Dal “Paradiso” a una pizzeria: sul PiccoloLibri il concerto mancato dei Genesis a Trieste

Nell’inserto in edicola sabato trovano spazio anche i ritratti

dell’architetto Camillo Boito e del linguista Giovanni Moise

E poi la réclame e le mummie

Fabio Dorigo

TRIESTE «Il più grande concerto che Trieste non potè mai vedere avrebbe dovuto tenersi l’8 aprile del 1972 al Dancing Paradiso, in periferia, vicino a via Brigata Casale. Avrebbe dovuto, perché quando Peter Gabriel e soci arrivarono davanti alla location la trovarono desolatamente chiusa, col cancello sbarrato e con almeno un migliaio di fan, molti arrivati dall’allora Jugoslavia, che si aggiravano perplessi». Per la copertina del Piccololibri, che esce sabato all’interno del fascicolo Tuttolibri della Stampa, Furio Baldassi racconta la storia del più grande concerto della storia di Trieste finito in pizzeria,

«Nell'avviarmi lesto all'albergo ho udito, passando presso ad un vasto Bierhaus, i suoni allegri del walzer. Vi sono entrato; era pieno zeppo di gente d'ogni maniera. Ho bevuto, per prepararmi alla moda settentrionale, un gran gotto di birra». È quanto annota nel gennaio del 1866i l trentenne Camillo Boito nel suo diario di viaggio durante la sua ennesima visita a Trieste. A tracciare il ritratto triestino per il Piccolibri del celebre architetto (fratello maggiore di Arrigo Boito, famoso musicista e librettista, autore del “Mefistofele” e dei versi per l'”Otello” e il “Falstaff” di Giuseppe Verdi) è Marta Herzbruch.

Tra le figure “borderline” l’inserto propone Giovanni Moise. «Definito “un toscano di Cherso”, perché da una remota isola del Quarnero scrisse e pubblicò, nel 1867, una “Grammatica della lingua italiana” che fu lodata da insigni studiosi e letterati, come Niccolò Tommaseo e Giosuè Carducci» racconta Giulia Basso.

Completano il Piccololibri due album fotografici. Il primo, a cura di Arianna Boria, racconta la mostra “Moda e Pubblicità in Italia - 1850 -1950” della Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano di Traversetolo (parlam), sulla nascita dei grandi magazzini e la réclame d’autore che vede in prima fila gli artisti triestini Metlicovitz e Dudovich. L’altro album, a cura di Susanna Moser, racconta i misteri egizi di Trieste tra mummie scambiate e sarcofagi lasciati in pegno a cantieri navali per lavori non pagati.

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