Dietro il gelo tra Fedriga e Ciriani: silenzi, ambizioni e una crisi che covava da mesi

Il ministro tace, parla Rizzetto. Ma tra le righe emerge una partita più grossa dell’ospedale di Pordenone: quella del futuro della Regione, del centrodestra e di un possibile dopo-Fedriga

Cristian Rigo
Walter Rizzetto e Luca Ciriani (FdI)
Walter Rizzetto e Luca Ciriani (FdI)

Dopo le critiche per i ritardi nell’apertura dell’ospedale di Pordenone che hanno di fatto aperto la crisi nella maggioranza di centrodestra che governa la regione, ieri il ministro Luca Ciriani ha deciso di rimanere in silenzio. A parlare, per FdI, è stato il segretario regionale Walter Rizzetto che ha cercato ridimensionare in qualche modo lo scontro chiarendo due concetti.

Il primo: l’operato della giunta Fedriga deve proseguire fino a fine mandato. Come dire insomma che nelle intenzioni di FdI e del ministro Ciriani non c’è mai stata la volontà di mettere in discussione il presente e il futuro dell’amministrazione regionale.

Il secondo: le osservazioni di Ciriani era riferite a un tema specifico che interessa solo una dinamica locale. Come dire che il problema, reale, dell’ospedale di Pordenone, non supera i confini territoriali e non coinvolge quindi l’intero operato del centrodestra sulla sanità regionale.

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Insomma, la posizione ufficiale espressa da Rizzetto è che i patrioti non intendevano aprire alcuna crisi ma solo porre sul tavolo un problema da affrontare e risolvere insieme agli altri partiti. «La politica - ha sottolineato Rizzetto - ha la fortuna di poter cambiare in meglio le cose e l’elettorato di centrodestra chiede, giustamente, di mantenerci uniti esattamente come lo ha confermato in sede di voto». Anche perché il giudizio di Rizzetto sull’operato della Regione è più che positivo: «Innanzi a una situazione regionale certamente meritevole di attenzione, credo che l’ottimo operato della giunta regionale e della stessa maggioranza debba proseguire sino alla sua naturale scadenza del 2028». Un appello all’unità dietro al quale restano però le tensioni, anche interne al partito che ha spesso visto l’ala pordenonese guidata dai Ciriani contrapposta a quella udinese di Rizzetto.


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Facile intuire che le critiche di Ciriani, non condivise con il segretario, non abbiano contribuito a rasserenare gli animi, ma l’impressione del partito di Meloni questa volta è che la lettura data principalmente dalla Lega sia stata condizionata dalla preoccupazione legata al partita del terzo mandato.

Se agli occhi di alcuni alleati regionali quella di Ciriani è stata una prova di forza legata al desiderio del ministro di succedere a Fedriga, per i patrioti invece la legittima critica sulla vicenda dell’ospedale è diventata la scusa perfetta per forzare una crisi alla luce delle difficoltà emerse sul fronte del terzo mandato.

Due letture opposte che Rizzetto prova a smussare: «Ritengo anche che, come oggi ho riferito e cercato di motivare, alcune posizioni, seppur espresse in modo incisivo, siano da attribuire a situazioni locali e che per nulla scalfiscano la tenuta della maggioranza.

Nel ribadire che per FdI si deve andare avanti a lavorare per il bene del Friuli Venezia Giulia e dei suoi cittadini, mi auguro che un chiarimento sia servito, forse ne seguiranno altri ma ricordo, in primis a me stesso, che la politica vive anche di questi passaggi. Al posto di immaginare oggi papabili candidati per il 2028 continuiamo a impegnarci per creare posti di lavoro, scongiurare crisi aziendali, sostenere le famiglie, tutelare l’ambiente, crescere nelle infrastrutture, tutelare i più deboli, aiutare le aziende, dare risposte ai giovani ed agli anziani».

Un richiamo che sembra rivolto a tutto il centrodestra, FdI compreso. Sì al confronto, quindi, no alle fratture.

Nemmeno nel settore della sanità. «Parleremo di sanità regionale - aggiunge il segretario regionale dei patrioti - e immagino che questo percorso sia da fare ancora attraverso il confronto, anche aspro ma propedeutico alle migliori soluzioni, coinvolgendo i sindaci e gli amministratori, che da parte mia meritano un grande rispetto. La sanità cambia con i tempi e le risorse, sta a noi cercare di gestirla al meglio in un momento, appunto, di grandi cambiamenti: non sia solo accesa discussione ma anche e soprattutto responsabilità e visione»

. Vista la complessità del tema quindi, ci sta che possano emergere posizioni diverse ma non è quello, secondo Rizzetto, un buon motivo per far saltare una maggioranza che sta lavorando bene. L’impressione è che un buon motivo possa essere invece il terzo mandato e in questo senso la riunione del Consiglio dei ministri che oggi dovrà decidere se impugnare la norma della provincia autonoma di Trento potrebbe segnare una svolta decisiva.

Ma Rizzetto vuole comunque pensare positivo: «Comprendo le difficoltà di governare, immersi inoltre in un periodo storico piuttosto difficile, ma per quanto mi riguarda mi rivolgo con spirito assolutamente positivo al lavoro dei prossimi anni. In ogni caso - conclude - abbiamo chiarito le reciproche posizioni, e questo è un bene». Gli alleati però non sembrano pensarla allo stesso modo e forse nemmeno tutti i rappresentanti di FdI.

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