Il Piccololibri racconta il Natale con la Bora di Carlo Wostry

Nell’inserto culturale in edicola sabato 24 dicembre ci sono anche i ritratti di personaggi come l’ingegnere Ettore Fenderl, il mitico inventore dei coriandoli, e lo scrittore Honorè Bianchi
Fabio Dorigo
Carlo Wostry
Carlo Wostry

TRIESTE «Nella vignetta sono ritratte una decina di persone, e dei cavalli perfino, tutti insieme nel vortice del refolo. C’è chi si aggrappa a un albero, chi se ne sta piegato con le mani tenendosi il cappello, c’è chi non ce l’ha fatta a resistere allo scherzo di Eolo ed è finito gambe all’aria. Del resto il titolo è “La bora. 120 chilometri all’ora”». Trieste è l’unica città al mondo dove il vento può finire sui biglietti d’auguri natalizi del 1909 firmati da un artista come Carlo Wostry. Rino Lombardi, gestore del Magazzino dei Venti di via Belpoggio, racconta la particolarità della città della Bora nell’effemeride della copertina del Piccololibri, che esce domani all’interno del fascicolo Tuttolibri della Stampa.

“Da riscoprire” è il giornalista e scrittore Oliviero Honorè Bianchi nato ad Abbazia nel 1908 e autore del libro “Notte del diavolo” e storico segretario del Circolo della Cultura e delle Arti di Trieste. «“Notte del diavolo” uscì nel marzo 1958 e si impose subito come finalista sia al Premio Strega che al Viareggio - scrive Cristina Benussi -. Nel marzo 1959 vinse il Premio Bagutta-Fracchia opera prima e nel 1961 venne tradotto in inglese col titolo “Devil's night”. Il romanzo non si allontana molto dall’atmosfera dei racconti: reagiva all’autarchia culturale fascista con l’invito ad aprirsi alle più moderne esperienze narrative europee, quali, tra le altre, quelle di Dostoevskij e Kafka, di Bourget e Gide». Un altro caso letterario dopo quello di Italo Svevo.

«Offese come quelle di Antonio Gramsci che nei suoi Quaderni del carcere la definì una “onesta gallina”, si accompagnavano alle frasette “casalinga di Voghera” o “Carolina di servizio”, perché letta dalle donne di casa, ma la scrittrice seriale non si curava di loro e arrivò a raccogliere una produzione di quasi centotrenta romanzi». Carolina Invernizio, autrice seriale di bestseller (tra cui si annovera anche “L’orfana di Trieste” con protagonista Serena Prandi), viene ricordata da Francesca Schillaci nella pagina “Interlinee”.

“Borderline” è, invece, il ritratto di Ettore Ferderl, l’ingegnere triestino che inventò i coriandoli per fare colpo sulle “mule”. «Firmò il piano regolatore e la metropolitana di Vienna, alcuni studi sugli impianti ad acetilene e ricerche sulle applicazioni terapeutiche e ottiche del radio - ricorda Giulia Basso -. Si dice che le sue invenzioni furono copiate in almeno tre paesi, l’Austria, la Germania e gli Stati Uniti d’America. Eppure ci fu un’intuizione in particolare di cui l’ingegnere e filantropo triestino Ettore Fenderl andò fiero per tutta la sua vita, lunga oltre un secolo: l’invenzione dei coriandoli, di cui si assunse con orgoglio la paternità, tanto da farla perfino incidere nell’elenco delle sue scoperte sulla lapide posta alla parete del suo tablino tombale, che si può visitare nel cimitero di Vittorio Veneto».

Nella lista dei “Saranno famosi”troviamo questo numero la ballerina goriziana Beatrice Burelli, star del musical in versione italiana “Sette spose per sette fratelli”. «Fin da sei anni la danza è stata una grande passione. Non l’ho mai abbandonata - racconta ad Alex Pessotto -. A 15 anni ho espresso il desiderio di cantare. Alla danza, volevo aggiungere un’altra disciplina e il musical mi ha permesso di farlo».

Completa il Piccololibri l’album centrale sull’originale mostra fotografica al Craf di Spilimbergo. In esposizione una ottantina di immagini di animali di Joel Sartore per il progetto National Gerographc Photo Ark. Un’Arca di Noè fotografica per il salvataggio delle specie in via di estinzione. —

Riproduzione riservata © Il Piccolo