Ex postino scomparso a Sagrado, indagato per omicidio volontario anche il figlio della compagna

Il triestino Andrea Piscanec inserito nel registro degli indagati per la scomparsa di Vito Mezzalira assieme a Mariuccia Orlando e Moreno Redivo. La svolta dopo il ritrovamento di resti umani sepolti nel giardino dell’abitazione di Sdraussina

A sinistra le ricerche riprese giovedì (foto Tibaldi), a destra Vito Mezzalira
A sinistra le ricerche riprese giovedì (foto Tibaldi), a destra Vito Mezzalira

Dopo le voci dei giorni scorsi è arrivata la conferma: per la scomparsa di Vito Mezzalira, l’ex postino di Trieste sparito nel nulla nell’estate 2019 dalla sua casa a Sdraussina, a Poggio Terza Armata, in provincia di Sagrado, sale a tre il numero di indagati: oltre alla compagna Mariuccia Orlando e il fratellastro di lei, Moreno Redivo nel registro degli indagati c’è anche il figlio della donna, il triestino Andrea Piscanec.

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I carabinieri davanti alla villetta di Sdraussina (Tibaldi)

La procura di Gorizia procede per i reati di concorso in omicidio volontario, concorso in sottrazione di cadavere e truffa aggravata e continuata. Lo si apprende da un comunicato diffuso dai carabinieri.

A far aprire le indagini era stata la sorella dell’ex portalettere, residente a Mantova, insospettita dalle contraddizioni nei racconti della compagna e da una serie di anomalie - accertate dall’Arma- nei prelievi della pensione di Mezzalira.

La svolta è arrivata nei giorni scorsi, quando nel corso dei rilievi tecnici nell'abitazione dove risiedeva lo scomparso sono stati rinvenuti resti umani dentro un pozzo cementato nel giardino.

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Gli inquirenti sul posto in via Nuova 7 a Sdraussina, nel comune di Sagrado

“L’impiego combinato del georadar e del cane per la ricerca di cadaveri ha permesso di rinvenire uno scheletro umano, con buona probabilità appartenente allo scomparso – si legge nella nota dei carabinieri -. I resti, contenuti in sacchi di plastica per la spazzatura, sono stati rinvenuti all’interno di una fossa per le acque nere, posizionata sul retro dell’abitazione, alla profondità di circa 4 metri. Chi a suo tempo ha occultato il cadavere lo ha poi coperto con terra e materiale di scarto e, successivamente, per far scomparire l’accesso alla fossa e rendere più difficoltose le eventuali ricerche, ha provveduto anche a creare ex novo un cortiletto cementato.

L’esito degli accertamenti medico – legali, disposti sulle spoglie rinvenute, permetterà di acquisire ulteriori riscontri investigativi e dare un’identità alla salma.

Orlando e Redivo sono indagati per i reati di concorso in omicidio volontario, concorso in sottrazione di cadavere e truffa aggravata e continuata, mentre Piscanec per i primi due.

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