Vino alcol free, la pioniera Rossana Bettini Illy: «Si possono mantenere gli aromi»

L’imprenditrice triestina è una pioniera dell’alcol zero, visto il progetto che ha avviato con i suoi soci tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia

Maurizio Cescon
Rossana Bettini, imprenditrice triestina ha lanciato lo spumante alcol free
Rossana Bettini, imprenditrice triestina ha lanciato lo spumante alcol free

Il suo Mazzalua, lo spumante analcolico ottenuto dall’aceto naturale, «è piaciuto al di là delle più rosee aspettative», dice l’imprenditrice triestina Rossana Bettini Illy, «tanto che ci hanno voluto alla cena di gala di apertura del Merano Wine Festival, una delle manifestazioni più importanti e prestigiose del settore enologico. Oltre 400 opinion leader, in quell’occasione, hanno dato un parere positivo».

 

 

Bettini è dunque una pioniera dell’alcol zero, visto il progetto che ha avviato con i suoi soci tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia. Ma sui vini dealcolati frena.

«Nutro un po’ di perplessità rispetto a tutto ciò che viene “tolto” - osserva l’imprenditrice, che è anche insegnante di sommellerie - . Infatti la procedura per deacolare prevede l’estrazione, la sottrazione dell’alcol, fino a percentuali prossime allo zero. Ma se quel prodotto dobbiamo giudicarlo come un vino, oggettivamente, si tratta di un bianco, di un rosso oppure di uno spumante che rimangono sotto un punteggio accettabile in termini di complessità, di consistenza. Dal punto di vista del giudizio riguardante il procedimento, la dealcolazione richiede del tempo, tutto sommato questo processo presuppone una lavorazione in una cantina o in un laboratorio, anche se in questo caso non c’entra la chimica».

Rossana Bettini crede comunque che questa tipologia di bevande possa avere una prospettiva in un mercato sempre più dinamico, che cambia in continuazione e che punta a intercettare i gusti delle nuove generazioni.

«Questi vini a mio avviso hanno futuro - spiega - : oggi tutto quello che è sostenibile funziona, soprattutto per i giovani. Non trascuriamo un dettaglio importante: gli aromi, nei vini dealcolati, possono essere mantenuti, quindi magari si riesce a compensare l’eliminazione dell’alcol.

I dealcolati potrebbero entrare anche nel novero delle bevande per chi è tradizionalmente legato al vino, per esempio in alcune occasioni, come l’aperitivo preserale. Nella mixology il dealcolato può funzionare, può essere occasione di convivialità.

Ma certamente non riuscirebbe a sostenere l’accompagnamento a un pasto completo, a un filetto di carne, a un piatto robusto.

Per quanto riguarda i mercati, direi che Stati Uniti e Nord Europa sono sicuramente più ricettivi per questo tipo di bevande.

Gli Usa sono aperti alle nuove tendenze e quindi ben disposti. Negli Stati Uniti la moda ormai ha preso piede, tanto che da qui al 2030 ci si attende una crescita annua del 7,9% delle vendite sui volumi complessivi. Stiamo parlando, naturalmente, di milioni di bottiglie, vista la vastità di quel mercato.

In qualche Paese del Nord Europa, infine, ci sono problemi di eccessivo consumo di alcol, quindi i dealcolati potrebbero aiutare». —

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