L’ombra del complotto e il cane di Trilussa

Ma di che cosa stiamo parlando? Del niente, o quasi, ma succede nel vuoto delle vacanze estive, un “vacuum”, una pausa rispetto all’intensa quotidianità. In politica, però, come nella Fisica di Aristotele, il vuoto non è concepibile. Ecco, allora, che arriva il complotto sul complotto che non esiste. Così abbiamo di cosa parlare, anche se non ne abbiamo voglia e non ci sarebbe niente da dire e - forse - dovremmo concentrarci su qualcosa di più serio.
La trama è molto esile: un direttore di giornale, ultra schierato e ultra “organico” alla destra di governo, se ne esce con un editoriale nel quale paventa un’azione giudiziaria - che non c’è - da parte della magistratura, nei confronti della sorella della presidente del Consiglio, paradossalmente su ispirazione di quel pezzo di opposizione che non ha certo buoni rapporti con i magistrati. Nell’editoriale si parla di non precisati “indizi convergenti”, che innescano un potente fuoco di sbarramento da parte di tutti i partiti di centro destra. La presidente del Consiglio conferma e sentenzia: “molto verosimile”. Il Governo si accoda, compresa Forza Italia, memore delle vicende giudiziarie - assai più concrete - del fondatore Silvio Berlusconi.
Complotto, complotto, complotto. È il coro unanime della maggioranza di governo e dei mass media schierati. L’opposizione, risvegliata all’improvviso dal torpore ferragostano, smentisce, non senza qualche imbarazzo, perché non capisce che cosa ci sia da smentire. La magistratura è più perentoria, in particolare l’Anm, che nega qualsiasi indagine in corso e rilancia: «Il governo costruisce bufale ad arte per piegare i magistrati».
E se invece, alla fine, la sorella della presidente del consiglio, moglie - appena separata - di ministro, responsabile della segreteria politica del partito di maggioranza relativa, ottenesse davvero un posto di rilievo per una sua amica tra i vertici della Rai? Pazienza, sono cose che succedono. Tanto rumore per nulla in una serata di mezza estate? Sì e no, anche se con questo caldo non abbiamo tanta voglia di inseguire le beghe dei potenti di turno.
Eppure la tecnica di utilizzare i complotti, veri o presunti, è antica quanto la politica. Il più famoso e terribile fu l’incendio del Reichstag, il parlamento tedesco, nel 1933, che scatenò una furiosa campagna di repressione contro comunisti e dintorni, ordinata da Hitler in persona, sopprimendo quasi di colpo le libertà democratiche.
Ma se la storia - ha detto Karl Marx - «si ripete, la prima volta come tragedia, la seconda come farsa», questa volta siamo ben al di sotto anche dalla farsa. Eppure ne stiamo parlando come se fosse una cosa quasi seria.
Allora, più che far riferimento a Karl Marx, sarebbe più indicato ispirarsi a Trilussa, poeta in romanesco, nominato senatore a vita pochi giorni prima di morire, interprete di una certa satira indulgente nei confronti del potere.
Nella sua poesia intitolata “Er nemmico” (1919), racconta di un cane lupo, «messo de guardia a li cancelli d’una villa/ tutta la notte stava a fa’ bubbù», anche se non c’era nessuno e la strada era tranquilla. Come mai? «Lo faccio pe' nun perde er posto./ Der resto, cara mia,/ spesso er nemmico è l'ombra che se crea/ pe' conservà un'idea:/ nun c'è mica bisogno che ce sia». E così Trilussa aveva già capito tutto.
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