Infortuni sul lavoro in Fvg: sono oltre 11 mila nei primi nove mesi del 2025
I dati della Cgil: rispetto al 2024 registrato un lieve calo. Quattordici quelli mortali. L’edilizia si conferma tra i settori più critici

Lieve flessione dei casi denunciati, ma nessuna vera inversione di rotta sul fronte degli infortuni. Tra gennaio e settembre, infatti, in Friuli Venezia Giulia si sono verificati 11.502 incidenti sul lavoro, in calo dell’1% rispetto allo stesso periodo del 2024. Gli infortuni mortali sono stati 14, contro i 15 dei primi nove mesi del 2024. A fornire i numeri, basati sulle tabelle mensili Inail, è la Cgil, in sede di presentazione del convegno “Morire di lavoro”, in programma venerdì al Teatro Miela di Trieste, su iniziativa della Camera del lavoro e della Fillea, la categoria attiva nelle costruzioni e nel legno-arredo.
Il numero dei casi denunciati nei primi nove mesi del 2025 aumenta a Trieste (+1,8 per cento), non registra variazioni a Pordenone, cala leggermente a Udine (-0,4 per cento) e in modo più deciso a Gorizia (-8,6 per cento). A livello settoriale, l’edilizia si conferma tra i settori più critici sotto il profilo della sicurezza: quasi il 10 per cento degli infortuni “in occasione di lavoro” (è la casistica che non comprende gli infortuni in itinere) denunciati quest’anno in regione (756 su 7.879) e 2 dei 14 incidenti mortali si sono verificati nell’ambito delle costruzioni.
Per ridurre i livelli di rischio nel settore servirebbero misure più incisive, ma la patente a punti e il badge di cantiere introdotti dal decreto legge 159 del 31 ottobre non sono passi sufficienti. «La patente a punti – ha spiegato la segretaria regionale della Fillea Cgil Elisabetta Faidutti – riguarderà soltanto la metà delle circa 800 mila imprese attive in edilizia, limitandosi peraltro a recepire il mero rispetto delle norme, senza valorizzare le buone prassi. Quanto al badge, sarà un semplice lasciapassare per l’ingresso in cantiere e l’uscita, senza alcuna certificazione sul rispetto di orari massimi, sulla formazione dei lavoratori, su quegli standard minimi di conoscenza linguistica che sono un requisito anche per una migliore prevenzione».
Dietro ai numeri, e a un andamento nazionale che vede quest’anno un incremento sia dei casi denunciati che delle morti sul lavoro (784 tra gennaio e settembre), un quadro di «emergenza infinita diventata normalità, con l’Italia che viaggia a una media di tre morti di lavoro al giorno, nella colpevole latitanza della politica e delle istituzioni», dichiarano Faidutti e Massimo Marega (Cgil Trieste) nel presentare l’iniziativa di domani.
Nel programma della mattinata (l’inizio è fissato per le 9.30), che vedrà anche la partecipazione di studenti delle scuole superiori, la proiezione del documentario Articolo 1 di Luca Bianchini, prodotto da Rai Documentari e Alveare Cinema, la presentazione del libro Operaicidio del giornalista Marco Patucchi (Repubblica) e del magistrato cassazionista Bruno Giordano, denuncia approfondita della drammatica situazione delle morti sul lavoro in Italia. La mattinata si concluderà con una tavola rotonda che coinvolgerà istituzioni, mondo datoriale e sindacale. Moderata da Enzo D’Antona, vedrà la partecipazione di rappresentanti di Fillea Cgil, Cgil Trieste, dei già citati Bianchini, Patucchi e Giordano, di esperti di prevenzione e sicurezza sul lavoro. A chiudere il programma l’intervento di Paola Senesi, della segreteria nazionale Fillea Cgil.
Interessante analizzare anche l’andamento storico degli infortuni sul lavoro in Italia e in Friuli Venezia Giulia dall’inizio delle rilevazioni Inail (dal 1951 a livello nazionale, dal 1976 con dettaglio regionale). I dati evidenziano come il processo di progressiva riduzione dei casi abbia fatto segnare, da una decina d’anni a questa parte, una battuta d’arresto. Dal 2015 in poi, sia a livello nazionale che regionale l’andamento delle denunce è stato più irregolare (anche al netto della pandemia), facendo segnare di anno in anno sia incrementi che flessioni».
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