Il mondo dei motori piange Andrea De Adamich: aveva 84 anni
È stato l’unico triestino ad aver partecipato al mondiale di Formula 1, ma è stato anche giornalista, conduttore televisivo e imprenditore

Il mondo dei motori piange Andrea De Adamich, scomparso a 84 anni a Parma. Resta l’unico triestino ad aver partecipato al mondiale di F1. Ma De Adamich è stato molto di più di un pilota. Ha consumato la vita a trasmettere la sua passione per i motori. E per questo sarà ricordato.
Era nato a Trieste nel 1941 da papà fiumano e mamma vicentina. Aveva lasciato la casa di via Murat da bambino perché la sua famiglia aveva scelto di vivere a Vicenza nell’abitazione del nonno materno, prima del trasferimento a Milano. Ma a Trieste era tornato da adulto in più circostanze l’ultima per ricevere il giusto riconoscimento della città dalle mani del sindaco Dipiazza nel 2017. Anzi in quell’occasione il sindaco si era scusato per il ritardo con il quale Trieste avesse onorato questo figlio illustre con la consegna della medaglia bronzea: «de Adamich è un campione della velocità, ma da parte della città c'è stata invece un po' di lentezza nel riconoscerlo!» aveva scherzato il primo cittadino: «Beh, anche se è stata una ...ventiquattr'ore l'importante è vedere la bandiera a scacchi» aveva risposto de Adamich con l’ironia che lo contraddistingueva.
Le "sue" auto sono state le Alfa Romeo Gta con cui divenne campione europeo turismo nel 1966 e '67, la Giulia TZ2, l'Alfa 33 e poi Brabham, Ferrari, Surtees, March, Mc Laren. Nel 1971 vinse la 1000 chilometri di Brand Hatch. L'Alfa ritornava alla vittoria in una prova mondiale dopo 20 anni di forzata astinenza. L'ultimo primo posto era stato di Manuel Fangio.
Trieste aveva segnato anche un evento traumatico nella sua carriera di pilota nella corsa "La salita dei campioni Trieste-Opicina": “Alla prima doppia curva a S – aveva raccontato - mi cappotto sull'asfalto, l'auto parte sul tetto, finisce contro un muretto che la taglia in due e mi fermo cinque metri più sotto. Mi sono svegliato in ospedale, non mi ricordavo nulla ma le fotografie che conservo ancora oggi dicono tutto...».
Dopo quell’episodio Andrea de Adamich ebbe la capacità di arrivare in Formula1. Un triestino quindi nel Circus tra il '68 e il '73. Anzi: un triestino alla Ferrari (ma poi anche alla McLaren, alla March, alla Surtees e alla Brabham). In realtà quello con il Cavallino rampante fu un rapporto assai complicato. Ecco il suo racconto raccolto in quell’intervista di quasi dieci anni or sono «Sono in squadra con Jacky Ickx e Chris Ammon e parto subito correndo forte, tanto forte. Ma non mi rendo nemmeno conto del perché. Diciamo che non vengo accompagnato come sarebbe stato necessario, non vengo gestito come si sarebbe dovuto fare...». Un incidente, poi un rapporto non facile con Enzo Ferrari. «Quando mi sento pronto vado da lui e gli dico "voglio tornare in pista". Enzo Ferrari mi gela: "Sono io che decido chi corre", mi dice».
De Adamich chiuse la carriera in maniera traumatica con la Brabham: si fratturò le gambe a Silverstone nei primi giri del Gp di Gran Bretagna del 1973.
Dopo il ritiro ha iniziato la sua seconda carriera come commentatore televisivo. Sulle reti Mediaset, ha raccontato la F1 per quasi 30 anni, formando una coppia celebre insieme a Guido Schittone.
La figura del commentatore tecnico in tv l'ha inventata lui. Erano gli albori della tv commerciale quando iniziò ad andare in onda Grand Prix ad Antenna Nord, che nell'81 divenne Italia 1 e un anno dopo passò dalla Rusconi alla Fininvest: ecco, quando divenne Italia 1, l'unica "vecchia" trasmissione a resistere nel palinsesto fu la sua.
Si è dedicato anche alla Guida sicura, creando il "Centro internazionale guida sicura", un efficientissimo centro di formazione all’autodromo di Varano de’ Melegari, nel Parmense.
Per i suoi meriti, il 2 giugno 2022 è stato nominato Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica italiana.
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