Ius Scholae, gli azzurri compatti anche in Fvg: «Battaglia di civiltà». La Lega sulle barricate

La segretaria Savino: «La contrarietà degli alleati? È un prezzo da pagare» Il coordinatore del Carroccio, Dreosto: «L’Italia non ripeta gli errori di altri»

Riccardo De Toma
Sandra Savino
Sandra Savino

«Chiunque vuole votare la nostra proposta la voti». Messa giù così, con quell’esplicito richiamo al sostegno dell’opposizione, quella del vicepremier Antonio Tajani sullo ius scholae non poteva non essere vista come un’accelerazione. Allo scatto di giovedì, però, è subito seguita la frenata di ieri, sempre ad opera del numero uno di Forza Italia: «Le proposte si depositano in Parlamento, noi lo abbiamo fatto da tempo, però oggi priorità numero uno è la riforma della giustizia. Per noi quella è la riforma delle riforme».

Niente di inatteso, visti i muri eretti da Fratelli d’Italia e Lega, compatti anche in Fvg nel ribadire un no fermissimo a qualsiasi ipotesi di modifica. Particolarmente dura la reazione della Lega, che porterà in piazza i suoi banchetti per raccogliere firme contro qualsiasi modifica all’attuale normativa. Forte anche della bocciatura del referendum dell’8 e 9 giugno. «Lo ius scholae – dichiara il segretario regionale del Carroccio Marco Dreosto – è solo l’ennesimo tentativo di introdurre la cittadinanza facile. Qualcuno sembra ignorare i sentimenti degli italiani, espressi chiaramente con l’esito del referendum.

La cittadinanza non si regala: si merita. In Francia e Belgio l’integrazione fallita di giovani stranieri, pur scolarizzati, ha portato a violenze e tensioni sociali sotto gli occhi di tutti. L’Italia non deve ripetere gli stessi errori. La Lega – prosegue il senatore – si opporrà senza mezzi termini a ogni proposta che voglia svendere l’identità nazionale: proprio per questo saremo nelle piazze del Friuli Venezia Giulia per raccogliere le firme contro la cittadinanza facile».

Meno barricadera la reazione di Fratelli d’Italia, ma il senso del messaggio politico non cambia: la legge non si tocca. E il richiamo all’esito del referendum è in piena sintonia con quello del Carroccio. «Ritengo che la legge attuale – commenta il coordinatore regionale di Fdi Walter Rizzetto – sia corretta e poco riformabile. Lo dimostra anche il referendum di qualche settimana fa, dove i cittadini si sono comunque espressi».

E vale a poco, per il deputato meloniano, precisare che un dimezzamento a cinque anni dei tempi della cittadinanza, che sarebbe stato l’esito della vittoria del sì al referendum, è cosa molto diversa rispetto ai dieci anni di scuola al centro della proposta di Forza Italia. «La lettura politica del senso del referendum non cambia. Chiamati a esprimersi su un’ipotesi di riforma della cittadinanza, gli italiani hanno espresso di fatto una contrarietà, anche attraverso l’astensionismo».

Tornando in casa Forza Italia, la coordinatrice regionale Sandra Savino difende le ragioni della riforma. Che non comporta, sostiene, soltanto aperture. «La nostra proposta – spiega – su certi aspetti prevede paletti più rigidi dell’attuale normativa. È una battaglia di civiltà: sappiamo che c’è la contrarietà negli alleati ma questo, in politica, è un prezzo con cui si deve spesso fare i conti».

Senza andare contro i mulini a vento, però. E non a caso Tajani ha dichiarato che prima viene la riforma della giustizia. Un modo per stemperare i toni con gli alleati? «Anch’io la vedo così», ammette Savino.

La porta aperta da Forza Italia alle opposizioni adesso è un po’ meno aperta, se non socchiusa. Frenata che non coglie certo di sorpresa il Pd: d’accordo sul merito dello ius scholae, i dem ribadiscono il loro scetticismo sul futuro della proposta di legge: «Penso che non se ne farà niente, perché Fdi e Lega hanno detto che non se ne parla», commenta Debora Serracchiani, non senza confermare, d’altro canto, che il Pd sarebbe «pronto a fare la sua parte» a sostegno della proposta di Forza Italia.

«Il Parlamento – dichiara la deputata dem – ha il dovere di approvare la riforma della cittadinanza. È il cuore pulsante della nostra democrazia, che ci chiama alla responsabilità di dare una risposta concreta a centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi che sono italiani nei fatti, che qui hanno studiato, sono cresciuti, vivono e contribuiscono ogni giorno alla vita e al futuro del nostro Paese, parte integrante della nostra comunità».

Poche illusioni sull’ipotesi di spaccature nel centro destra anche da parte dei centristi di Azione: «La riforma della cittadinanza – commenta il vicesegretario Ettore Rosato – è una cosa da fare: mettiamola in fila con le altre priorità, ma parliamone solo se ci sono spazi concreti per farla. In caso contrario diventa un dibattito inutile, solo un tormentone dell’estate che non ci porta da nessuna parte».

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