsi del significato dell’aggettivo. Non mancano, poi, gli esempi, i sinonimi, i contrari, le informazioni complementari (etimologia, soluzioni di dubbi grammaticali).
Un vocabolario come questo può essere un importante strumento didattico per consolidare le conoscenze lessicali; uno strumento da utilizzare a scuola, con la guida dell’insegnante e in collaborazione, o anche in competizione, con i compagni. Non sono solito lamentare la presunta, e per molti accertata, incompetenza linguistica degli studenti universitari; ma su una cosa sono d’accordo: la frequente presenza di svarioni lessicali prodotti non appena si esce dal nucleo più ristretto delle parole comuni. È bene iniziare presto, a scuola, a imparare a districarsi nella rete di parole che costituiscono il nostro lessico. Anche grazie a (questo) vocabolario.
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