I serbo-bosniaci domenica alle urne: si elegge il successore di Dodik

Le presidenziali indette dopo la condanna del leader nazionalista: favorito il suo fedelissimo Karan

Stefano Giantin
Il presidente destituito: Milorad Dodik, leader nazionalista serbo-bosniaco e filorusso
Il presidente destituito: Milorad Dodik, leader nazionalista serbo-bosniaco e filorusso

Un’elezione indetta per modificare un quadro che sembrava immutabile solo qualche mese fa, mettendo così a tutti gli effetti la parola fine alla “era Dodik”. Oppure un voto che, un po’ gattopardescamente, porterà solo cambiamenti superficiali, senza andare a toccare la vera eminenza grigia che ancora regna indisturbata.

Sono le due possibili letture relative alle importanti elezioni presidenziali anticipate in programma oggi, domenica 23 novembre, in Republika Srpska (Rs), l’entità politica a maggioranza serba in Bosnia-Erzegovina. Elezioni che sono state indette dalla Commissione elettorale centrale dopo la destituzione dalla carica di presidente di Milorad Dodik, leader nazionalista, filorusso e con malcelate venature secessionistiche. Dodik era stato condannato in via definitiva a un anno di galera – pena poi commutata in una ammenda – e soprattutto a sei anni di interdizione dai pubblici uffici. La sua colpa, quella di aver disubbidito alle delibere dell’Alto rappresentante Christian Schmidt, arbitro del rispetto degli accordi di pace di Dayton.

Dodik, dopo aver reagito con rabbia – e con altre mosse provocatorie – alla destituzione, l’ha poi di fatto accettata, spianando la strada alla scelta di Ana Trišić-Babić, altra figura comunque vicinissima a Dodik, come presidentessa ad interim.

Il nuovo presidente tuttavia dovrà uscire solo dalle urne. Il favorito è Siniša Karan, dell’Snsd di Dodik e suo fedelissimo nel partito, ben inserito nei gangli del potere, a Banja Luka, dove oggi ricopre la funzione di ministro dello Sviluppo tecnologico, dopo aver svolto quella di titolare del dicastero degli Interni negli anni precedenti.

A sfidare Karan, un volto relativamente sconosciuto in Republika Srpska. È quello del professore universitario Branko Blanuša, sostenuto dal Partito democratico serbo (Sds) e da gran parte delle opposizioni. I sondaggi danno per grande favorito Karan ma, come spesso accade nei Balcani, una sorpresa non va esclusa.

Di certo, se dici Karan leggi Dodik, si mormora a Banja Luka. Il candidato dell’Snsd, infatti, sarebbe solo un’altra faccia del leader nazionalista, impossibilitato a competere direttamente alle urne. E dunque obbligato a optare per un suo sodale, da piazzare sulla poltrona più alta nell’entità serba di Bosnia. Dodik che, per raggiungere l’obiettivo, si è speso moltissimo, equiparando le presidenziali a un referendum sul destino della Rs. Bisogna votare Karan per arginare le «forze distruttive» che, da Sarajevo e con il beneplacito di Schmidt, vorrebbero soggiogare la Rs, ha suggerito Dodik, che dopo aver fatto il passo indietro spianando la strada a elezioni anticipate, si è visto cancellare le sanzioni Usa nei suoi confronti.

«Chi non vota per Karan vota per Schmidt», ha poi rincarato, sferrando un nuovo attacco all’ex politico tedesco, bersaglio anche di un “regalo” controverso da parte del ministro serbo-bosniaco Staša Košarac: un elmetto originale da Ss, destinato all’«occupante» tedesco, «impersonificazione del male». Ma la svolta di Dodik si presterebbe a una lettura maliziosa. «Volevano liberarsi di Dodik, ma ora ne avranno due, di Dodik», ha ammesso lo stesso Karan durante un comizio.

«Da una parte c’è la classe al potere, che vive nella ricchezza, dall’altra voi, il popolo, che vivete modestamente», ha affermato da parte sua Blanuša, promettendo un repulisti e di innalzare gli standard di vita. E soprattutto mostrando grande sicurezza di uscire vittorioso dalle urne. —

 

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