Ex postino morto a Sagrado: indagati convocati, prelevato il Dna

Prese le impronte e fotosegnalamento per compagna, figlio di lei e fratellastro: raffronto con resti. Martedì l’incarico del gip di Gorizia per l’autopsia

Maria Elena Pattaro
(foto Daniele Tibaldi)
(foto Daniele Tibaldi)

Prelievo del Dna e campionamento delle impronte digitali per i tre indagati per la morte dell’ex postino Vito Mezzalira. L’atto è stato eseguito ieri (10 dicembre) su disposizione del giudice e ha riguardato Mariuccia Orlando, compagna del 66enne; Andrea Piscanec e Moreno Redivo, rispettivamente figlio e fratellastro della donna.

Tutti e tre sono accusati in concorso di omicidio volontario, sottrazione di cadavere e truffa aggravata e continuata. L’inchiesta è nelle mani della Procura di Gorizia. Gli indagati, convocati dai carabinieri e assistiti dai loro legali (gli avvocati Giovanni Di Lullo e Alberto Polacco per madre e figlio; Mariapia Maier e Antonio Cattarini per Redivo), si sono dimostrati collaborativi con gli investigatori.

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Mezzalira con la compagna Mariuccia

Gli accertamenti

Gli accertamenti sono consistiti nel prelievo del Dna, della campionatura delle impronte digitali, ma anche nel fotosegnalamento dei tre indagati, di cui sono stati fotografati anche i segni particolari: tatuaggi, piercing, ecc. L’obiettivo, a rigor di logica, dovrebbe essere quello di confrontare gli elementi raccolti con eventuali tracce genetiche o impronte rinvenute sui resti dell’ex postino, scomparso nell’estate del 2019.

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I carabinieri davanti alla villetta di Sdraussina (Tibaldi)

Ma va detto che la comparazione, nel caso sia un atto ripetibile, può avvenire al di fuori del contraddittorio, dunque a insaputa degli indagati stessi, perlomeno in questa fase delle indagini.

Verso l’autopsia

Intanto ci si prepara all’autopsia. Martedì pomeriggio è fissata l’udienza per il conferimento dell’incarico ai periti, che indicheranno data e luogo in cui effettuare l’esame autoptico sulle spoglie emerse dagli scavi. L’accertamento avverrà in incidente probatorio: sarà dunque una “prova cristallizzata” utilizzabile nell’eventuale processo.

La gip Caterina Caputo affiderà l’incarico al medico legale Alessia Viero e all’antropologa forense Debora Mazzarelli. I quesiti principali, stando a quanto trapela, riguardano l’identificazione dei resti, la causa del decesso e l’epoca in cui è avvenuto.

Le difese parteciperanno all’accertamento tecnico irripetibile con i rispettivi esperti: i consulenti Stefano D’Errico, direttore della Medicina legale dell’Università di Trieste e Maria Assunta Cova, operante in Asugi (per quanto al momento è dato sapere), nonché i periti Raffaele Barisani e Lorenzo Cociani.

Ma perché ricorrere al giudice per le indagini preliminari piuttosto che mantenere la procedura appannaggio della pubblica accusa? «In una vicenda così complessa e delicata, abbiamo ritenuto che le attività scientifiche debbano essere svolte sotto l’egida del gip, a garanzia della terzietà» hanno spiegato nei giorni scorsi i legali dei tre indagati.

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