Beni archeologici rubati, sequestrati migliaia di reperti del valore di 17 milioni

(ANSA) - CATANZARO, 12 DIC - Saccheggiavano sistematicamente importanti aree e siti archeologici per trafugare reperti da vendere sul mercato illegale. Con due distinte operazioni, le Dda di Catanzaro e Catania, a conclusione di indagini dei varabinieri del Comando Tutela patrimonio culturale, hanno smantellato due bande ben organizzate facendo emettere 56 provvedimenti cautelari. Undici - 2 in carcere e 9 ai domiciliari - a Catanzaro e 45 a Catania, 9 in carcere, 14 ai domiciliari, 17 obblighi di dimora, 4 obblighi di presentazione alla Polizia giudiziaria, di cui 2 notificati in territorio estero, e una sospensione dell'esercizio di impresa a carico del titolare di una casa d'aste. In Sicilia sono stati sequestrati migliaia di reperti il cui valore complessivo ammonta a 17 milioni di euro. Agli indagati calabresi è stata contestata anche l'aggravante mafiosa per avere agevolato la cosca di 'ndrangheta degli Arena di Isola Capo Rizzuto (Crotone) che in tal modo avrebbe consolidato il controllo del territorio oltre a beneficiare dei proventi delle attività delittuose. Le indagini dei carabinieri del Nucleo Tpc di Cosenza hanno preso il via dopo la scoperta di numerosi scavi clandestini condotti in vari siti e l'accertamento di un traffico di reperti archeologici provenienti da scavi operati nei parchi archeologici nazionali di Scolacium, dell'antica Kaulon e di Capo Colonna. Per sfruttare il mercato, la cosca Arena si sarebbe rivolta all'"esterno" reclutando anche appassionati e conoscitori del settore allo scopo di operare in un contesto specialistico che le sarebbe diversamente precluso. Nell'ambito dell'inchiesta siciliana, condotta dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Palermo coordinati dalla Dda di Catania, gli indagati, secondo l'accusa, erano organizzati in più associazioni nell'area catanese e siracusana, dedite a scavi in siti riconosciuti di valenza archeologica dalla normativa regionale e nazionale. Tra le migliaia di reperti che sono stati sequestrati nel corso delle indagini, monete in bronzo e in oro, alcuni rari o unici esemplari, centinaia di reperti fittili, tra cui crateri integri a figure nere e rosse, chiodi e frammenti, fibule protostoriche, anelli in bronzo, pesi, monete rudimentali in bronzo con globetti indicanti il valore ponderale e/o nominale, fibbie, punte di freccia e askos buccheroide. Il valore economico complessivo dei reperti sequestrati ammonta a 17 milioni di euro. "Gli indagati - ha detto il procuratore di Catanzaro Salvatore Curcio ai giornalisti - sono accusati di associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso perché avrebbero trafugato beni per metterli a disposizione della cosca Arena". Il capitano Giacomo Geloso, comandante del Nucleo Tpc di Cosenza, ha rilevato che "dopo la droga e le armi quello del commercio clandestino di reperti archeologici è il business sul quale sono maggiormente orientati gli appetiti della criminalità organizzata". "L'inchiesta - ha detto il procuratore aggiunto Giancarlo Novelli - permette di conoscere la pervasività della criminalità che arriva anche a sottrarre le ricchezze sotterrate di questa regione". "Con quello che si è sequestrato - ha detto il procuratore di Catania Francesco Curcio, in collegamento con la conferenza stampa di Catanzaro - si potrebbe aprire uno dei più importanti musei archeologici in Italia". (ANSA).
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