Il vescovo di Trieste Trevisi a ebrei e musulmani: «Uniti possiamo costruire la pace»

Lettera al rabbino Meloni e al presidente della Comunità islamica Omar con l’invito a pregare insieme a Monte Grisa

Piero Tallandini
Il santuario di Monte Grisa gremito lunedì sera per l’incontro di preghiera per la pace. Foto Lasorte
Il santuario di Monte Grisa gremito lunedì sera per l’incontro di preghiera per la pace. Foto Lasorte

Nel giorno della firma dell’accordo per Gaza, ora che finalmente le armi tacciono e gli ostaggi possono riabbracciare i propri cari, il vescovo di Trieste Enrico Trevisi ha lanciato un appello interreligioso per la pace coinvolgendo il rabbino capo della Comunità Ebraica di Trieste e del Friuli Venezia Giulia Eliahu Alexander Meloni e il presidente della Comunità islamica di Trieste Akram Omar.

Il presule ha indirizzato ai due rappresentanti delle rispettive fedi una lettera invitando tutti all’incontro per la pace che si è tenuto lunedì sera, dalle 20.30, al santuario di Monte Grisa. Ma l’invito all’iniziativa serale di preghiera (né Meloni, né Akram Omar hanno presenziato) non è stato l’intento primario del messaggio. Trevisi ha voluto idealmente abbracciare i due capi religiosi per indicare un percorso da condividere, un cammino di riconciliazione verso una pace duratura.

Non solo Palestina e Israele, ma qualunque territorio è chiamato a contribuire a quella pace. «Anche a Trieste continuiamo a costruire spazi di confronto, di reciproco arricchimento, di quel dialogo che ci vede portatori di identità differenti, ma che possono contribuire al bene dell’intera comunità, dell’intera città, dell’intera famiglia umana – ha scritto Trevisi –. Con grande gioia io e tutta la comunità cattolica ci uniamo ai fratelli ebrei che esultano per la liberazione degli ostaggi israeliani e a tutti i fratelli palestinesi che esultano per la fine delle operazioni militari a Gaza. Sappiamo che siamo all’inizio di un percorso e che tante saranno le difficoltà da affrontare. Tanto dolore è stato seminato. Tante persone innocenti sono morte. Ma oggi è un giorno di speranza che ci deve vedere tutti uniti».

«La pace non è mai una meta adeguatamente raggiunta, ma è sempre un cammino in cui ci approssimiamo passo dopo passo ad una fraternità di cui tutti sentiamo lo struggente bisogno – ha aggiunto il presule –. Dio ci chiede di lasciarci convertire per essere uomini e donne di pace, popoli che camminano per ricostruire legami di giustizia in cui tutti possano vivere in sicurezza, lavorare per il bene comune, amare la propria famiglia e la terra in cui sono chiamati a lodare Dio e a vivere nella pace. Sosteniamo i politici nelle loro responsabilità. Auspichiamo il coraggio e l’audacia di vie nuove per costruire convivenze in cui ciascuno possa guardare al futuro con grande speranza».

Lunedì la senatrice del Pd Tatjana Rojc, segretaria della commissione Politiche Ue, ha voluto ringraziare il vescovo di Trieste «per l’opera incessante profusa in favore del dialogo interreligioso e per la valorizzazione della nostra terra multiculturale: è un esempio per tutti i veri costruttori di pace. Dalle comunità che convivono sui territori si può levare un segnale che raggiunga e solleciti l’Ue e il Governo a un maggiore impegno». —

 

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