L’onda gialla a Gradisca per dare voce a Regeni: «La verità è l’unica via per ottenere giustizia: oggi lottiamo per Giulio»
Un flash-mob e un incontro nell’ambito del festival Onde Mediterranee. Sul palco i genitori di Regeni e l’avvocata di famiglia: «Questo processo ha raggiunto risultati incredibili: farà la storia del diritto»

«Giulio siamo noi. Verità e giustizia per Giulio Regeni e per tutti i Giulio e le Giulia del mondo», recitano gli striscioni affissi in tutta la città di Gradisca d’Isonzo che, ieri, ha ospitato al Nuovo Teatro Comunale un incontro che ha chiamato a raccolta almeno 300 persone decise a non dimenticare quanto accaduto nel gennaio 2016 al ricercatore di Fiumicello. “Facciamo cose per Giulio… E facciamo il punto sul processo”, questo il titolo dell’evento che ha visto sul palco Paola Deffendi e Claudio Regeni, madre e padre di Giulio, che da 9 anni conducono una battaglia pubblica e ostinata per ottenere giustizia.

Con loro l’avvocata Alessandra Ballerini, che rappresenta la famiglia, e ha fatto il punto sul processo: «All’inizio tutti ci dicevano “Pensate ad altro”, come se fosse possibile distogliere l’attenzione da un fatto del genere – ha raccontato la legale –. Ci sono stati momenti in cui abbiamo pensato di dover abbandonare, soprattutto per la mancata collaborazione del Governo egiziano. Gli ostacoli sono stati continui, a partire dalla notifica della convocazione ai quattro imputati: pur avendo i loro numeri di telefono, formalmente non è mai stato possibile notificare l’atto. L’Egitto non ha mai collaborato con l’Italia. Il procuratore capo, che è un generale, ha sempre ritenuto che quei quattro non fossero coinvolti e non ha mai aiutato a notificare nulla".

"A settembre 2023, la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale l’articolo che impediva di procedere per crimini contro l’umanità in assenza degli imputati. Questo riguarda tutti noi: ogni essere umano ha il diritto di sapere cosa è successo. La verità è l’unico antidoto all’impunità. Da febbraio 2024, grazie a quella sentenza, è stato possibile procedere: da allora abbiamo già tenuto 26 udienze. Sentire risuonare parole come “tortura” o “cadavere” è doloroso. Ma se non si fosse trattato di tortura, questo processo non esisterebbe. A dicembre 2024 la Corte d’Assise ha deciso che si potevano acquisire anche le testimonianze dei testi assenti, in particolare quelli egiziani che non parteciperanno al processo. Alcuni avrebbero voluto venire, ma sono stati incarcerati e sottoposti a torture. Tutto questo lo ha reso possibile Giulio. È grazie a lui se queste verità stanno emergendo –ha proseguito Ballerini –. Questo processo sta scrivendo una pagina importante della storia del diritto. Ora speriamo di essere all’ultimo miglio: dopo l’ascolto dei testimoni, ci avvieremo verso la conclusione. Era impensabile arrivare fin qui, ma era doveroso. La verità è l’unico modo per arrivare alla giustizia».
La famiglia Regeni esprime così il suo attuale stato d’animo: «Abbiamo vissuto momenti durissimi, e quando ci siamo resi conto di ciò che gli era stato fatto, lo abbiamo sentito come un oltraggio profondo, non solo alla nostra famiglia, ma alla dignità umana. Non abbiamo mai pensato di arrenderci. La determinazione non è mai venuta meno, anche se oggi, paradossalmente, abbiamo più paura di prima. Temiamo eventuali colpi di coda, ripercussioni, ostacoli dell’ultimo momento - hanno aggiunto -. Tra noi non è sempre facile affrontare tutto questo: il dolore, l’impegno, l’esposizione pubblica. Ma oltre a essere i genitori di Giulio, in questa battaglia siamo anche i genitori di Irene. Lei è stata straordinaria nella vita, e ci ha dato forza, equilibrio, speranza».
L’incontro è avvenuto nell’ambito dell’Onde Mediterranee Festival di Gradisca d’Isonzo, che ogni anno dal 2016, dedica una giornata a Giulio.
Un momento particolarmente significativo della serata è stato il flash mob “Onda gialla”, che ha animato il centro a partire dalle 19.30, con l’arrivo di Marco Cavallo, simbolo delle lotte sociali nato dalla stagione basagliana, accompagnato dal “popolo giallo”, composto da attivisti, studenti, famiglie e associazioni. —
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