Il paradosso della Pediatria: nascite in calo, ma mancano oltre cinquecento medici

Le Regioni più colpite sono Lombardia, Piemonte e Veneto, che da sole coprono oltre il 75% del deficit nazionale. In Fvg media di assistiti per pediatra è di 933, un dato che si avvicina pericolosamente alla soglia critica

Il paradosso della sanità: non nascono più bambini, ma mancano i pediatri
Il paradosso della sanità: non nascono più bambini, ma mancano i pediatri

Entro il 2028 in Italia andranno in pensione quasi 2.600 pediatri di famiglia. Secondo l’ultimo report della Fondazione Gimbe, pubblicato il 2 luglio 2025, il sistema sanitario territoriale rischia il collasso, soprattutto nelle Regioni del Nord, dove si concentra la stragrande maggioranza delle carenze.

Ad oggi mancano all’appello almeno 502 pediatri di libera scelta, e il ricambio generazionale è tutt’altro che garantito.

La pediatria di famiglia è un presidio essenziale per l’assistenza primaria: ogni bambino, dalla nascita fino ai 13 anni, deve essere seguito da un medico dedicato. Tuttavia, nonostante il calo demografico registrato negli ultimi anni, il numero di pediatri in attività è sceso in modo ancora più rapido.

Il paradosso del calo delle nascite

Negli ultimi sei anni, la popolazione infantile (0-5 anni) è diminuita di oltre 430.000 unità, ma i pediatri disponibili sono calati a un ritmo persino più rapido: tra il 2019 e il 2023 sono scomparsi 702 PLS (pediatri di libera scelta), con una riduzione del 9,5%. Nonostante il minor numero di nati, il carico assistenziale è aumentato: nel 2023, i nuovi nati (379.890) sono stati più dei ragazzi che hanno lasciato il PLS per passare al medico di base (stimati in 328.000), generando oltre 50.000 nuovi assistiti in più per il sistema pediatrico territoriale.

Il risultato? Pediatri al limite massimo degli assistiti – fissato a 1.000 per medico dall’Accordo Collettivo Nazionale del 2024 – e genitori sempre più in difficoltà a trovare un professionista disponibile. “Il diritto alla libera scelta è spesso solo teorico”, denuncia il presidente GIMBE, Nino Cartabellotta.

Il presidente della Fondazione GIMBE, Nino Cartabellotta, ha spiegato che «in molte zone d’Italia le famiglie non riescono più a trovare un pediatra disponibile. Il diritto alla libera scelta viene spesso ostacolato, e questo accade anche nei grandi centri urbani». Le Regioni più colpite sono Lombardia, Piemonte e Veneto, che da sole coprono oltre il 75% del deficit nazionale.

Il caso del Veneto

Il Veneto rappresenta uno dei casi più emblematici. Con una carenza stimata di 93 pediatri, la Regione registra una media di 1.008 bambini per ciascun medico, superando sistematicamente la soglia massima.

Questo significa che molti pediatri lavorano già in deroga ai limiti previsti, con un livello di saturazione che incide negativamente sulla qualità dell’assistenza. Cartabellotta avverte che «in Veneto siamo al limite. I genitori faticano a trovare un pediatra, specialmente nelle città più popolose e nelle aree interne. È evidente che il sistema sta cedendo sotto il peso della domanda».

La situazione in Fvg

Anche il Friuli Venezia Giulia, pur non figurando tra le Regioni in deficit secondo le stime medie regionali, mostra segnali di forte pressione. La media di assistiti per pediatra è di 933, un dato che si avvicina pericolosamente alla soglia critica. Oltre l’85% dei bambini tra 6 e 13 anni risulta ancora in carico ai PLS, confermando l’elevato utilizzo del servizio pediatrico sul territorio.

La distribuzione, tuttavia, è disomogenea: nelle aree interne come la Carnia o nei distretti montani del Pordenonese, la carenza di ambulatori e le distanze da percorrere rendono difficile l’accesso alle cure. «Non possiamo limitarci alle medie regionali – ammonisce GIMBE – perché le carenze reali si annidano nei territori più fragili, dove anche un solo medico in meno fa la differenza».

Sempre meno pediatri in formazione

A complicare ulteriormente il quadro c’è l’età avanzata dei medici attualmente in servizio: il 77% dei pediatri ha oltre 23 anni di specializzazione. Con quasi 2.600 pensionamenti attesi entro il 2028, il ricambio appare incerto. Le borse di studio per la specializzazione in pediatria sono aumentate negli ultimi anni, ma non è chiaro quanti dei nuovi specialisti sceglieranno la carriera territoriale invece di quella ospedaliera, spesso più strutturata e attrattiva.

Secondo la Fondazione Gimbe, la crisi non è solo una questione numerica, ma anche organizzativa.

L’attuale meccanismo di assegnazione dei pediatri di libera scelta e il sistema delle deroghe non sono più sostenibili. È necessario un cambiamento profondo: vanno rafforzate le strutture territoriali previste dal PNRR, come le Case di Comunità, va incentivato il lavoro in team e servono accordi sindacali che rendano la professione sostenibile anche per i più giovani.

«Questa non è solo una crisi di numeri – conclude Cartabellotta –. È una crisi di visione. Senza un piano serio, il pediatra di famiglia rischia di diventare una figura del passato. E con lui, il diritto dei bambini a un’assistenza capillare, gratuita e qualificata».

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