Settant’anni di Trieste italiana: i volti e i ricordi che fanno la storia
Abbiamo scelto di mettere al centro del nostro racconto proprio l’esperienza di chi è stato testimone oculare di quel momento

La Storia è Novella che sventola il tricolore; è Alma che conserva le piume dei bersaglieri; è Clara con il suo fazzoletto di seta; è Flavio che rivede l’attracco del cacciatorpediniere Grecale; è il carabiniere Pietro, ancora commosso per gli abbracci di centinaia di persone; è Maria Luisa che rivive il viaggio in battello da Monfalcone.
Ricordi ed emozioni si rincorrono nel racconto di chi c’era, quel 26 ottobre del 1954 in piazza dell’Unità d’Italia. E ci restituiscono l’eccezionalità di una giornata cruciale per Trieste e il Paese.
Nel giorno in cui si celebrano i 70 anni dal ritorno della città all’Italia, abbiamo scelto di mettere al centro del nostro racconto proprio l’esperienza di chi è stato testimone oculare di quel momento e lo abbiamo fatto convinti che la Storia sia esattamente questo: un reticolo di vicende umane che dà forma e sostanza ai grandi fatti. Nei libri ricordiamo ovviamente le date, gli avvenimenti, i protagonisti principali. Tutte cose che esistono soltanto perché sorrette da un tessuto di persone, da quella che chiamiamo un po’ automaticamente “società”, senza pensare che l’origine della parola rimanda all’idea di compagno, di alleato, di chi si unisce per perseguire un obiettivo comune.
Un giornale vive esattamente del rapporto con una comunità. Ecco perché abbiamo pensato che fosse giusto mettere i triestini al centro della nostra celebrazione. E che bello scoprire che fra le immagini che la loro memoria ha scolpito di quel giorno c’è anche la copia del giornale acquistata prima di andare in piazza a festeggiare, una copia storica anche per noi, visto il recupero della testata Il Piccolo quel giorno.
La dimensione umana, poi, è qualche cosa che a Trieste assume un valore tutto suo: non si vuole certamente fare classifiche, ma è oggettivo dire che il ruolo che ricopre qui entra nel campo della straordinarietà. L’incrocio di lingue, culture, identità sociali e storiche è parte fondante di questa città e di questa parte d’Italia: la coesistenza di queste componenti si è tradotta in eventi anche laceranti, di cui sopravvivono tracce, a volte debolissime, altre più nette.
Anche in una giornata come questa è giusto esserne consapevoli, a patto di tenere però lo sguardo sempre rivolto in avanti, guardando ciò che c’è da costruire. Nel caso di Trieste, vuol dire ambire a crescere come punto di riferimento di un teatro che è sempre più europeo. Settant’anni fa si è celebrata una tappa cruciale di questo cammino. E il fatto che anche oggi siano previste nuvole, come accadde allora, è un particolare che aggiunge un tocco di romanticismo a una giornata da vivere con tutta l’intensità di cui Trieste è capace. —
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