Videochiamate dal carcere per estorsione al presidente di Confindustria Sicilia

(ANSA) - MESSINA, 20 DIC - Videochiamate dal carcere per una tentata estorsione al cantiere di fondo Fucile di Messina di proprietà della Cosedil di Gaetano Vecchio, presidente di Confindustria Sicilia. E' quanto emerso dalle indagini dei carabinieri della città dello Stretto, coordinate dal procuratore Antonio D'Amato, che hanno portato all'esecuzione di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di tre indagati. Due di loro, un 39enne e un 33enne, sono ritenuti gli autori delle videochiamate estorsive fatte mentre erano detenuti, scattate dopo che quelle in 'presenza' fatte al cantiere da un 24enne, anche lui destinatario del provvedimento, e poi anche da un minorenne non erano andate a buon fine per la reazione del titolare che ha denunciato. I reati contestati nell'ordinanza cautelare sono tentata estorsione e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, reati aggravati dal metodo mafioso e dall'impiego di un minorenne. I fatti contestati dalla Procura di Messina, su indagini dei carabinieri, risalgono al 1 dicembre scorso quando veniva richiesta una tangente da 250 mila euro, successivamente, ridotta a 100 mila euro, a un'impresa edile catanese, la Cosedil di Gaetano Vecchio, che stava svolgendo lavori di riqualificazione di un'area degradata in località "Fondo Fucile" e la realizzazione di alloggi di edilizia popolare. Le indagini, coordinate dalla Dda, sono state avviate dai carabinieri del comando provinciale di Messina che hanno ricostruito l'attività estorsiva, non andata a buon fine, grazie alla repentina denuncia del titolare della impresa. L'aggravante del metodo mafioso, spiega il procuratore D'Amato, è stata confermata dal Gip per "l'evocazione dell'appartenenza dei due indagati ristretti alla criminalità organizzata messinese" e per "le modalità della richiesta di denaro, avanzata con la prospettazione dell'impiego di ordigni esplosivi per far "saltare" il cantiere". Elementi che, aggiunge il magistrato, sono "corroborati dai precedenti giudiziari dei soggetti ristretti in carcere, per fatti analoghi". (ANSA).
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