Yann Tiersen: «La mia musica è istinto, quella da film business»

Sarebbe assai sbagliato limitare Yann Tiersen a “Comptine d’un atre été: l’après-midi”, il più celebre tema della colonna sonora del film “Il favoloso mondo di Amélie”. Certamente, quella pagina è stata determinante per rendere famoso il suo autore, ma oggi, alle 21.30, a Villa Manin, il compositore e polistrumentista francese, tra i profeti del minimalismo, nel presentare il suo ultimo album, “All”, darà prova di un repertorio ben più ampio e, nel complesso, molto differente da quella colonna sonora che, peraltro, non ama. Al punto di arrivare a dire che per lui ha avuto un impatto più negativo che positivo. «Se mi chiedessero di farla di nuovo, oggi sicuramente direi di no, perchè quel film è davvero distante dalla mia musica - afferma Yann Tiersen -. Mi sono ritrovato a scrivere colonne sonore per puro caso: comporre musica è più un processo organico e istintivo che non si può adattare con le necessità dei film. Adoro il mondo del cinema, ovviamente, ma la musica per me deve essere istintiva, sacra, magica e primitiva. Scrivere musica per i film non mi dà le stesse emozioni ed è un mondo totalmente a parte, un business».
In regione, almeno in tempi recenti, si può ricordare Tiersen lo scorso anno in alta quota, sull’Altopiano del Montasio, a Sella Nevea, per il No Borders Music Festival, mentre l’esibizione che doveva tenere nel marzo 2019 al Rossetti è stata cancellata. A Villa Manin, nel concerto che apre la serie dei concerti estivi - dopo di lui ci saranno Giorgia, Rhom Yorke e il duo formato da Stefano Bollani e Hamilton De Holanda - un’altra preziosa occasione per ascoltarlo.
“All”, secondo le intenzioni di Tiersen, vuol essere il coronamento del percorso artistico e umano da lui intrapreso già tanti anni fa, in seguito alla decisione di andare a vivere sull’isola di Ushant, tra la Bretagna e la Cornovaglia, tra la natura incontaminata, perché avvertiva la necessità di staccarsi dalla frenesia della metropoli. Se prima l’isola era il luogo dove si rifugiava per trovare ispirazione ora è proprio diventata casa sua. “All” vuole appunto costituire un invito agli ascoltatori a riconnettersi con la natura e a prendersi una pausa dai social media. È il suo decimo album e il primo registrato a “The Eskal”, il suo nuovo studio, costruito in una discoteca abbandonata sull’isola. «Ho creato la musica davanti a una finestra in questo posto meraviglioso - dice ancora Yann Tiersen -. È un lusso scrivere musica in uno studio così, ma doveroso: scrivere musica è un processo creativo. Per questioni meramente pratiche ed economiche ci stiamo allontanando dai processi tradizionali di creazione. Forse anche per questo ho voluto fare qualcosa di completamente diverso e lontano dal mondo. È forse la ricerca del particolare, del lontano, di tutto ciò che il mondo contemporaneo sta cancellando perché ormai ritenuto inutile. È il completamento del rapporto tra l’uomo e la natura che abbiamo iniziato con “Infinity” e poi con “Eusa”, due album dei quali vado estremamente fiero. E poi in “All” abbiamo ripristinato le lingue “disperse”, dal bretone all’islandese, e abbiamo utilizzato molto la tecnica del “field recording”, ovvero dei suoni registrati al di fuori dello studio di registrazione». —
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