Il batterista di Cremonini alle prove per la data zero: «Un artista che apprezzo, meticoloso come Elisa»

Dal conservatorio di Trieste ai grandi stadi italiani, il musicista di Palmanova accompagna il cantante bolognese in “Live 25” portando il Friuli sul palco nazionale

Elisa Russo
Andrea Fontana è nato a Palmanova nel ‘71, Fontana ha studiato al conservatorio Tartini di Trieste ed è cresciuto a Fiumicello, dove tutt’ora risiede
Andrea Fontana è nato a Palmanova nel ‘71, Fontana ha studiato al conservatorio Tartini di Trieste ed è cresciuto a Fiumicello, dove tutt’ora risiede

C’è anche un musicista friulano nella band di Cesare Cremonini, nel tour da record (sold out ovunque) “Live 25” che parte domenica dallo Stadio Teghil di Lignano Sabbiadoro. Si tratta del batterista Andrea Fontana, già noto per la sua carriera partita al fianco di Elisa e poi con tanti big come Tiziano Ferro, Fossati, Silvestri, Noemi, Emma, Amoroso, Michielin, Mika, Patty Pravo, Tananai…

Nato a Palmanova nel ‘71, Fontana ha studiato al conservatorio Tartini di Trieste ed è cresciuto a Fiumicello, dove tutt’ora risiede. «Non ho mai pensato di spostarmi da qui – dice –. L’unica città che avrei potuto prendere in considerazione è Bologna, un posto che mantiene ancora un equilibrio, non è stressante».

Città, per altro, di Cremonini. Le prove del tour dove le avete fatte?

«Il grosso della parte musicale proprio a Bologna. Poi qui a Lignano stiamo lavorando sullo spettacolo, per mettere insieme anche luci, video».

Il Friuli ospita sempre più spesso date zero. Orgoglioso?

«Credo sia una cosa degli ultimi dieci anni. Tanto di cappello a chi lo rende possibile. È una semina. Alla fine, non siamo così fuori dal mondo, è un punto strategico, vicino al confine, c’è l’aeroporto».

Oltre 200 persone impegnate dietro le quinte a Lignano. Ci sono figure locali?

«È una macchina enorme. Sul palco sono l’unico friulano, dietro ce ne sono sicuramente altri, il nostro autista, addetti al catering».

Da quanto tempo suona con Cremonini? E che tipo è?

«Da prima del Covid, dal “Logico Tour”. Ho suonato anche qualche brano del disco, è un artista che apprezzo. Per come lo conosco mi piace molto, abbiamo un rapporto diretto, si voga nella stessa direzione. È molto simile a Elisa, entrambi meticolosi, appassionati del proprio lavoro, della propria arte, si spremono, danno il meglio. In un’epoca dove tutto è superficiale, questi artisti si distinguono».

Dai piccoli club agli stadi, cosa cambia?

«Dal punto di vista tecnico, c’è qualche differenza. Ma dal punto di vista emotivo che sia bar, teatro, club, palazzetto, stadio, il mio atteggiamento è sempre lo stesso, c’è una tensione che però non mette a rischio la performance. Certo, la prima data che ho fatto allo stadio, a Palermo con Elisa, mi ha fatto effetto, ma l’ho superata».

Con Elisa (con cui suona ancora) tutto ebbe inizio?

«Sì, nel ’96. E già prima suonavo nei So Fuckin’ What con Poletto, Rigano, Gelsi. C’erano locali nella zona che permettevano di suonare dal vivo, il Duff a Terzo d’Aquileia, poi Zanzibar di Staranzano dove facevamo le jam session. Siamo stati fortunati in quel periodo, c’era spazio per la musica dal vivo senza troppe restrizioni, occasioni di incontro».

Tra le tante collaborazioni, chi citerebbe?

«La musica non è una gara di moto. È talmente varia che non puoi fare paragoni, oltre Elisa cito magari Fossati, mi ha regalato momenti intensi, ha una padronanza musicale mostruosa e ha scritto per tutti. Ma mi è andata sempre di lusso, ho lavorato in progetti che mi piacciono».

“Turnista” è un termine che la disturba, toglie “magia”?

«È una parola molto anni ’80-‘90. Alla fine, sei assunto e fai un turno, ci può stare. Non ci do peso. Sul manifesto c’è il volto dell’artista per cui lavoriamo e la responsabilità è sua. Ti metti al servizio e cerchi di accontentare il pubblico e l’artista. Io sono il primo romanticone eh, ma magari più nei miei progetti da solista come i LaKick con Noochie e Casagrande. Ma in generale: se non mantenessi una visione romantica, sarebbe già finita».

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