Olimpiadi 2024, se ci fosse Roma al posto di Parigi

Non c’è niente da fare, si va di male in peggio. Quelli della mia generazione che ebbero modo di vedere il pugno guantato di nero di Carlos e Smith alle Olimpiadi messicane ora devono accontentarsi delle provocazioni francesi e delle invettive degli odierni governanti italiani – notissimi esperti della nobile arte e in genere di etica dello sport e annessi regolamenti – per un incontro di boxe fra un’atleta algerina e una del nostro paese. Su quest’ultimo argomento non mi pronuncio: a differenza di qualche milione di italiani, non ho sufficienti elementi per esprimermi, sulla presentazione invece posso dire qualcosa.
Francamente ho trovato nella coreografia e nella regia francese, un elemento di fastosità, di spettacolarità, e se vogliamo, di auto-celebrazione che per alcuni versi mi hanno lasciato perplesso. Tuttavia il rifrangersi dell’immagine di Maria Antonietta che tiene la propria testa fra le mani affacciata ad una finestra della Conciergerie che si tinge di rosso, mi è parsa geniale e rivelatoria di come l’immaginario collettivo francese (o chi lo interpreta) si rispecchia nel passato. Nella sua irriverenza, nella sua provocatorietà, nel suo essere sfidante pur nell’involucro dello “spettacolo” ha costituito il vero punto dirimente della manifestazione, ciò che l’ha resa divisiva, o meglio “fantastica e geniale” per alcuni, “kitsch e blasfema” per altri.
Per un istante, pensando che questi Giochi Olimpici avrebbero dovuto essere i nostri e si sarebbero dovuti tenere a Roma, ho provato un profondo rammarico per l’occasione perduta……ma si è trattato solo di un istante e subito è prevalso in me un moto di gratitudine. Per il Movimento 5 Stelle! E non penso a quelli odierni, ma alla vecchia pattuglia, a Beppe Grillo, alla Raggi, a Diba, al grande Di Maio, insomma a quel manipolo di intrepidi che nel 2018, con straordinaria lungimiranza seppe opporsi alla candidatura di Roma quale sede delle Olimpiadi nel 2024.
Vista con il senno di poi, fu una scelta che salvò il paese dal baratro! L’organizzazione delle Olimpiadi avrebbe infatti gettato l’Italia in una crisi – reputazionale – rispetto alla quale la fatidica data dell’8 settembre del 1943, sarebbe parsa come un smagliatura su un paio di calze di nylon.
Eh sì cari amici, perché se le Olimpiadi le avessimo effettivamente tenute a Roma in quest’anno di grazia 2024, oggi ci troveremmo con il ministro Sangiuliano a gestire la cerimonia inaugurale.
Il ministro della Cultura, quello convinto che Colombo e Galileo fossero contemporanei, quello che a dispetto delle evidenze e delle smentite degli autori sostiene che il tableau con le drag queen a Parigi sia ispirato dall’Ultima Cena, quello che ritiene che Times Square sia a Londra, quello che afferma che il fondatore del pensiero di destra in Italia sia stato Dante Alighieri.
Ci vorrebbe il genio distopico di un grande scrittore o di un grande umorista per immaginare ciò che Sangiuliano – che a tutto è capace di rinunciare, tranne che a comandare – potrebbe mettere in campo per l’Italia davanti ad un miliardo di spettatori! Quello sarebbe stato capace anche di buttarsi nel ring per sospendere il combattimento fra Imane Khelif e la nostra Angela Carini!
No, non c’è da scherzare. Sdoganare l’ignoranza è un peccato mortale e fa male al Paese. Giorgia Meloni, una donna che – piaccia o non piaccia – il suo mestiere lo sa fare, ci deve metter mano. Non ci sono legami politici e correntizi che tengano. Ne trovi un altro. Per fare meglio non ci vuole niente e gli italiani che hanno faticato, o ancora faticano, sui banchi di scuola, Sangiuliano non se lo meritano.
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