Transizione energetica, l’allarme di Fedriga: «Interrogativi su costi e tenuta economica»

Il presidente della Regione è intervenuto al Meeting di Rimini: «L’Adriatico deve essere pensato come sistema integrato»

Christian Seu
L'intervento del governatore Fedriga al meeting di Rimini
L'intervento del governatore Fedriga al meeting di Rimini

Intervenuto con un videomessaggio al Meeting di Rimini, il presidente della Regione Massimiliano Fedriga ha ammonito sui rischi connessi alla transizione energetica.

In un’era di sfide, inevitabilmente rese più ardue dall’instabilità politica internazionale e dalle guerre in Ucraina e Medio Oriente, il Friuli Venezia Giulia rivendica il proprio ruolo di «porta d’Europa». «Il porto di Trieste, primo in Italia per traffico merci, è hub logistico ed energetico che unisce Mediterraneo, centro ed est Europa, grazie all’intermodalità ferroviaria – ha indicato Fedriga –. Siamo territorio della conoscenza e dell’innovazione: Hydrogen Valley, le università e i centri di ricerca, i progetti sull’intelligenza artificiale e sulla digitalizzazione rafforzano la competitività delle imprese e formano le nuove generazioni»

«Tuttavia – ha sottolineato il governatore – non possiamo nascondere che la tradizione energetica, pur necessaria e inevitabile, solleva anche interrogativi concreti sui costi che i cittadini e le imprese dovranno sostenere, sulla reale sostenibilità tecnologica di alcune soluzioni e sulla capacità del nostro sistema industriale di reggere tempi così rapidi di trasformazione. E soprattutto il rischio che altri Paesi nel mondo posseggano quelle tecnologie in grado di condizionare lo sviluppo dell’Europa e del nostro Paese».

Fedriga è intervenuto all’evento di Comunione e Liberazione con un messaggio registrato alla tavola rotonda “Le frontiere dell’Adriatico”, durante la quale hanno preso la parola il presidente delle Marche, Francesco Acquaroli, l’assessore regionale lucano Cosimo Latronico e Viviana Matrangola, esponente della giunta regionale della Puglia. Proprio a proposito delle relazioni nell’area adriatica il governatore ha rimarcato come «parlare di Adriatico significhi parlare anche di identità: identità plurali, latine, slave, germaniche, che non sono muri, ma radici».

«Radici senza le quali – ha aggiunto il presidente della Regione – non può esserci un dialogo autentico: identità forti non chiudono, piuttosto alimentano l’energia delle relazioni, come insegna la storia della Mitteleuropa, fatta di convivenza, di apertura pragmatica, di equilibrio tra commercio e diplomazia. L’Adriatico deve essere pensato come sistema integrato: i porti italiani, ovvero Trieste, Venezia, Ancona, Bari, complementari a quelli croati e balcanici, possono diventare piattaforme comuni per logistica e ricerca scientifica».

Insomma, «l’Adriatico non deve essere un mare che separa, ma un ponte che unisce. Il Friuli Venezia Giulia, piccola regione con un ruolo strategico, vuole continuare ad essere cerniera tra Mediterraneo e Mitteleuropa, tra innovazione e coesione sociale. Questa è la nostra vocazione, questa è la sfida che intendiamo condividere con tutte le regioni dell’Adriatico».

Parlando dei venti di guerra che sferzano il pianeta, il governatore ha sottolineato come «le sfide che ci attendono non ammettono rinvii. I conflitti in Ucraina e l’instabilità in Medio Oriente impongono nuove priorità di sicurezza e politica estera. L’economia globale è segnata da tensioni commerciali e dalle tensioni tra grandi potenze, con il rischio di una frammentazione dei mercati».

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