Le pagine del Piccololibri ricordano i funerali di Pier Paolo Pasolini
Nell’inserto culturale anche un ritratto del giornalista
Stefano Terra e i costumi di scena di Adelaide Ristori

TRIESTE Il pianto della madre, lo strazio di una donna per la morte del figlio. Lo scatto in primo piano di Susanna in lacrime, piegata dal dolore al funerale di Pier Paolo Pasolini, è l’immagine forte che illustra la copertina de Ilpiccololibri, l’inserto culturale di sette pagine de “Il Piccolo” sabato 5 novembre in edicola, all’interno di Tuttolibri della Stampa di Torino, il supplemento in vendita domani in edicola assieme al quotidiano triestino.
Il 6 novembre di quarantasette anni fa, a Casarsa, i funerali di Pier Paolo Pasolini richiamarono una folla enorme. Il poeta e regista, di cui ricorrono i cento anni dalla nascita, quattro giorni prima era stato barbaramente ucciso sulla spiaggia dell'Idroscalo di Ostia, a Roma. A seguire da cronista e reporter le esequie di Pasolini, quel giorno c’era Claudio Ernè. Ed è lui che ricorda nell’Effemeride che apre l’inserto del Piccololibri cosa accadde quel giorno, mentre con la sua macchina fotografica fissava su pellicola l’epilogo di un dramma che aveva scosso tutta la nazione e tutto il mondo della cultura. “Bisogna raccontare - scrive Ernè - e gli obiettivi dei fotografi e dei cinereporter indugiano sui volti straziati di Ninetto Davoli e Franco Citti, sugli abbracci disperati alla bara, sulla maglia rossa che il poeta indossava quando tirava calci a un pallone nei campetti della periferia romana».
Dalla cronaca del 1975 le pagine del Piccololibri passano a raccontare un’altra cronaca, ben più antica. Nella rubrica “Old case”, che rievoca fatti di “nera” tratti dalle pagine storiche del “Piccolo”, Pierpaolo Martucci racconta un omicidio avvenuto nell’estate del 1910, un “truce fatto di sangue” la cui vittima fu Augusto Cerin, pesatore ai Magazzini Generali del Puntofranco, ammazzato per vendetta da un collega, Filippo Giurovich. Martucci ripercorre il caso con il consueto gusto per le passate storie di giustizia, in una Trieste che allora aveva caratteri e difetti, luci e ombre di una moderna metropoli.
Lo sfoglio dell’inserto culturale del Piccololibri continua con un articolo di Cristina Bongiorno che invita a riscoprire il libro di Stefano Terra “Tre anni con Tito”, la cui ultima edizione è stata curata dalla MgsPress. Giornalista e scrittore di vaglia, Stefano Terra (vero nome Giulio Tavernari) fu corrispondente dalla Jugoslavia negli anni della Guerra Fredda, e i suoi articoli e reportage costituiscono ancora oggi una testimonianza preziosa del socialismo di Tito visto e vissuto dall’interno. Testimonianza preziosa e coraggiosa, che costò a Terra anche l’arresto.
Nella pagina “Interlinee” dell’inserto, dedicata a quei personaggi transitati per Trieste e dintorni nelle varie epoche lasciando segni marcati o lievi del loro passaggio, Marta Herzbruch traccia un profilo di Alexander Freiherr von Warberg, diplomatico, esperto ellenista ma soprattutto collaboratore e confidente di Sissi, che in un suo libro ha lasciato una vivida descrizione di Trieste, città che “esala un odore quasi fosse un fondaco di droghe e spezie”. E del Carso, dove “tutto s’armonizza: questi ricordi, la luce, la fuga delle nuvole e la vasta distesa di pietra (...) uno dei paesaggi più meravigliosi che avessi visti; non cercato, inatteso”.
Il paginone centrale dell’inserto Ilpiccololibri è dedicato alla mostra allestita al Museo dell’attore di Genova, centrata sui costumi di scena di Adelaide Ristori, la grande attrice nata a Cividale del Friuli nel 1822, duecento anni fa, destinata rivoluzionare il teatro nel mondo. La mostra genovese, come ricordano i curatori Livia Cavaglieri, Danila Parodi e Giandomenico Ricaldone, rimarca lo sfarzo dei costumi della Ristori, la prima a capire l’importanza e la funzione della moda applicata al teatro.
Chiude lo sfoglio dell’inserto un’intervista di Elisabetta Ceron alla giovane danzatrice monfalconese Chiara Giorda, che manda una sua personale “cartolina” da Istanbul, dove lavora nel Balletto dell’Opera Nazionale turca.
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