Ritorno delle province, via libera in Commissione: la riforma verso il voto in Aula
Il ddl costituzionale ha superato il vaglio della Commissione Affari costituzionali del Senato. Calderoli: «Passo avanti necessario». Fedriga: «Rappresentanza diretta per i cittadini». Critiche dal Pd: «Riforma all’indietro»

Come su un piano inclinato, il disegno di legge costituzionale che riforma lo Statuto d’Autonomia prende sempre più velocità, approssimandosi a quel traguardo – assai agognato in casa centrodestra – che significherà il ritorno alle Province. L’ultimo ostacolo superato in ordine di tempo è il vaglio della commissione Affari costituzionali del Senato. Che ieri pomeriggio ha votato gli emendamenti e concluso dunque l’analisi dell’articolato, pronto ad approdare giovedì prossimo al Senato per il secondo passaggio parlamentare.
Calderoli: «Passo in avanti»
«Ora il testo è pronto per l’Aula», gongola il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, che ha partecipato ai lavori a Palazzo Madama. «Un passo avanti necessario – ha aggiunto – per arrivare al risultato che questa Regione ha più volte sollecitato al Parlamento, ovvero la reintroduzione di un ente intermedio con i Comuni».
Fedriga: «Rappresentanza diretta»
«Si tratta di un passaggio di rilievo istituzionale, che apre la strada al ritorno di un ente di area vasta legittimato dal voto popolare e capace di svolgere un ruolo strategico nel governo del territorio», rileva il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga. «Con il via libera in Commissione – ha aggiunto il governatore – si compie un passo concreto verso un assetto istituzionale più equilibrato e partecipato, fondato su un principio cardine della democrazia: la rappresentanza diretta dei cittadini».
L’iter
Il centrodestra regionale spera di chiudere la partita parlamentare entro l’autunno, per tentare l’impresa: portare gli elettori del Friuli Venezia Giulia alle urne entro la fine del 2026, affidando alle urne il compito di scegliere presidenti delle Province e consiglieri provinciali. Dando per scontato il via libera del Senato giovedì, mancherebbero all’appello altri due passaggi, in entrambi i rami del Parlamento. Passaggi che non possono essere calendarizzati prima di tre mesi, ma che saranno piuttosto rapidi, non prevedendo emendamenti né ulteriori coinvolgimenti delle commissioni. «Con gli uffici della Direzione Autonomie locali siamo già al lavoro per dare concretezza alla riforma: stiamo predisponendo gli atti necessari alla costituzione del nuovo ente, al trasferimento delle prime competenze, alla definizione della legge elettorale e a un modello di governance moderno, in grado di rispondere alle sfide attuali e future», annuncia l’assessore regionale Pierpaolo Roberti.
Il centrodestra esulta
Il segretario regionale della Lega, Marco Dreosto, rimarca come «l’obiettivo sia completare gli ulteriori due passaggi tecnici a Camera e Senato entro la fine del 2025», parlando di «una risposta concreta agli errori del passato, in particolare alla sciagurata riforma voluta dalla Serracchiani». «Era una degli obiettivi che ci eravamo posti: ritengo la Provincia una infrastruttura necessaria che lega e facilita i lavori tra la Regione ed i Comuni. Eliminarle mettendo di fatto sotto scacco gli amministratori è stato un errore», riflette il segretario regionale di Fdi, Walter Rizzetto. «Se l’ente saprà essere più efficace, efficiente e tempestivo nell’erogazione dei servizi, questa riforma avrà un impatto positivo per la comunità», indica la segretaria di Forza Italia, Sandra Savino.
Le critiche del Pd
«Le contraddizioni di questa riforma all’indietro sono sempre più evidenti, dalle questioni di legittimità costituzionale al merito delle funzioni e delle risorse con cui gli enti dovrebbero operare», denuncia la segretaria del Pd, Caterina Conti, mentre il capogruppo dem in Consiglio regionale, Diego Moretti, parla di «un passo indietro che finirà per nuocere ai Comuni».
Riproduzione riservata © Il Piccolo