Il viaggio in Italia di Marco Cavallo: «Un rito civile per chiudere i Cpr»

Il simbolo della rivoluzione basagliana parte da Gradisca per denunciare i Centri per il rimpatrio: «Non ignoriamo le storie negate dei migranti»

Lorenzo Degrassi
La scultura di Marco Cavallo, simbolo della rivoluzione di Franco Basaglia
La scultura di Marco Cavallo, simbolo della rivoluzione di Franco Basaglia

Marco Cavallo, l’installazione teatrale realizzata nel 1973 per dare voce ai ricoverati e rompere il silenzio della segregazione psichiatrica, riprende oggi il suo viaggio in Italia. Allora fu il simbolo della rivoluzione basagliana, capace di abbattere i cancelli del manicomio triestino di San Giovanni e di incarnare il sogno di una società senza esclusioni. Oggi, a distanza di decenni, quel sogno incontra una nuova urgenza: varcare i cancelli dei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr), denunciando questa nuova forma di internamento.

Il viaggio parte sabato da Gradisca d’Isonzo, con ritrovo alle 10 in piazza dell’Unità. Qui il cavallo azzurro sarà accolto da associazioni, sindacati, cittadini e amministratori, prima di prendere la strada che lo porterà in altre cinque tappe italiane: Milano (20 settembre), Roma (27 settembre), Palazzo San Gervasio in Basilicata (4 ottobre), Brindisi (8 ottobre) e Bari (10 ottobre).

«Non sarà un corteo tradizionale, ma un rito civile e collettivo», hanno sottolineato gli organizzatori nel corso della presentazione del viaggio, al Circolo della Stampa a Trieste. Ad accompagnare Marco Cavallo ci saranno “le cento bandiere”, realizzate cucendo insieme tessuti di scarto: «Simboli di unione, di dignità e di creatività che resistono anche nelle condizioni più dure – spiegano i promotori –. Ogni cucitura è un legame, un incontro tra materiali diversi come le vite che si intrecciano nei Cpr. È un atto politico e poetico, che trasforma la diversità in resistenza».

Il progetto nasce dal Forum salute mentale, insieme a una vasta rete di realtà culturali, associative e del volontariato: Medici senza frontiere, Rete mai più lager – No ai Cpr, Libera, Articolo 21, Centro Balducci, Fondazione Luchetta-Ota-D’Angelo e molte altre. La Cgil regionale porterà delegazioni da tutta la regione. «I Cpr – afferma Daniela Duz della segreteria del sindacato – tolgono dignità e diritti alle persone. Noi chiediamo con forza la loro chiusura e la costruzione di un diverso modello di accoglienza. Che il viaggio parta da Gradisca non è casuale: qui la sensibilità verso questi temi è forte e radicata».

Annunciata anche la presenza della deputata Pd Debora Serracchiani. Accanto alle bandiere e alle voci dei partecipanti, ci sarà inoltre il cinema: il regista Giovanni Cioni seguirà tutto il percorso per realizzare un film che custodisca le testimonianze raccolte e le restituisca all’opinione pubblica. Non solo immagini, ma anche parole: durante il viaggio verranno consegnate ai trattenuti lettere scritte da chi sostiene l’iniziativa, messaggi di vicinanza e speranza che vogliono spezzare l’isolamento e riaffermare la dignità di chi vive dietro le sbarre.

«In tanti ci chiedono cosa c’entrino Basaglia e Marco Cavallo con i Cpr – ricorda Peppe Dell’Acqua, tra i promotori storici del Forum –. Basaglia ci ha insegnato a guardare ciò che non vedevamo, a riconoscere umanità dove il potere voleva solo emarginazione. Nei Cpr, come nei manicomi, ci sono persone e storie negate, disuguaglianze che non possiamo ignorare. Marco Cavallo ci ricorda che la battaglia per i diritti e la libertà non appartiene al passato: è la sfida più urgente del nostro presente».

Oltre mezzo secolo dopo la sua nascita, e dodici anni dopo il suo lungo tour negli ospedali psichiatrici giudiziari, il cavallo azzurro continua dunque a camminare. E ogni suo passo porta con sé la memoria di chi ha lottato per aprire i cancelli dei manicomi, insieme alla speranza che un giorno si possano aprire anche quelli dei Cpr.

Riproduzione riservata © Il Piccolo